di Marco Montrone

Dall'Umbertino al Quartierino, da Santa Fara a San Marcello: viaggio tra le 50 zone di Bari
BARI – Dall’Umbertino a Pane e Pomodoro, da San Marcello al Quartierino, dal Villaggio del Lavoratore a Sant’Anna. Di che parliamo? Delle 50 zone (più 10 sottozone) in cui è possibile suddividere Bari: grande città a cui va ormai stretta la rigida distinzione amministrativa in quartieri, circoscrizioni e municipi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché il capoluogo pugliese è formato da aree anche molto differenti tra loro per storia, posizione geografica, profilo architettonico e ceto sociale dei suoi residenti. Zone che non è possibile racchiudere all’interno di poche denominazioni ufficiali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad esempio: se io risiedo in via Tripoli, vicino al Faro, non dirò mai che abito nel quartiere Marconi, men che meno nel Municipio 3, ma che sono in realtà a San Cataldo. E poi una cosa è vivere in via dei Mille, un’altra è alloggiare in viale Einaudi: siamo sempre nel rione San Pasquale, ma in un contesto urbanistico completamente differente, quasi opposto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Siamo quindi andati a farci un giro per Bari alla scoperta delle sue 50 zone, i cui nomi sono stati assegnati quasi sempre dagli stessi residenti (o magari dalle agenzie immobiliari), spesso prendendo a prestito punti di riferimento noti a tutti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Attenzione: nel nostro viaggio non abbiamo compreso i territori delle ex frazioni, che hanno una storia e delle tradizioni diverse da quelle della “città” a cui sono legate amministrativamente. Del resto solo Palese è suddivisa in sette distinti rioni. Abbiamo quindi escluso Palese, Santo Spirito, Carbonara, Ceglie del Campo, Loseto e Torre a Mare, oltre alle aree limitrofe ovvero San Pio, Catino, Santa Rita e San Giorgio. (Vedi foto galleria)

IL CENTRO

Porto – Se si parte dall’estremità settentrionale di Bari, la prima zona che si incontra è il Porto: una “città nella città” con i suoi abitanti, la sua chiesa, i suoi servizi e naturalmente i suoi moli e i suoi fari. Creato a partire dal 1895, ha poi subito un grande sviluppo dal 1925 in poi, quando si è esteso verso ovest sino alla penisola di San Cataldo arrivando a coprire un’area di 260mila metri quadrati. L’ingresso principale si trova in corso De Tullio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bari Vecchia – Dal Porto possiamo “salire” a Bari Vecchia: il centro storico cittadino delimitato dal lungomare, piazza Massari e corso Vittorio Emanuele. Un “luogo a parte”, nato 4000 anni fa nella zona di piazza San Pietro, dove tra archi, vicoli, corti, piazze, edicole votive e sottani sono ospitati i principali monumenti del capoluogo pugliese quali la Basilica di San Nicola, la Cattedrale di San Sabino, il Castello Normanno-Svevo, il Sedile e la Muraglia. Il tutto tra panifici storici, signore delle orecchiette e sgagliozze fritte per strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Murat - Oltrepassando corso Vittorio Emanuele ci ritroviamo nel "murattiano", delimitato dalla via predetta, via Quintino Sella, i binari della ferrovia e corso Cavour. Realizzato a partire dal 1813 come una perfetta scacchiera, dal Secondo Dopoguerra ha subito una rivoluzione che ha portato alla demolizione degli antichi edifici a favore di fabbricati moderni che ospitano quei negozi che lo rendono il quartiere dello shopping per eccellenza. Nel quadrilatero sono comunque tuttora presenti edifici storici come Palazzo Mincuzzi, il Palazzo di Città, il Palazzo della Prefettura, il Teatro Piccinni, l'Ateneo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Stazione - Dal murattiano vero e proprio andrebbe distinta la sottozona che sorge attorno alla Stazione centrale  e che si estende sino a piazza Luigi di Savoia. Qui i tratti tipici di Bari lasciano il posto a una multietnicità fatta di decine di negozi stranieri dai nomi esotici e colori sgargianti, il tutto tra clochard e persone “che non sanno dove andare”.

