di Katia Moro

Odeon, Kursaal, Royal, Orfeo: viaggio tra i venti ex cinema storici di Bari
BARI – C’era il Kursaal e l’Orfeo, il Royal e l’Odeon, il Nuovo Palazzo e il Carella e tanti altri ancora. Bari fino a qualche anno fa era una città piena zeppa di sale cinematografiche, che però nel tempo, una dopo l’altra, hanno mestamente chiuso, soppiantate dalle grandi e moderne multisala come lo Showville di Mungivacca o il Galleria (prima monosala) in corso Italia. Le uniche che riescono ancora a tirare avanti sono quelle “d’essai”: l’Abc e l’Esedra, il Piccolo e il Nuovo Splendor, grazie però solo all’aiuto dei finanziamenti regionali del Circuito d’Autore (tranne l'Esedra che proietta solo seconde visioni). E se vogliamo anche l’Armenise di via Giulio Petroni, che comunque è un multiplex con due sale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ultimo cinema a chiudere in ordine di tempo è stato l’Ambasciatori (nel luglio dell’anno scorso). Il gestore ci aveva parlato di «gestione impossibile»: troppe spese a fronte dei sempre più bassi ricavi. E così ora aggirandoci per Bari è facile trovare grandi edifici chiusi sui quali magari campeggia ancora il nome del glorioso cinema abbandonato. (Vedi ampia galleria fotografica)

In quest’articolo ripercorreremo la storia di queste storiche sale, prendendo spunto dalla manifestazione “Dove eravamo”, organizzata dall’associazione Cinethic e dal Teatro Pubblico Pugliese, che dal 28 luglio fino al 13 agosto prevede la proiezione di un film in un luogo all’aperto adiacente a ciascuno dei circa venti cinema abbandonati di Bari, con un’introduzione che ne ricorderà la loro storia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Molti di questi cinema sono caduti oramai nell’oblio da anni, in totale stato di abbandono - sottolineano gli ideatori di “Cinethic” Michele Stella e Valentina Parente - , altri invece sono di recente scomparsa frutto di gestioni poco lungimiranti o vittime di questa crisi insuperabile e del cambiamento del mercato del tempo libero, sempre più votato ai multisala. Ma la chiusura di un cinema non è solo una sconfitta per un esercente, ma una perdita per tutta la collettività, privata di spazi di incontro e scambio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La nostalgica rievocazione delle vecchie sale è partita dal cinema Impero di Palese. Nel giugno del 1939 fu realizzata questa costruzione rossastra in stile fascista neoclassico con gli oblò in pietra, di proprietà della famiglia Martino di Palese, con relativa sede estiva all’aperto: l’Arena Impero, con le sue scomode ma caratteristiche sedioline celesti in ferro battuto immerse in un giardino. Ora la sede invernale, chiusa da circa vent’anni, è preda dei piccioni e quella estiva, inattiva da circa sette anni, delle sterpaglie, e non si intravede nessuna progettazione futura per entrambe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«A Bari vi era anche un altro cinema Impero in corso Sonnino – ricorda il critico cinematografico Gaetano D’Elia - anch’esso nato in epoca fascista e scomparso vent’anni fa. Così come vi era un altro cinema Arena (l’Arena Moderno in via Napoli). Oggi sono rimaste in vita solo l’Arena Quattro Palme e l’Arena Ariciclotteri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche Santo Spirito aveva il suo cinema: il cinema Rizzi in via Napoli. Negli anni ’40 quando Santo Spirito andava in voga come luogo di villeggiatura un emigrante americano aveva in progetto di realizzare un albergo con cinema incluso in un palazzo in stile razionalista. In realtà del progetto iniziale trovò realizzazione solo il cinema che ha avuto una buona affluenza di pubblico sino alla fine dei suoi giorni avvenuta nei primi anni ’80. Al suo posto oggi solo un supermercato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel quartiere Libertà, ad angolo tra via Ravanas e via Bovio, negli anni ’20 i baresi avevano il loro punto di riferimento: il teatro Garibaldi, che ospitava serate di teatro popolare e varietà e che nel 1929 venne trasformato nel Politeama barese. Dieci anni la struttura diventò il Supercinema, di proprietà di Domenico Scanicchio, il primo con tetto apribile e con una capienza di 1400 persone circa. Ma negli anni ’80, dopo una fase di programmazione di bassa qualità, anche il Supercinema conobbe il declino e l’arresto definitivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un altro ex cinema storico di Bari è stato il Kursaal Santalucia realizzato in stile liberty nel 1927 dall’ingegnere Orazio Santalucia. Nato come