di Francesco Lattanzio

Edifici crollati, ville abbandonate, prostituzione, rom: è il lungomare sud di Bari
BARI – Una “terra di nessuno” che nascosta agli occhi dei cittadini ha lasciato spazio a palazzi occupati da rom, a una prostituzione dilagante di giorno e di sera, a capannoni e strutture lasciate a marcire nel degrado, a ville e case abbandonate. E’ il lungomare a sud di Bari, una zona tagliata fuori dalla vita della città: non ci sono infatti strade e ponti che collegano questo tratto di costa al resto del capoluogo pugliese, da cui è diviso dai binari della ferrovia. 

Noi abbiamo percorso il suo tratto più periferico e abbandonato, quello che prende il nome di via Alfredo Giovine e si estende per 3,5 chilometri fino a San Giorgio. Prima infatti, verso il centro di Bari, il lungomare (denominato via Di Cagno Abbrescia) è caratterizzato dalla spiaggia di Torre Quetta che è riuscita a regalargli una maggior cura. Persino le casette che da sempre ospitano le prostitute e che avevamo visitato tre anni fa,  nel gennaio 2015 sono state chiuse e sequestrate dai carabinieri.  Ma percorse poche centinaia di metri, il “degrado edulcorato” lascia il posto al vero e proprio abbandono. (Vedi foto galleria)