Tra Piazza Massari e Piazza Garibaldi Confinante con Bari Vecchia, Murat e Libertà si trova una zona che si differenzia dai predetti quartieri per storia e architettura. Siamo tra corso Vittorio Veneto, via Trevisani, via Abate Gimma e via Marchese di Montrone/piazza Massari, dove tra edifici di epoca fascista, storiche scuole, vecchi giardini ed eclettici palazzi (vedi il Fizzarotti) si è creato un connubio di stili. Una parte di Bari che non ha accesso al mare essendo “chiusa” dal muro perimetrale del Porto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Umbertino - A est del murattiano si apre invece il cosiddetto quartiere Umbertino, delimitato da corso Cavour, il lungomare Araldo di Crollalanza, via Abbrescia e via Cardassi. Sorto tra l’800 e il 900, si caratterizza per l’eleganza dei palazzi e dei teatri in stile liberty, tra cui il celebre Petruzzelli. Il principale affaccio sul mare è rappresentato dal molo San Nicola, detto "N-derr'a la lanze", che assieme al Molo Sant'Antonio delimita il "porto vecchio" di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Madonnella - Proseguendo sul lungomare in direzione sud entriamo nel caratteristico Madonnella, compreso tra via Abbrescia, corso Sonnino, via Di Vagno e il lungomare. Nato agli inizi del 900 prende il nome di un'antica immagine della Vergine e si presenta come un quartiere ricco di contrasti: al suo interno coesistono infatti dimore liberty, case popolari e imponenti edifici istituzionali sorti sul lungomare Nazario Sauro durante il Fascismo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Rai - Al confine con Japigia si apre la sottozona della Rai, così definita per via della presenza della sede locale della tv nazionale. Realizzata a partire dagli anni 50, presenta alti e signorili palazzi, imponenti scuole e rigogliosi giardini, che la pongono in netto contrasto con il resto del rione, caratterizzato da strade strette e case basse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A EST DEL CENTRO 

Pane e Pomodoro - Il lungomare Nazario Sauro dopo via Di Vagno prende il nome di Armando Perotti e conduce nella zona di Pane e Pomodoro, caratterizzata da una serie di caseggiati degli anni 70 stretti tra la ferrovia e il mare. Di fronte a essi si apre la spiaggia pubblica di Pane e Pomodoro: inaugurata nel 1997 e dotata di un arenile sabbioso è diventata un punto di riferimento per baresi e turisti.

Lungomare sud  - Da qui in poi, procedendo verso sud-est, il lungomare si allunga per altri 5,5 chilometri, cambiando nome tre volte e costeggiando sulla sinistra prima la spiaggia di Torre Quetta e poi un litorale libero in attesa di riqualificazione. Sulla destra si staglia invece un’area in gran parte degradata, dove trovano spazio palazzi occupati da rom oltre a ville, case e capannoni fatiscenti e abbandonati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sant’Anna – Giunti alla fine del lungomare si entrerebbe nella frazione di San Giorgio, noi però ci portiamo sulla statale 16 per ritornare verso il centro di Bari. Giunti a metà strada facciamo tappa al nuovo quartiere Sant’Anna, che prende il nome da una chiesetta rurale posta nelle vicinanze. Sorto a partire dal 2010 tra la statale e la ferrovia, rappresenta una zona ancora in fase di sviluppo.

Japigia sud – Rientriamo dunque in “città” per accedere a Japigia sud, compresa tra via Gentile, la tangenziale, la ferrovia sud-est e il torrente Valenzano. È composta da centinaia di palazzi costruiti per la maggior parte negli anni 80. Fanno però parte dell’area un palazzetto dello sport, il Sacrario e il neonato palazzo della Regione, sorto in una zona dove sussistono ancora campi coltivati.

