di Ilaria Palumbo - foto Antonio Caradonna

Bari, la zona di Santa Caterina: lì dove la natura si scontra con i grandi magazzini
BARI – Quando la natura selvaggia si scontra con i grandi centri commerciali. E’ ciò che avviene in un particolare “quartiere” di Bari, dove da quindici anni a questa parte una serie di capannoni sono sorti accanto a lame, campi coltivati e masserie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta della zona di Santa Caterina, area a sud-ovest del centro situata tra i rioni Stanic e Picone, al confine con il territorio di Modugno. Il suo nome sembra derivi da una chiesetta che in passato si sarebbe trovata qui, poi andata distrutta. (Vedi foto galleria)

Per incontrare questa zona basta lasciarci alle spalle il nuovo ponte Adriatico per andare a percorrere strada Santa Caterina, una via vicinale lunga 3,5 chilometri che corre parallela a via San Giorgio Martire. L’arteria delimitata da un muretto a secco fiancheggia campi coltivati, antichi edifici abbandonati (come Villa Isabella) e il cantiere della rete ferroviaria Bari–Bitritto. Si interrompe infine su una rotatoria, per poi trasformarsi da via rurale in strada a doppia corsia con tanto di guardrail.  

Siamo dunque arrivati nella zona da visitare. Ma prima di inoltrarci più avanti incontriamo il 36enne Giampiero, contadino che ogni giorno vende per strada frutta e verdura fresche coltivate in un terreno adiacente. «Io e mio suocero – racconta il giovane – da tre anni facciamo crescere prodotti che poi rivendiamo a coloro che si stanno dirigendo verso i centri commerciali. È un punto molto favorevole, perché è trafficato e permette di avere numerosi clienti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Salutiamo l’agricoltore e proseguiamo. Al rondò imbocchiamo una viuzza che costeggia sulla sinistra la strada principale: affianca il circolo sportivo Country Club per poi incrociare via Martiri delle Foibe. Percorriamo così questa strada che per i suoi 350 metri fiancheggia sulla destra il Canale Picone, uno dei nove ex antichi fiumi di Bari.

La rigogliosa lama ci appare fortemente suggestiva, circondata da pareti rocciose frastagliate e caratterizzata da macchia mediterranea con sfumature che vanno dal verde all’ocra. Sullo sfondo ecco i primi capannoni dei grandi magazzini: riconosciamo negozi di elettronica, articoli per la casa e ipermercati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il contrasto è evidente, ma esprime al meglio il tratto caratteristico della zona, in cui la natura selvaggia convive con i colossi della grossa distribuzione. Un “bipolarismo” reso ancora più marcato dalla bianca masseria solitaria che si affaccia sul vecchio fiume, a pochi passi dal centro commerciale. 

Alla fine della via svoltiamo a destra percorrendo un ponticello che attraversa il “canalone” e ci porta direttamente nei parcheggi della prima ampia area dedicata allo shopping, dominata da capannoni rettangolari in continuo aumento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da qui abbiamo una visuale completa dell’antico letto ricoperto da arbusti selvatici: il pendio appare meno dolce in questo punto, delimitato com’è dagli alti argini in pietra, sulla cui sinistra insistono i supermercati per la grande spesa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che andare a perlustrare la seconda area commerciale presente in zona. Ritorniamo alla prima rotonda e riprendiamo strada Santa Caterina, caratterizzata in questo punto da innumerevoli cartelli che indicano gli ipermercati che incontreremo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giriamo così a destra per entrare nella parte dove si trovano i negozi più frequentati: Leroy Merlin, Mediaworld, Ipercoop e Mongolfiera, quest’ultimo il primo grande magazzino ad essere stato inaugurato, nel 2003. A dominare sono le gigantesche insegne dai colori sgargianti e i parcheggi affollati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma proprio mentre siamo di fronte all’ingresso dell’Ipercoop, davanti a noi si dischiude un panorama che assume i tratti di un quadretto: un verde dosso ricoperto da erbetta, arbusti e fichi d’India declina dolcemente verso il basso in una sorta di piccolo “canyon”, proprio accanto alla lama.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Inforchiamo così un sentiero laterale che ci porta sul fondo. Quaggiù il silenzio è sovrano, siamo solo a due passi dai grandi negozi che spuntano sopra di noi, ma decisamente lontani dalla confusione che li riempie in questo momento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Addirittura scorgiamo alcuni filari di vite abbandonati situati praticamente sotto il cavalcavia della tangenziale. Qui fa capolino anche una piccola costruzione in pietra a secco, probabilmente utilizzata in passato come deposito per gli attrezzi dei contadini, ridotta ora a rudere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma la sensazione è che pian piano i segni distintivi della vita di campagna stiano lasciando il posto alla prepotente avanzata dello zona dedicata allo shopping, simboleggiata da un carrello della spesa arrivato fin qua giù a conquistare gli ultimi scampoli di natura sopravvissuta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Ilaria Palumbo
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