teatro di rivista fu poi ampliato e trasformato in cinema nel 1955 dall’ingegnere Francesco Santalucia con ingresso in via Cognetti, nel quartiere Umbertino. Chiuso per ristrutturazione negli anni 80, riaprì i battenti negli anni 90 ritornando ad essere anche teatro con la direzione artistica di Gigi Proietti. «Era il salotto buono della Bari colta ed elegante - racconta Angelo Ceglie, gestore del cinema Kursaal - sede anche di importanti convegni e ricevimenti e non ha mai conosciuto crisi di pubblico. È stato strozzato dai debiti e dai contrasti con i vicini per problemi di carattere strutturale e ora è stato acquisito dalla Regione che vorrebbe farne una Casa della musica. Ma al momento continua a rimanere chiuso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Teatro di rivista divenuto nel dopoguerra cinema fu anche il teatro Margherita, chiuso anch’esso a partire dal 1979. Ne divenne proprietario un muratore scalpellino che lo ricostruì trasformandolo da una struttura in legno sul mare in una struttura in muratura. Costui prese in concessione anche l’ex cinema Oriente in corso Cavour, chiuso è trasformato in una sala bingo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Erano questi i cinema d’elites che proiettavano le prime visioni mentre gli stessi film passavano poi in seconda visione nel cinema Odeon di via Re David e in terza visione nel cinema Jolly. Quest'ultimo era nascosto in fondo ad un cortile di via Sagarriga Visconti di fronte ai caseggiati dell’edilizia popolare fascista per i lavoratori delle ferrovie, dietro un ingresso vetrato ancora visibile con cornice di marmo verde. Era di proprietà del Dopolavoro Poste e Telegrafi e gestito dalla famiglia Petruzzelli. Tempio dei film in terza visione possedeva nel cortile posteriore persino un campo da bocce, ma nulla è valso, anche in questo caso, a preservarlo dal solito destino di crisi e chiusura ed ora è solo teatro di macchine parcheggiate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il cinema Odeon nel rione San Pasquale, che divenne di proprietà di Vittorio Cecchi Gori, ha conosciuto la sua fine nel 2009 per bancarotta fraudolenta, come le due sedi gemelle a Roma e Firenze. Il falegname che lavora nella bottega attigua ricorda ancora quando una domenica pomeriggio dovette intervenire la polizia per gestire l’eccessiva affluenza nel cinema e il nostalgico corniciaio Armando ci mostra come dal suo negozio, che negli anni 60 ospitava il bar “La Bouvette”, si accedesse direttamente nel cinema. L’Odeon venne interamente ristrutturato negli anni 90 e all’interno è ancora oggi rimasto intatto, ma l’esterno denuncia solo incuria, sporcizia e abbandono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un altro salotto elegante della ricca borghesia barese fu anche il cinema Orfeo in via Lattanzio, sempre a San Pasquale, anch’esso destinato alle prime visioni dagli anni 70. Di proprietà della nobile famiglia barese Saponara fu dato in gestione al dottor Bolognini che gestiva anche il cinema Ambasciatori di via Toma, destinato come detto ugualmente alla chiusura. Tale gestore 15 anni fa convertì l’Orfeo in una sala bingo, rendendolo preda di frequentazioni poco rassicuranti, finché non si preferì optare per la chiusura totale da otto anni. «Ricordo ancora - sospira il proprietario della storica pizzeria dirimpettaia - quando il film “La guardia del corpo” (1992) con Kevin Costner e Whitney Houston rimase in programmazione per ben 4 mesi di fila per soddisfare la continua affluenza del pubblico». Mentre il pizzaiolo, facendo volteggiare i suoi dischi di pasta, ci assicura di aver visto lì per la prima volta tutti i film di Rocky e Rambo. Ma a vederlo oggi sbarrato da anonime saracinesche, in balia di topi ed altri cattivi avventori, si fatica a credere a tutto ciò.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo stesso gestore dell’Orfeo, si occupò anche del cinema Carella nel rione Carbonara di Bari. Nato negli anni 20 come cinema e teatro per volere dei coniugi Carella, è sempre stato un punto di riferimento importante per il quartiere con una programmazione di qualità. Ridottosi poi a solo teatro conobbe la chiusura definitiva nel 2001, quando il suo gestore non volle più ripristinare l’attività e gli eredi della famiglia Carella, dediti ad altro genere di attività, preferirono riconvertirlo ad uso abitativo. Ma l’approvazione comunale non è stata ancora ottenuta e il Carella rimane tristemente abbandonato con le sue saracinesche abbassate e con le sue bacheche da cui pendono sbiadite locandine.  