Zona 45 – Japigia sud è da sempre costretta a convivere con la lunga ombra della “Zona 45”, agglomerato di case popolari edificato a partire dagli anni 70 a ridosso di via Caldarola e un tempo considerato il più grande spaccio di eroina del Sud Italia.

Via Caldarola – Superato il torrente Valenzano, si entra nella zona di Japigia sorta negli anni 70 e da tutti identificata come “via Caldarola”. Delimitata dal torrente Valenzano, via Caldarola, via Magna Grecia e via Peucetia, è un’area residenziale un tempo caratterizzata anni per la presenza di due campi di calcio in breciolina denominati “Gescal” e “Maresciallo”.     

Japigia vecchia – Più a nord, circoscritta da via Peucetia, via Apulia, la ferrovia e il torrente Valenzano, si apre la parte vecchia di Japigia, sorta a partire degli anni 50 e formata da basse e colorate case popolari, spesso arricchite da “corti” e giardini interni. Qui un cavalcavia pedonale permette l’attraversamento dei binari e il raggiungimento della zona di Pane e Pomodoro.

Ex Fibronit -  Tra via Caldarola, via Apulia e via Oberdan si delinea un’area triangolare che tra fabbricati più moderni conserva i resti di vecchi capannoni, tra cui quelli dell’ex Fibronit, la “fabbrica della morte” che nei decenni scorsi uccise quattrocento persone avvelenate dalle esalazioni di amianto, materiale cancerogeno con cui l’industria produceva manufatti. Oggi al posto dell’industria sta nascendo un parco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Via OberdanNon proprio una zona e forse neanche una sottozona, Via Oberdan merita comunque un capitoletto a parte. Strada di congiunzione tra i rioni Japigia e San Pasquale, racchiude al suo interno botteghe abbandonate, palazzine al limite della vivibilità, vecchie stalle e persino l’unico passaggio a livello rimasto in città. Una strada che oltre a costeggiare i binari delle Ferrovie dello Stato è tagliata in due da quelli della Sud-Est.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Pasquale Vecchia – Nel punto in cui Via Oberdan si trasforma in via Capruzzi, è possibile accedere a destra al rione Madonnella costeggiando alcuni palazzi liberty e a sinistra al nucleo storico del quartiere San Pasquale, delimitato dall’extramurale Capruzzi, via Amendola, via Postiglione e viale Unità d’Italia. Nato negli anni 20, quando Bari cominciò a espandersi oltre la ferrovia, è un rione popolare fatto di strette stradine, antiche scuole, vecchie botteghe e il ricordo di cinema che non ci sono più.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Campus – Prosecuzione di San Pasquale vecchia, quest’area compresa tra via Meucci/via Postiglione, viale della Repubblica, via Di Vittorio/via Orabona e via Amendola era un tempo popolata da numerose industrie che, una volta dismesse, furono trasformate in scuole negli anni 50. Istituti a cui si andò ad affiancare il Campus Universitario, cittadella dello studio immersa nel verde. Della zona fa parte anche via Celso Ulpiani, tortuosa strada che costeggia chiesette rurali, roseti e ville ottocentesche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Marcello – Tra la zona del Campus e quella di Telebari si trova un agglomerato fatto di basse case popolari presenti dalla fine degli anni 50. Circoscritta da via Orabona, via Fanelli, via Omodeo e via Amendola, l’area di San Marcello ospita negozi storici e un’antica masseria con ipogeo: è attualmente in via di riqualificazione urbanistica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Largo 2 Giugno – Ci spostiamo un attimo verso ovest per incontrare la zona racchiusa tra via Di Vittorio, viale della Costituente, viale Einaudi e via Fanelli: nata negli anni 70 è caratterizzata da larghe strade, verde pubblico e case con balconi bassissimi. Dagli anni 80 è affiancata dal grande Parco 2 giugno che si estende per 52mila metri quadrati con forma trapeziodale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Telebari/Ex Hotel Ambasciatori – Ritorniamo a viaggiare verso sud. Circoscritta da via Omodeo, via Fanelli, viale Einaudi e via Amendola, si trova una zona segnata dalla presenza dell’emittente televisiva locale nata nel 1973 e dall’ex Hotel Ambasciatori, albergo prestigioso ora diventato un condominio. Qui si svolge un grande mercato del giovedì e continuano ad aprirsi bar, ristoranti e locali serali.