Simbolo di questa zona è proprio l’edificio da cui il nostro viaggio prende inizio: l’enorme capannone dell’ex supermercato Gs. Realizzato negli anni 70, versa da tempo immemore in un completo stato di abbandono: completamente scoperchiato ne è rimasto solo lo scheletro. Oggi è utilizzato come discarica a cielo aperto: per terra vi si trova di tutto, da materassi a divani. Notiamo tra i rifiuti anche una bandiera rossa dell’Albania.  Sulla struttura hanno anche messo la propria firma alcuni writers e tra i graffiti spicca un “Flame P.zee” scritto in color senape.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lasciamo il Gs e proseguiamo in direzione sud. Sulla sinistra il mare, diventato in questo punto “spiaggia libera”, ci accompagnerà per tutto il nostro percorso. Si tratta di un tratto di costa basso, frastagliato e roccioso, che fotografiamo proprio mentre un uomo in pieno giorno è intento a lasciare un “bisognino” sugli scogli. D’altronde qui tutto è permesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla destra invece si apre un grande campo incolto su cui troviamo un signore intento a dar da mangiare ad alcuni cani randagi. Lui è il 60enne Vito. «Vengo qui da più di 15 anni - ci dice l’uomo- e mi occupo di tutti questi cani: li nutro e li curo. Non posso portarli con me perché non ho a disposizione uno spazio per ospitarli e quindi mi reco qui ogni giorno per accudirli. I rom che vivono da queste parti mi accusano di lasciare cibo in giro attirando così i topi, ma a me non importa e continuo a dar da mangiare ai miei cuccioli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I rom a cui si riferisce Vito sono quelli che hanno occupato alcune palazzine abbandonate poco distanti da noi. Ci avviciniamo alle case diroccate e in quel mentre una  figura femminile ci viene incontro esclamando: «Cosa volete? Chi siete?». Le chiariamo che non abbiamo brutte intenzioni e così lei ci concede qualche parola. Si chiama Giulieta, ha 15 anni ed è una rom che abita in una di queste palazzine da tre anni. «Andavo a scuola a Bari ma poi l’ho abbandonata – confessa -. Vivo qui in casa con mio padre, che ora è andato a fare un po’ di spesa, con mia madre che è ammalata da molto tempo, con mio fratello che dorme sempre e con i miei zii. Ognuno di noi possiede una stanza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Riprendiamo la strada. E ci imbattiamo in una prostituta. Sembra italiana, non è giovanissima e indossa abiti succinti di color fucsia. Dopo pochi secondi giunge un’auto guidata da un signore anziano che una volta sceso si apparta con la donna in un edificio nella vicinanze. Sulla strada rimane una sedia rossa in plastica. La prostituzione è sempre stata un marchio distintivo di questa zona: sia di giorno che soprattutto di sera, ad ogni angolo è possibile trovare ragazze provenienti da mezzo mondo scaldarsi al fuoco di un improvvisato falò.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Dopo un duecento metri incontriamo sull’uscio di una villa la 75enne Maria. «Io abito a Fesca – ci racconta - ma ogni giorno vengo qui per controllare che tutto sia in ordine. Ho paura che qualcuno mi derubi». La signora ci mostra la sua abitazione, una tipica e spartana villa estiva, quasi spoglia. «I ladri mi scassano finestre e inferriate quando hanno bisogno di qualcosa –continua - infatti ho deciso di non aggiustarle più».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Salutata la signora, decidiamo di inoltrarci verso una strada interna che conduce a una villa più grande e che suscita la nostra attenzione. Tutt’intorno ci sono basse palazzine che sembrano essere state colpite da un terremoto. La villa si presenta con una scala crollata, due finestre e un portone. Da un lato sono stesi panni su una corda, ma tutt’intorno è stata messa su una baraccopoli e la zona è occupata da  immondizia e oggetti di qualsiasi genere ammonticchiati sul terreno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accanto ai rifiuti ci sono alcuni uomini e donne con dei bambini seduti in cerchio. Le donne hanno al collo enormi catene dorate. Sono altri rom e non hanno voglia di parlare con noi, così ritorniamo indietro e andando verso il mare incrociamo un’anziana signora con una gonnellona, ciabatte aperte, maglione e uno scialle per coprire il capo, che guida un carrello da supermercato occupato da damigiane colme d’acqua. Anche lei non dimostra di essere in vena di chiacchierate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Riprendiamo allora il nostro lungomare, sulla destra sempre edifici fatiscenti e un capannone abbandonato. Sulla sinistra si trova un trullo, da cui prende il nome uno storico lido qui presente dagli anni 40. Sulla destra una villa ristrutturata e un’azienda di soccorso stradale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per qualche centinaia di metri il lungomare assume un aspetto più decente. Non mancano strutture abbandonate, ma qui si trovano anche ville abitate e rimesse a nuovo. Più avanti sulla sinistra è anche presente un locale serale, il “Reef” che nel corso degli anni ha cambiato nome più volte. Negli 50 si chiamava “Verdeluna”. Non era il solo locale presente in questa zona: sul lungomare si trovava anche “La sirenetta”, una grande sala ricevimenti che dopo la chiusura è stata abbattuta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte al Reef attira la nostra attenzione un arco con su scritto “villa Loreta”. Si tratta dell’ingresso privo di cancello di una villa abbandonata. Decidiamo di varcarlo e dopo aver percorso un sentiero tra quello che un tempo doveva essere il giardino dell’abitazione, ci ritroviamo davanti alla villa, che si presenta con un grande pergolato ad archi impreziosito da due leoni in marmo bianco che abbelliscono l’entrata principale. Una costruzione lussuosa ma abbandonata, con vetri rotti e porte scassate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chissà a chi apparteneva villa Loreta. Con questo dubbio percorriamo l’ultimo tratto di lungomare, dove sono presenti altre strutture dall’architettura particolare. Tra questi una villa in pietra che sembra un piccolo castello, affiancata da una chiesetta dedicata a San Giorgio. Di fronte, affacciata sul mare, è presente una costruzione con un recinto in pietra. Siamo arrivati davanti al lido dell’Acquedotto pugliese: qui il lungomare si interrompe per poi riprendere qualche centinaia di metri dopo sulla costa di San Giorgio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A noi non resta che tornare indietro, nella consapevolezza di aver attraversato un pezzo di terra che Bari e i baresi hanno deciso di far morire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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  • Domenico - Complimenti per il servizio,scrivi,commenta,fotografa,demolisci il loro narcisismo la loro superbia,rendi il loro...IO.. il nulla.Spacca sei giovane,quando hai tempo affacciati nella fiera del levante,hanno licenziato quasi tutti ma ci sono padiglioni esclusivi ,solo per raccomandati (comune-regione),ti auguro un in bocca al lupo e realizza sempre i tuoi sogni.
  • antonio - Ho vissuto la mia infanzia dal tratto del Lido Sant'Anna a San Giorgio essendo nato in una villa che si trova di fronte al Reef ex Ristorante Verde Luna e quindi anche della mitica La Sirenetta,quel Torrino recintato,ricordo che era una colonia marina per bambini perche' ogni qual volta che passavo,vedevo i bambini giocare o a farsi il bagno,supportati dalle maestre.


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