Un cinema all’avanguardia fu anche il Nuovo Cinema Palazzo di corso Sonnino, nel quartiere Madonnella, nato originariamente con la denominazione di Cinema Palazzo, poi di King sino a giungere all’ultimo appellativo. Il gestore Oliviero Pinto fu il primo a installare in anteprima a Bari il sistema del suono digitale (dolby). Oggi è però sede solo di teatro e concerti ma ha dismesso la sua vocazione cinematografica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il delitto maggiore per il danno recato all’infanzia e all’adolescenza barese, già piuttosto deprivata, è stato invece quello commesso con la chiusura prima del cinema Redentore e poi del cinema Fantarca. Il cinema Redentore, che si erge imponente alle spalle della chiesa e oratorio del Redentore in via Martiri d’Otranto, nel rione Libertà, costituì un punto di riferimento importante, a partire dagli anni 50, per quella che era la politica educativo-ricreativa che da sempre ha animato lo spirito dei salesiani e la sua chiusura negli anni 80 ha rappresentato una grave sconfitta. Ma si tratta di una struttura che conta ben 1200 posti e nonostante le proposte di grossi imprenditori (pare anche del regista dei film di Checco Zalone, Gennaro Nunziante) non si è ancora realizzato nulla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Incolmabile è poi il vuoto lasciato dal Fantarca, fondamentale baluardo nel quartiere San Paolo di Bari, nella zona di Santa Cecilia, in quella terra di nessuno spaccata a metà tra il comune di Modugno e quello di Bari. Nato sulle ceneri di un cinema preesistente, il cinema Vittoria attivo negli anni 60, divenne tra gli anni 70 e 80 un cinema a luci rosse, chiuso definitivamente nel 1984. Ma il suo proprietario, Pietro Montefusco socio dell’Arci San Paolo, non si arrese e decise di riaprirlo con la denominazione di Fantarca ispirandosi all’opera di Giuseppe Berto. Il cinema era gestito dalla cooperativa Nuovo Fantarca, tuttora operativa, che organizzava rassegne per le scuole, doposcuola per i ragazzi del quartiere, laboratori con cineasti di rilievo, concerti, teatro e persino una mensa che ospitava i ragazzi spesso privi di un posto dove tornare per pranzo. Dopo vent’anni di attività nel 2004 ha chiuso i battenti perché non si riusciva a sostenerne le spese e morto il proprietario, i figli hanno preferito vendere e realizzare palazzine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un caso particolare è quello del cinema e teatro Royal (ex "Lucciola"), che si trova nel sottopasso di via Quintino Sella e appartenente prima alle Ferrovie dello Stato e poi alla Dlf patrimonio, possidente di tutto il patrimonio immobiliare del Dopolavoro ferroviario, società che però da due anni ha deciso di chiuderne l’attività.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di tutt’altro genere sono poi gli storici cinema a luci rosse della città di Bari: il Marilon e il Salottino. Il primo fu inaugurato e costruito nel 1953 in via Ettore Carafa, nei pressi del Policlinico e prende il nome della figlia del proprietario, Maria Scannicchio, che sposò il produttore Lonigro divenendo appunto Maria Lonigro: da qui l’appellativo con le iniziali. «In realtà la prima proiezione fu una commedia musicale - ci racconta la critica cinematografica Alessandra Nenna - e solo negli anni 80 per contrastare la concorrenza delle reti televisive private il proprietario scelse di convertirlo in un cinema a luci rosse». Equilibrio piuttosto precario perché già negli anni 90 gli eccessivi costi di gestione costrinsero alla chiusura e alla riconversione in attività commerciale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Successivamente al Marilon sorse a Bari un altro punto di riferimento per gli amanti del genere, rimasto anch’esso nella memoria collettiva: il cinema Salottino nascosto in via Stoppelli ai piedi del ponte che da Japigia conduce in via Amendola. Vittima dei dvd e del dilagare dei siti porno, dal 2009 ha lasciato il posto a un più casto teatro: il Bravò.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dalle luci sicuramente più neutre e castigate fu infine l’unico cinema militare della città: la Casa del Soldato. Situato all’interno della caserma Picca nacque come luogo di incontro per i militari, ma era in realtà aperto a tutti e divenne centro di aggregazione già dagli anni 30. Vent'anni fa fu chiuso e trasformato in circolo sottufficiali. Oggi è sottoposto a lavori di ristrutturazione e non ci resta che sperare, forse vanamente, che almeno in questo caso ricompaia a Bari una sala cinematografica.