San Pasquale Alta – Ed eccoci a San Pasquale alta: un’area che si è andata urbanizzando tra gli anni 70 e 80 con alti palazzi e locali che hanno segnato la serate della movida “discotecara” barese. Racchiusa tra viale Einaudi, la ferrovia, via Conte Giusso e via Fanelli, conta su importanti scuole, due grandi ospedali e alcune delle più belle e grandi ville liberty baresi, tra cui Villa Anna, Villa Bonomo e Villa Lorusso. Una chiesetta rurale intitolata a San Pasquale dà il nome a tutto il quartiere.

Mungivacca – Siamo ora al limite con il paese di Triggiano, dove troviamo Mungivacca, frazione un tempo staccata dal tessuto urbano di Bari. Nata alla fine degli anni 40 con alcune basse case popolari color mattone, negli ultimi decenni la zona non solo si è andata a unire al resto della città, ma è stata caratterizzata da un importante sviluppo edilizio. I suoi confini: via Fanelli, via Conte Giusso/strada Pezze del Sole, la ferrovia Sud-Est.

Ikea – Posta tra la statale 100 e la ferrovia Sud-Est si apre una particolare sottozona di Mungivacca che comprende una caserma dell’Aeronautica, una fermata del treno, una cappella, una serie di capannoni industriali, una famosa ex discoteca e alcune antiche strade rurali che la collegano al paese di Triggiano. Dal 2007 quest’area è però famosa per ospitare la multinazionale svedese dell’Ikea, specializzata nella vendita di mobili.


A SUD DEL CENTRO

Casermette Da via Conte Giusso arriviamo su via Fanelli, arteria dalla quale parte via Alberotanza, la “strada delle casermette”. Qui infatti sono presenti quattro edifici destinati alle forze militari, due dei quali dismessi da diversi anni. La zona è caratterizzata da strade rurali, campi verdi, residence, villette, vecchie masserie e scuole. I confini: viale Einaudi, via Borsellino e Falcone/via Marzano, strada vicinale Vassallo, via Fanelli.

Dietro al Circolo tennis – A sud delle Casermette, tra Bari e Carbonara, si apre una vasta area verde segnata dal passaggio di Lama Fitta che ospita straordinari ipogei e nobili masserie. Tagliata da strada La Grava, la zona accoglie una serie di villette su via Martinez e via Fanelli, oltre al Circolo tennis di Bari. I confini: strada Vassallo, corso Alcide de Gasperi, Carbonara/ferrovia, via Fanelli. 

Carrassi alta/ex Ospedale Militare  - Via Alberotanza conduce a Carrassi “alta” (i cui confini sono via Giulio Petroni, viale Kennedy, via Marzano e Carbonara), dove partire dagli anni 70/80 sono sorti prestigiosi e verdi condomini che ne hanno fatto una delle zone più “in” del capoluogo pugliese. L’area è tagliata da corso Alcide De Gasperi, che vede la presenza di numerose e caratteristiche ville liberty e del grande ex Ospedale Militare, realizzato nel 1939 ma chiuso e abbandonato nel 2008.

Carcere/Mercato Santa Scolastica – Percorrendo corso Alcide De Gasperi verso il centro si entra in una zona sviluppatasi a partire dal Dopoguerra in quella che un tempo veniva chiamata “Contrada Padreterno” per via della presenza di un’edicola raffigurante Dio. Delimitata da via Concilio Vaticano II, viale Kennedy/viale Einaudi, viale della Costituente e via Papa Giovanni XIII, questo quadrilatero è segnato dalla presenza del carcere cittadino e del mercato coperto di Santa Scolastica.
 
