di Katia Moro

Il Porto di Bari: "città nella città" con i suoi abitanti, il suo mare, le sue storie
BARI Si tratta di una vera “città nella città”, con i suoi abitanti, la sua chiesa, i suoi servizi. Si trova in pieno centro, ma dal centro è separata da un’ininterrotta e alta cancellata di ferro che non permette ai baresi di assistere alla vita che al suo interno si sviluppa. Parliamo del Porto di Bari, l’area di circa 260mila metri quadrati affacciata sul mare e compresa tra Bari Vecchia e San Cataldo. Siamo andati a visitarlo. (Vedi foto galleria)

Entriamo dal varco principale, quello che si trova su corso Antonio De Tullio, di fronte all’Autorità portuale e alla cappella di “San Nicola nero”. Ci dirigiamo subito sul molo borbonico, lì dove tutto è iniziato nel 1855. «E’ quella la data dell’inizio dell’edificazione del porto nuovo – ci dice Pasquale Trizio, segretario dell’Anmi (Associazione nazionale marinai italiani) Bari -. La prima opera a essere costruita fu proprio questo molo che divide il mare in due bacini, la Darsena di Ponente e quella di Levante e alla cui punta sorge ancora oggi l’elegante faro borbonico ristrutturato da qualche anno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con la sua biancastra e bassa struttura circolare in pietra sormontata dalla lanterna, il faro guarda da una parte il lungo molo foraneo e dall’altra il piccolo faro a fasce bianche e nere che si staglia sul molo Pizzoli. Da qui possiamo ammirare tutta la costa di Bari che sembra essere molto lontana, pur essendo proprio di fronte a noi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo come detto nell’area più antica del porto, quella edificata tra il 1855 e il 1925. Dopo settant’anni di vita il porto infatti si allargò verso nord per estendersi fino al molo San Cataldo che si erge di fronte all’omonimo quartiere di Bari. Nacque così il “grande porto” che appare oggi come un vero e proprio golfo artificiale con i suoi moli che si estendono sul mare. Il molo borbonico rappresenta però ancora oggi la zona più trafficata: è qui del resto che si trova il Terminal Crociere, lì da dove partono le grosse e imponenti navi da turismo che ci sovrastano con la loro mastodontica mole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla banchina situata tra il molo borbonico e quello di San Vito si sviluppa invece la “vita” del porto. Qui si trova la palazzina a due piani della Guardia Costiera, lì dove risiedono cinque componenti con le rispettive famiglie. Accanto un altro “condominio” ospita i nuclei famigliari appartenenti a quattro militari della Marina. Insomma c'è chi nel porto ci vive.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ma non è semplice – ci spiega Mario Della Valle presidente dell’Anmi che ha risieduto all’interno del porto sino a due anni fa, prima di andare in pensione -. Devi sempre farti identificare al varco prima di accedere, devi andare a "prelevare" i tuoi ospiti che non possono raggiungerti liberamente e sei soggetto agli orari di chiusura e apertura dei cancelli. Insomma hai sempre un po’ la sensazione di essere in cattività e i problemi aumentano quando hai figli minorenni che necessitano di essere accompagnati in città. Ma è anche vero che si vive in assoluta sicurezza e tranquillità e perennemente a contatto con il mare. E non è poco».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Per aiutare i residenti ad avere una vita “normale” all’interno del porto si trovano anche un parrucchiere per uomo, un ufficio postale e persino una chiesetta, quella cappella Stella Maris che come raccontato in un precedente articolo sorge sul molo San Vito da dieci anni a questa parte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il molo San Vito è quello da cui partono le navi per Albania, Montenegro e Croazia ed è qui che si trovano ormeggiati i gozzi e le barchette degli otto pescatori che hanno la licenza di buttare le proprie reti nelle acque portuali. Tra di loro il 73enne Francesco (colui che si occupa della cura della chiesa) e il 58enne Dino, che lavora nel porto da quando era bambino. Una curiosità: fu proprio questo molo a essere attaccato il 2 dicembre del 1943, quando i Nazisti bombardarono le navi alleate che si trovavano ormeggiate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Decidiamo a questo punto di dirigerci verso il molo Pizzoli, fra tutti quello più dimenticato: cani randagi e strutture scalcinate denotano un evidente stato di incuria. Fino al 2008 qui era attivo l’acquario provinciale che ora però è definitivamente chiuso e ospita all’esterno frequentatori del porto che non sanno dove altro andare a farsi una partita a carte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Spingendoci ancora più a nord troviamo l’ansa di Marisabella, quella che nei progetti doveva rappresentare una nuova grande banchina ma i cui lavori sono fermi al 2000. Adesso si presenta come una grigia colmata di cemento che si affaccia su una zona di mare spesso battuta da diverse specie di uccelli migratori. La zona prende il nome dalla duchessa Isabella D’Aragona, che nel 500 aveva iniziato proprio in questo punto l’edificazione di un canale artificiale navigabile spazzato poi via da un’alluvione. Ora attraversando la vasta spianata incontriamo solo file di grossi camion parcheggiati l’uno affianco all’altro e in attesa di imbarcarsi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta a questo punto che superare la Dogana e abbandonare il porto: attraverso il monumentale “Varco della Vittoria” ci rituffiamo in quella vita cittadina che per un attimo avevamo deciso di lasciare per respirare a pieni polmoni aria di mare mista a petrolio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • michele DAMMICCO - Sono un collega dell'Ammiraglio DELLA VALLE, Michele DAMMICCO, V.Presidente ANMI. Complimenti per il vostro bellissimo articolo che ha svelato a molti baresi il Porto di Bari dove ho trascorso moltissimi anni in servizio presso la Capitaneria di Porto. Sarebbe bello potere eliminare la barriera che divide il porto dai baresi ma questioni doganali e di sicurezza non lo permettono. Con molta amarezza vi dirà che molto spesso mi capitava di sentire qualcuno che mi chiedeva: come si entra nel porto? Dov'è la Capitaneria? Ancora complimenti e tanti auguri! C.Ammiraglio nella Riserva Michele DAMMICCO


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