Icone, piccole cappelle e sale delle feste: viaggio all'interno della Chiesa Russa di Bari
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venerdì 29 luglio 2016
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di Eva Signorile
Una struttura che si affaccia su corso Benedetto Croce dal lontano 1914, voluta dalla Società Imperiale ortodossa di Palestina per offrire ospitalità a tutti quei viaggiatori russi che si recavano nel capoluogo pugliese a visitare le spoglie del veneratissimo San Nicola. Da 7 anni è gestita direttamente dal Patriarcato di Mosca, dopo essere stata dal 1937 al 2009 proprietà del Comune di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma a prescindere dalle sue connotazioni storico-religiose, come detto la Chiesa rappresenta un unicum architettonico e artistico nel capoluogo pugliese. Al suo interno si trovano intime cappelle religiose, colorate stanze dedicate alle feste, icone, croci ortodosse, candelabri e lampadari dorati: un pezzo di Russia inserito nel grigio contesto urbano del quartiere Carrassi. Un luogo che abbiamo deciso di visitare (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Varcato il cancello centrale ci troviamo di fronte a una statua di San Nicola che impugna una spada in una mano e regge la sagoma di una chiesa nell'altra. E’ lui ad accoglierci assieme alla nostra guida: la signora Gala, una donna con un fazzoletto a motivi floreali sul capo, segretaria del priore ortodosso Andrej Bojtsov, colui che da 16 anni guida la chiesa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oltrepassato un portone e salita una scala, incontriamo il sacerdote in un ufficio situato all’interno dell’ostello dei pellegrini, che qui vengono ospitati durante il loro soggiorno barese. «La Chiesa infatti non ha solo una funzione religiosa – ci dice Bojtsov – qui ospitiamo anche diverse associazioni che promuovono e valorizzano la nostra cultura. In più nei nostri locali ha sede la "scuola russa", complementare a quella elementare italiana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Saliamo ora al piano superiore e Gala ci apre una porta. Ci troviamo in una stanza che ricorda gli zar e le loro feste a ritmo di valzer: è il salone degli eventi, riccamente decorato. Sulla nostra testa grandi lampadari dorati, mentre lungo le pareti si inseguono scene della vita di San Nicola che si intrecciano a personaggi della storia russa. Un motivo floreale nei toni pastello del beige e del verde salvia profila ogni scena, cingendo l'attaccatura dei grandi lampadari e donando unità e armonia al tutto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A malincuore, lasciamo questo ambiente fiabesco e saliamo ancora, raggiungendo l'ultimo livello dell'edificio: il grande sottotetto, riconoscibile dalla struttura in legno scuro che gli fa da soffitto. A volte viene utilizzato per eventi che richiamano molta gente, ma ora è vuoto e pulito e lungo una parete sono appoggiati letti in legno scuro perfettamente ordinati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Scendiamo e ora veniamo accompagnati nella chiesa vera e propria che occupa un locale del primo piano a cui si accede attraverso una scala. Qui la solennità delle suppellettili nel tipico stile ortodosso è esaltata dai toni severi del legno scuro e del rosso dei lumi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Troneggia al centro un grande lampadario in ottone, che un giovane pallido e biondo accende per noi assieme a tutti gli altri ceri. Le tipiche croci ortodosse sono presenti ovunque, un po' come le icone ascetiche su fondo dorato. Colpisce l'imponenza dell'iconostasi sul fondo, lì dove il sacerdote officia la messa dando le spalle ai fedeli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Usciamo e ci dirigiamo verso il giardino ordinato in grandi aiuole sulle quali cipressi e ulivi svettano nel segreto di questo cortile inaccessibile ai più. La nostra guida ci mostra con orgoglio una cappelletta minuscola, ma completa di tutto, con numerose icone che punteggiano le sue pareti. E' quasi un rifugio per fate, nascosta in un angolino e costruita da un devoto della chiesa, come segno di gratitudine per l'ospitalità ricevuta. Ha i muri bianchissimi e il tetto verde tenero: qui si viene in raccoglimento quando i locali adibiti al culto sono chiusi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attraverso brevi e sinuosi vialetti arriviamo ora a un’altra piccola cappella meno moderna della precedente. «Prima che la Chiesa Madre del primo piano fosse restaurata, era qui, in questa stanzetta poco luminosa e fresca che si officiavano le messe», ci dice la donna. Tutto sa di antico in questo luogo, anche un certo ineffabile odore che raggiunge le narici e si mescola con l’alone mistico emanato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui si trova un altare protetto da un'iconostasi in legno su cui sono dipinte alcune immagini, tra cui quella di San Spiridione, al quale è dedicata questa chiesetta. Oltre le ante si apre un piccolo ambiente illuminato solo dalla luce proveniente da due finestrelle sul fondo. Le tre pareti che lo compongono sono affrescate con le tipiche immagini in stile ortodosso. Al centro c’è l’altare sul quale è poggiato un candelabro a sette bracci rosso e oro e un monumentale libro sacro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una giovane donna entra quasi in punta di piedi. Ha i capelli raccolti in un velo, non bada a noi. Si dirige sicura verso un'icona di San Nicola e vi poggia su la fronte per qualche minuto. «È un modo per ringraziare di un favore ricevuto», ci spiega Gala. Le due signore si scambiano qualche parola nei suoni misteriosi della lingua russa, poi l'una torna a pregare, l’altra ci accompagna verso l’uscita baciandoci per tre volte prima di salutarci. Proprio come se fossimo in Russia.
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
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