Carrassi bassa – Superato viale Papa Giovanni XIII corso Alcide de Gasperi cambia nome in corso Benedetto Croce e permette l’ingresso nella parte storica di Carrassi, nata subito dopo la Prima guerra mondiale. Il quartiere, nonostante sia stato interessato da un rifacimento urbanistico negli anni 60 e 70, conserva ancora la Caserma Rossani e il tempio ortodosso della Chiesa Russa, entrambe di inizio 900. I confini: viale della Repubblica/via Unità d’Italia, via Papa Giovanni XIII, via Devitofrancesco/De Gemmis/Timavo, via Capruzzi.

Picone/Policlinico – Siamo ora sull’extramurale Capruzzi, strada dalla quale partono varie vie che conducono nel rione Picone, meglio conosciuto come “quartiere del Policlinico”. Qui ha infatti sede il più grande ospedale della città, la cui costruzione iniziò nel 1936. L’area venne urbanizzata a partire dall’inizio del secolo scorso su quello che era il letto dell’antico torrente Picone. I confini: via Capruzzi, via Devitofrancesco/De Gemmis/Timavo, viale Papa Giovanni XIII, viale Pietrocola/via delle Murge.

La Mendàgne - La parte più antica del quartiere Picone è la Mendàgne ("la Montagna"): chiamata così perché situata su una sorta di “collinetta” sopraelevata rispetto al piano stradale. Un quadrilatero compreso tra via Di Tullio, viale Ennio, via Carafa e viale Salandra segnato da strettissime vie sulle quali si affacciano ancora una manciata di palazzine di inizio secolo, oltre a Palazzo Caleno, uno stabile di fine 800 che comprende anche una piccola cappella.

Quartierino – Raggiungendo la fine di viale Orazio Flacco si pone davanti a noi un grande incrocio. Andando dritto si entra nel quartiere Poggiofranco, a destra invece, superata una grande masseria abbandonata, ci ritroviamo alle spalle del Policlinico nel cosiddetto “Quartierino”. Racchiuso da via Solarino, viale Pasteur, via Cifarelli e via delle Murge/Pietrocola, questo “rione nel rione” sorto negli anni 60 comprende la sede del Conservatorio oltre ai resti di vecchie fabbriche

Far West – Situato all’interno dell’area del Quartierino, ma separato da tutto il resto dai binari delle Ferrovie Appulo Lucane, si trova un piccolo agglomerato di antiche e diroccate case soprannominato il “Far West”. Un fazzoletto di terra che si affaccia su via Cifarelli, dove tra numerose edicole votive, campi di calcio improvvisati e allevamenti di polli, vivono un centinaio di persone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Poggiofranco bassa  - Ritornando all’incrocio tra viale Orazio Flacco e viale Papa Giovanni XIII e dirigendoci verso sud, entriamo a Poggiofranco “bassa”. Qui tra gli anni 60 e 70, partendo da alcune case popolari sorte negli anni 50 attorno all’ex sanatorio Cotugno, fu creato un agglomerato di abitazioni dai colori caldi, dotate di giardino e inserite in un contesto di strade alberate. L’area è compresa tra viale Papa Giovanni XIII, via Camillo Rosalba, via Martin Luther King e viale Concilio Vaticano II.

Poggiofranco alta – A sud di Poggiofranco bassa si “innalza” la cosiddetta Poggiofranco alta, delimitata da via Martin Luter King, Via Camillo Rosalba, Carbonara e via Giulio Petroni. Qui imperiosi palazzi condominiali dall’architettura postmoderna convivono con piccoli parchi e orti coltivati. Una zona abitata dalla “Bari bene” prettamente residenziale.

Sheraton Accanto a Poggiofranco alta, in direzione ovest, si apre la zona dello Sheraton, contrassegnata dalla presenza del prestigioso albergo (oggi Nicolaus Hotel), della facoltà di Economia e Commercio e “patria” di bar alla moda e uffici di ogni genere. Delimitata da via Camillo Rosalba, la statale 16, via Tatarella e una recentissima strada aperta dalla rotatoria di via Escrivà, l’area negli ultimi anni si è allargata verso via Tatarella creando il cosiddetto punto X”, una piazzetta circondata da locali e palazzi residenziali.