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  • Nik - Odorosi di wurstel, ampio parcheggio; Dopo l’iper, ci vo e mi seggo; comode poltrone in cui inforco il bicchiere e da ogni latitudo tu ci puoi vedere. Basta, dunque, l’amarcord delle vecchie zie: il Cinema per legge è roba di periferie.
  • Adriano Silvestri - Molto bello e documentato il Tuo articolo. La chiusura delle sale è dovuta a tanti fattori, non solo al sorgere delle Multisale: il Galleria ha investito e si è ampliato; altri hanno investito ma non avevano i rapporti giusti con la distribuzione; l'Esedra (che non fa parte del Circuito d'autore) sopravvive perchè riduce i costi all'osso; l'Arena Moderno di via Napoli finì in mano a personaggi che lo trasformarono in garage. Le Ferrovie avevano per il Royal (ex Lucciola) un signor gestore, ma rescissero il contrattoa favore di improvvisati. L'Abc ha seguito la politica d'essai dell'Agis: luci ed ombre, ma il Cinema resta vivo, anche a Bari.
  • antonio rab - a Voi piace solo parlare di cose che non conoscete . Voi non sapete niente del meccanismo cinema e Voi non ne sarete mai a conoscenza. Voi e la vs citta'merita la chiusura di tutte le sale . passerete la vostra vita a fare code alle multisale per vedervi un film.
  • Carmine - Chi è "vissuto di cinema" negli anni 50, 60 e 70 non può che ricordare con nostalgica e commossa memoria il bell'excursus da Lei fatto, e la ringrazio. Altri ancora sarebbero da citare come quello, di cui mi sfugge il nome, sito in Piazza Umberto negli anni 30-40. Ma facciamola finita! La realtà economica cambia tutto, come era già successo tante volte nel passato. Innanzitutto non credo comunque che il numero globale di sale a disposizione (tra Showille, Galleria, Armenise, ecc.) sia cambiato di tanto; a parte i miglioramento del comfort e delle condizioni igieniche (non a caso alcuni cinema citati venivano chiamati "pidocchietti"). Ma l'importante è progredire e che cosa fare degli immobili tristemente abbandonati e destinati al decadimento strutturale. Perché non seguire l'esempio del vecchio Impero e farne dei parcheggi, esclusi naturalmente il Margherita ed il Kursaal. Svegliamoci, ve lo dice uno che celebra oggi i suoi 72 anni, e chiediamo alla lungimiranza dei nostri amministratori o a quella dei nostri imprenditori di agire in questo senso; sono convinto che sul piano economico il cambio della destinazione d'uso potrebbe non essere negativo, se ben gestito.
  • Nicola - Vorrei ricordare non lo avete menzionato:il cinema Manzoni in via napoli e sempre in via napoli dopo la chiesa carmelitani un cinema all'aperto, non ricordo il nome, e per che nò il dopolavoro Stanic con annesso un campo di bocce o birilli. Che dire, belli o brutti ricordi, eravamo ragazzi, la domenica era l'unico modo per passare la sarata,adesso siamo nonni.
  • BARINEDITA - Caro NICOLA, non lo ha letto il nostro articolo sul dopolavoro ferroviario? lo trova con questo link, saluti. http://www.barinedita.it/storie-e-interviste/n1402-lo-storico-dopolavoro-ferroviario-di-bari--%C2%ABresistiamo-dal-1925%C2%BB
  • Tempestino - Complimenti per l'articolo, molto ben correlato e pieno di emotività. Finalmente ho conosciuto la storia di molti cinema da me frequentati per decenni che hanno fatto la storia della mia città.
