di Ilaria Palumbo e Alessia Schiavone

Sfarzosi saloni, eleganti aule e un tripudio di affreschi: è il "nascosto" Ateneo di Bari
BARI - È frequentato ogni giorno da migliaia di studenti ma la maggior parte di loro ne ignora il valore storico e artistico, anche perchè i suoi angoli più affascinanti sono spesso chiusi al pubblico. Parliamo del Palazzo Ateneo di Bari, l'imponente sede dell'Università cittadina eretta a partire dal 1868 su progetto di Giovanni Castelli, architetto napoletano che si ispirò per l'occasione a uno stile classico di matrice eclettica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Primo edificio pubblico del capoluogo pugliese progettato dopo l'Unità d'Italia, è incastonato tra piazza Umberto, via Crisanzio, piazza Cesare Battisti e via Nicolai, nel quartiere Murat. Sorse per raccogliere in unico luogo le scuole di alta formazione sparse per la città e la sua costruzione terminò intorno al 1890, solo che il regio decreto che istituì l'Università fu emanato soltanto nel 1924 e quindi l’Ateneo finì per essere inaugurato 35 anni dopo la sua edificazione, nel 1925.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Muniti dei permessi necessari siamo andati a visitare questo splendido palazzo che racchiude in sé numerosi tesori, tra i quali spiccano alcune aule finemente decorate da importanti artisti. (Vedi foto galleria)

Giungiamo di fronte all'ingresso principale posizionato in piazza Umberto. La monumentale costruzione, a pianta rettangolare, si presenta con una facciata di un delicato color crema e si articola su tre livelli. Il piano terra è rivestito da un bugnato levigato, mentre l'entrata presenta tre cancellate in ferro ad arco a tutto sesto, incorniciate da quattro colonne ioniche che sostengono l'elegante balcone del primo piano. La scritta latina Vniversità degli stvdi Aldo Moro campeggia sotto il secondo piano, a sua volta sormontato da una torretta che ospita un orologio da torre  e delle piccole campane.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Varchiamo l'accesso e superiamo un androne semibuio, ritrovandoci così in un arioso cortile porticato su cui fanno capolino le numerose finestre dei piani superiori: sembra di essere in un convento. Disposte simmetricamente come i fuochi di un'ellisse, spiccano al suo interno due palme, piantate su altrettante aiuole che nel mese di maggio si colorano di rosso grazie alla fioritura delle rose. Non è l'unico “chiostro” del complesso: ce ne sono altri quattro, tutti più o meno ingentiliti da piante, fontanelle e panchine di pietra occupate dagli studenti in pausa pranzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo dritto verso il corridoio centrale, passando attraverso un vano apparentemente anonimo. Sul muro sinistro però notiamo un comune portone in vetro opaco: è l'ingresso della Cappella universitaria. Si tratta di un ambiente dall'atmosfera intima dotato di tutte le caratteristiche tipiche di una chiesetta, con una grande tela collocata dietro l'altare che raffigura la Vergine incoronata assieme ad alcuni angeli. Qui ogni mattina, dal lunedì al venerdì, si celebra regolarmente la messa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Usciamo dal luogo di culto per raggiungere finalmente il chiassoso corridoio. Davanti a noi saltano all'occhio due cancelli in ferro che proteggono il cosiddetto Scalone d'onore: una scala in marmo bianco che conduce al primo piano dell’ala est dell’edificio. La percorriamo lentamente con l'impressione di entrare "in un altro mondo": il silenzio sostituisce il vocio del viavai sottostante mentre ammiriamo le estese pareti che ci circondano, affrescate con cartigli e festoni dai colori essenzialmente beige e celeste. Le decorazioni, esaltate dalla luce di ampi finestroni, furono iniziate nel 1890 da Rinaldo Casanova e concluse sei anni dopo da Nino Colonna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I gradini terminano sotto tre sinuosi archi che danno vita anche a due balconcini laterali neoclassici. Da qui con pochi passi si accede all'elegante Salone degli Affreschi, adibito a museo archeologico nel 1890 e usato dal 2003 anche come sala conferenze. Il lungo stanzone è da esplorare col naso all'insù: l'intero soffitto è infatti ornato dalla mano di Casanova con bizzarre grottesche e forme geometriche dai colori piuttosto accesi. Gli affreschi dominano anche la volta di una graziosa camera attigua, abbellita da aquile, tempietti e motivi vegetali che accerchiano un solitario angioletto rosa pallido.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ritorniamo sui nostri passi e ci dirigiamo questa volta nella porzione della struttura che si affaccia su via Crisanzio. Poco prima di arrivare al cortile esterno svoltiamo a destra in un breve corridoio, poi di nuovo a destra e, superati due massici portoni di legno, scarpiniamo lungo il corridoio del rettorato per giungere nel Salone Dorato. Un tempo dedicato al Duce, consiste in uno spazio illuminato da due sontuosi lampadari di cristallo che sovrastano un grande tavolo di legno centrale. Qui non troviamo affreschi, ma lo sfarzo è quello di una residenza nobiliare: in particolare il leitmotiv è costituito dal dorato che riveste i raffinati divanetti, gli specchi e persino la carta da parati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Usciamo e ripercorrendo il corridoio del rettorato ci avviamo verso la tappa finale del nostro viaggio. Sulla destra una piccola targa ci introduce all'Aula Magna intitolata all'ex rettore Aldo Cossu. È un locale angusto, illuminato a malapena da alcuni lampadari laterali e contraddistinto dall'onnipresenza del legno: lo si trova sulle pareti, sull'abside e persino nelle tante sedie intagliate dislocate a centro sala. Ma si tratta sicuramente dell’angolo più affascinante dell’intero palazzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo avvolti da un tripudio di colori e immagini: sembra quasi di essere all’interno di una chiesa rinascimentale. Ancora una volta sono gli affreschi a monopolizzare il soffitto. Realizzati dai fratelli veneziani Mario e Guido Prayer, rappresentano spesso puttini e fanciulle sensuali su sfondo chiaro. Fra le immagini più significative osserviamo sulla calotta absidale le figure di Morgagni, Galilei, Leonardo, Dante, D'Aquino e Vico raccolte attorno a un melograno. Sulla parete opposta è invece evidente il volto di una donna con sotto la scritta "Libertas", disegno effettuato per coprire un dipinto preesistente di Benito Mussolini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci chiediamo se gli studenti che affollano quotidianamente l’Ateneo siano a conoscenza che tra aule, libri e corridoi si celi tanta armonia. Con questo interrogativo, a malincuore, non ci resta che abbandonare questo angolo di bellezza nascosto da più di cento anni nel traffico cittadino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Ilaria Palumbo)


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