Via Mazzitelli – Dal prolungamento di via Matarrese verso nord, denominato poi via Mazzitelli, è nata negli ultimi anni una nuova zona di Bari ancora in fase di sviluppo ma che si sta velocemente arricchendo di locali e ristoranti. È quella sorta attorno al complesso residenziale Noema, che in futuro potrebbe espandersi “invadendo” le zone di campagna circostanti.

Santa Fara – Via Mazzitelli conduce su via Cotugno, la quale trasformatasi in via Bellomo porta nella zona di Santa Fara, dal nome della grande chiesa sorta nel 1975 su un precedente edificio del 1947. L’area si presenta come un triangolo delimitato da via Bitritto, via Tatarella e la statale 16. Comprende numerose villette, nuovi condomini, antiche masserie e lo stabilimento della Birra Peroni.

Santa Caterina – Prendendo la tangenziale verso Foggia e imboccando il primo svincolo, si entra nella zona di Santa Caterina, una grande area posta tra i binari della ferrovia, la statale 16, via Bitritto e via Tatarella. Prevalentemente di campagna e contrassegnata da numerosi ipogei e masserie, dall’inizio del nuovo millennio ha visto sorgere al suo interno enormi ipermercati e centri commerciali. 

Villaggio del Lavoratore – Riprendiamo la statale 16 verso nord e imbocchiamo l’uscita Bari-Stanic per giungere su via Bruno Buozzi. Qui subito sulla destra si apre il Villaggio del Lavoratore, nato nel 1950 per dare un’abitazione alle migliaia di dipendenti della Stanic, gigantesca raffineria che fu attiva dal 1937 al 1976. Il quartiere dopo la chiusura dell’industria ha cominciato però pian piano a perdere la sua identità, trasformandosi in un dormitorio di periferia popolato da 3500 anime.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Zona Industriale – Via Bruno Buozzi superato il cavalcavia della tangenziale si trasforma in statale 96, strada che attraverso vari accessi permette l’ingresso nella grande Zona Industriale, che si estende su quasi duemila ettari di superficie a ovest del centro cittadino coinvolgendo anche i comuni di Modugno e Bitonto. Creata a partire dal 1960, conta della presenza di più di 700 fabbriche.

Stanic – Invece andando verso il centro via Bruno Buozzi costeggia il muro perimetrale dell’ex Stanic, che oggi racchiude un’area di 500mila metri quadrati non accessibile ai baresi. Verso la fine della strada, all’altezza dell’ex centrale dell’Enel (anch’essa dismessa), trovano spazio alcuni caseggiati, tra cui le palazzine che furono abitate dai primi operai della Stanic (all'epoca "Anic") negli anni 30. Il tutto all’interno di una vasta area che ospita vecchi mulini, masserie, strade rurali e chiese medievali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A OVEST DEL CENTRO