  • Nicola - Nell' odierna Via Lattanzio, all 'epoca Via Gondar, fino a metà degli anni '60 era attivo il cinema Savoia, appartenente alla famiglia dei già ricordati " pidocchietti ". Ricordo anche il Felix adiacente la Chiesa di San Giuseppe in Corso Sonnino.
  • Enzo - Mi dispiace cara katia ma alcune notizie non sono veritiere. Per esempio il cinema fantarca non e' mai stato di proprieta' di piero montefusco. Ma e' stato costruito di sana pianta da imprese storiche. Montefusco lo aveva in locazione non voglio lasciare commenti riguardo il pagamento dei canoni.... Ma non e' tutto oro quello che luccica!! Nota bene!! Ciao
  • Nicola Ciccolella - Avete dimenticato il pidocchietto della parrocchia S.Giuseppe in Corso Sonnino.
  • GIUSEPPE - C'era anche il Cinema all'aperto S.Francesco attiguo alla chiesa omonima. Accanto c'era anche una caserma che dava sul cinema e i militari dai balconi vedevano i film a sbafo. C'era anche un piccolo cinema - di cui non ricordo il nome - nell'ex Manifattura dei Tabacchi. E infine c'era il Cinema Umberto sull'omonima piazza dove da bambino ho visto per la prima volta "I 3 caballeros" cartoni animati di Walt Disney
  • Ivan Salerno - Una particolarissima sala cinematografica si trovava sulla terrazza del vecchio edificio dove ora è la SAICAF.
  • Sante Rubino - E il cinema Savoia in via Lattanzio?
  • Sante Rubino - E l'arena San Pasquale della omonima chiesa dell'omonimo rione ?
  • alfonso margani - mi piacerebbe sapere che fine hanno fatto due cinema che frequentavo da bimbino, si chiamavano Manzoni e Felix.
  • Francesco Quarto - Mi capita di vedere il reportage sui defunti cinema baresi, a distanza di anni dalla sua pubblicazione. Vorrei, sia pure in ritardo, dare una "mezza" testimonianza. i miei vennero ad abitare in pieno Carrasse sul finire degli anni cinquanta. Io ho una confusissima memoria di un cinema sito nel palazzo ad angolo tra corso Sicilia (senza errore!) e via Monte Grappa. Non ne sono assolutamente certo, ma continuo a avere questa "visione". L'edificio è proprio quello dove per qualche decennio vi fu la Standa e poi fino ad oggi una successisone di esercizi commerciali più o meno fallimentari. Chi mi aiuta a ricordare??? Forse è una mia fantasia? saluti Francesco Quarto
  • Francesco Ricciardi - Vorrei ricordare al sig. Nicola Ciccolella che il "pidocchietto" della parrocchia di San Giuseppe in corso Sonnino è stato citato all'inizio dell'articolo (cinema Esedra). Aggiungo che fu inaugurato alla fine degli anni '50 dal parroco, l'indimenticato don Michele Schiraldi, e si chiamava "Cine Capitol". Noi, bambini del catechismo, dopo la "Messa del fanciullo" venivamo accompagnati dalle suore e dai catechisti all'interno del cinema dove assistevamo (gratis) al film che poi avrebbero proiettato in serata. E che dire quando, con un compagno di classe figlio di un maresciallo che esibiva la tessera ministeriale BT, andavo alla "Casa del Soldato" in piazza Balenzano per la modica somma di 100 lire? Che ricordi, ragazzi...
  • Luigia - Per precisione, il Cinema Jolly era gestito dalla famiglia Petrizzelli, non Petruzzelli. Per quanto riguarda il campo di bocce mi sto informando, poiché non mi risulta ci sia mai stato nel cortile del Jolly. Invece ricordo che da bambina, negli anni '60, mio padre mi portava con sé nel campo di bocce sul retro dell'Arena giardino, nella manifattura tabacchi, zona via Garruba/Nicolai. Ricordo vagamente che sbirciavo delle proiezioni attraverso una recinzione ricoperta fittamente forse da piante rampicanti.
  • Luigia - Mi sono informata 🙂 Anche nel cortile del cinema Jolly c'era un campo di bocce, ma non lo ricordavo. Poi vorrei dire a GIUSEPPE che il piccolo cinema nella ex Manifattura tabacchi ricordo che si chiamava "Arena giardino". Un caro saluto a tutti gli amanti del Cinema 🙋‍♀️


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