Cimitero/Ponte Adriatico – Via Bruno Buozzi oltrepassato un sottopasso della ferrovia conduce davanti all’entrata del Cimitero di Bari. Quest’ultimo, assieme al grande Ponte Adriatico realizzato nel 2016, segna l’aspetto di una zona di Bari compresa tra i rioni Libertà e Marconi e circoscritta da via Napoli, la ferrovia, via Crispi e via Brigata Regina. Qui accanto a imponenti palazzi nati tra gli anni 60 e 70, convivono officine e fabbriche abbandonate, tribunali in disuso e marmerie funerarie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Libertà/Via Manzoni – Via Crispi oltrepassata via Brigata Regina conduce nel popoloso quartiere Libertà. Nato tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 come prosecuzione del murattiano, mantiene quasi inalterato l’aspetto di cento anni fa, caratterizzato da innumerevoli palazzi d’epoca in stile liberty, la maggior parte delle quali però in evidente stato di degrado. La parte più vicina al centro è quella compresa tra via Abate Gimma, via Trevisani, corso Italia e via Quintino Sella e tagliata da via Manzoni, un tempo ricca di negozi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Libertà/Redentore – A sud-ovest del quartiere si apre invece la zona che si identifica attorno all’Istituto Salesiano Redentore, complesso religioso presente qui dal 1905 e comprendente anche una caratteristica chiesa neogotica. Un’area che comprende l’ex Manifattura dei tabacchi e situata un po’ “ai margini”, edificata com’è accanto ai binari della ferrovia dai quali è “separata” da muri, cancelli e sovrappassi. I suoi confini: via Trevisani, la ferrovia, via Brigata Bari, via Dante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Libertà/Tribunale - A nord-ovest del Libertà più antico, tagliata traversalmente da via Crispi, si apre una porzione del quartiere dove a palazzi di epoca fascista si affiancano edifici più moderni degli anni 60 e 70. Tra questi la sede del Palazzo di Giustizia di Bari, realizzata nel 1967. I confini: via Trevisani, via Dante, via Brigata Regina/via Brigata Bari e corso Mazzini.

Libertà/Via Napoli – Infine a nord del rione, tra corso Mazzini, via Brigata Regina, corso Vittorio Veneto e via Trevisani, si trova l’area più “monumentale” del Libertà, percorsa da via Napoli, lunga strada che presenta importanti pezzi di “archeologia indutriale”, quali l’ex Gasometro, l’ex stazione della Ferrotramviaria Bari-Barletta, oltre alla particolare palestra ex Gil. Su corso Vittorio Veneto si stagliano invece la caserma della Guardia di Finanza e la Caserma Italia entrambi di periodo fascista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Marisabella/Ex zona industriale - Corso Vittorio Veneto superato l’incrocio con via Brigata Regina entra nel quartiere Marconi andando a costeggiare l’ansa di Marisabella, area portuale dove il mare è in attesa di essere colmato di cemento. Sulla sinistra si apre invece una larga zona dove a dominare sono grandi e vecchie fabbriche ormai dismesse, come le acciaierie Scianatico, l’oleificio Gaslini e il vecchio mattatoio ora trasformato in “cittadella della cultura”.

Guaragnèdde – Nell’angolo a sud-est della predetta aerea, si delinea un particolare quadrilatero compreso tra via Brigata Regina, via Napoli, via Arcangelo Scacchi e via Oreste Pietro. Una manciata di basse e scalcinate antiche palazzine che formano la cosiddetta “Guaragnèdde”, il cui nome rimanda a storie di stalle, vecchie botteghe e antiche locande.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Stadio della Vittoria/Villaggio Trieste – Corso Vittorio Veneto prima di diventare lungomare Starita incrocia sulla sinistra viale Orlando, che conduce allo Stadio della Vittoria, lì dove per decenni ha giocato il Bari calcio. Attorno all’impianto, tra via Verdi, via Mercadante, via Napoli e via di Maratona si aprono larghe strade che ospitano più che altro capannoni. La zona maggiormente abitata è il Villaggio Trieste: agglomerato di palazzine realizzate nel 1956 per ospitare i profughi esiliati dai governi nazionalisti dell’Est Europa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fiera del Levante - A nord del vecchio stadio, delimitato da alte mura, si trova il quartiere fieristico inaugurato nel 1930 e formato da piazze, vie, fontane ed edifici, proprio come un normale rione, pur senza la presenza di abitazioni. Ospita uffici e sedi istituzionali, ma soprattutto grandi eventi, il principale dei quali è quello della Fiera del Levante che si tiene nel settembre di ogni anno riempendo lo spazio di oggetti, colori, stand e migliaia di persone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Cataldo –  A nord della Fiera, circondata dal Lungomare Starita e chiusa a sud da via Adriatico, si delinea una zona di Bari che è lecito definire unica: la penisola di San Cataldo. Affacciata sul mare vive da decenni all’ombra di un antico faro tra un groviglio di strette stradine. Qui si trova anche il Molo che chiude il porto a ovest, il centro sportivo del Cus e una targa rievoca l’esperimento di Guglielmo Marconi, che nel 1904 compì in questo punto la prima trasmissione radio attraverso l’Adriatico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Francesco – Ci spostiamo ora in direzione ovest, per entrare nella zona di San Francesco, delimitata da via Giordano/via Mercadante, via Napoli, il Canalone e il mare. Qui i baresi, soprattutto d’estate, si riuniscono per rilassarsi tra storici lidi, grandi spiagge libere e verdi pinete. Nell’area tutto ricorda il Poverello d’Assisi, perché leggenda vuole che qua, nel 1220, abbia compiuto un miracolo.

San Girolamo – Via Van Westerhout conduce nel rione San Girolamo propriamente detto, delimitato da Canalone, Lungomare IX Maggio, via Cimarosa e via Napoli. Un rione sviluppatosi a partire dagli anni 50 e che vive a stretto contatto con l’Adriatico. Rapporto rafforzatosi a partire dal 2019, quando il lungomare IX Maggio ha subìto un importante restyling che, attraverso l’ampliamento delle spiagge e le pedonalizzazione della strada costiera, ha regalato al rione un nuovo “waterfront” lungo un chilometro e mezzo.

Fesca – Proseguendo sul Lungomare IX Maggio si entra nel quartiere Fesca, i cui confini sono il lungomare IX Maggio, via Cimarosa, la statale 16 e la foce di Lama Balice. Qui pare di trovarsi in un paesino con basse case che si affacciano sul mare e strade molto strette: in una di esse si nasconde la chiesetta di Sant’Antonio, risalente al 1931. Accanto allo storico Lido Massimo, del 1946, si è creata recentemente un’ansa grazie alla realizzazione di un lungo molo proteso verso l’Adriatico. 

Tra Fesca e Palese – Arrivati a Fesca il lungomare finisce, perché interrotto dalla foce di Lama Balice. Bisogna così prendere la tangenziale per andare a visitare l’ultima zona di “Bari città” prima di entrare nell’ex frazione di Palese. Si tratta di un’area tagliata in due dalla 16 e racchiusa tra i binari della ferrovia e il mare. È caratterizzata da un lato da una serie di villette a schiera, una chiesa e un impianto sportivo e dall’altro da ville e rimessaggi oltre che da due storici stabilimenti balneari.

San Paolo vecchio – Ultima tappa del nostro viaggio è il quartiere San Paolo, a cui accediamo riprendendo la statale 16 e uscendo allo svincolo n.5. Parliamo di un’area periferica le cui prime palazzine cominciarono a essere abitate nel 1961. Il cosiddetto “Cep” all’epoca accolse tanta povera gente che andò a vivere nella zona storica del rione, che si espande con la sua moltitudine di case popolari soprattutto a sud di viale delle Regioni.

San Paolo nuovo – A partire dagli anni 70 la storia urbanistica del quartiere ha registrato una crescita edilizia notevole, espandendosi a nord di viale delle Regioni e andando così a creare il “San Paolo nuovo”: un mix tra case popolari, cooperative e condomini privati. L’area ospita fermate della metro, palestre e centri polifunziali, sempre però inseriti in un contesto lontano dal centro cittadino.

San Paolo  2 Di costruzione più recente è il “San Paolo 2”, che rappresenta l’espansione della parte più moderna del rione verso la zona aeroportuale. Adiacente alla provinciale 54 e a Lama Balice, la zona è attualmente raggiungibile solo attraverso una strada: via Arturo del Bianco. A sud l’area confina con l’Ospedale San Paolo, la cui costruzione fu terminata a trent’anni dalla posa della prima pietra e con la zona di Santa Cecilia, attaccata al quartiere ma appartenente al comune di Modugno.

(Vedi galleria fotografica)


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Marco Montrone
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