Bari, su strada Vassallo si affaccia un'antica chiesetta: è parte di una dimenticata masseria
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mercoledì 2 dicembre 2020
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di Giancarlo Liuzzi - foto Antonio Caradonna
Per visitare il luogo, che chiameremo Masseria Vassallo dal nome dei suoi antichi proprietari, percorriamo da Parco 2 Giugno via Falcone e Borsellino, che all’incrocio con via Alberotanza prosegue su via Marzano. Qui, immerso in una zona verde, si può già scorgere lo storico edificio in pietra coronato da un piccolo campanile. Proseguiamo a questo punto sino all’angolo con strada Vassallo, svoltiamo a sinistra, per imbatterci così dopo una decina metri nel bianco e semplice prospetto del fabbricato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La struttura presenta al centro un arco che racchiude il rosso portone serrato da un lucchetto, mentre al lato si stagliano due vecchie finestre in legno consumate dal tempo. Sulla sinistra dell’entrata si trova poi un ingresso più piccolo, sormontato da una finestrella e da un frontone da cui pendono dei rami di fico. Conduce all’interno della cappella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui la porta è totalmente divelta, quindi ci è facile varcare la soglia. Prima però veniamo attratti da una piccola lastra con caratteri rossi posta sulla finestrella. A prima vista leggiamo una data, il 1701, forse l’anno della costruzione della chiesa. «Ma potrebbero essere anche lettere dell’alfabeto greco: sembra l’acronimo ΙΧΘΥΣ, che veniva usato ai primordi del Cristianesimo per indicare Gesù», ci illustra il Giuseppe Lacedra, ex impiegato all'Archivio di Stato e residente in una delle villette presenti dall’altro lato della strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il signore ci spiega come la masseria sia abbandonata ormai da decenni. «Al momento è divisa tra svariati proprietari – sottolinea -: una parte fa capo addirittura a una società fallita da anni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta quindi che accedere alla chiesetta, per ritrovarci in un piccolo ambiente a volta, delimitato da una serie di archi che poggiano su capitelli. Le pareti sono rovinate dall’umido e dalla muffa anche se nelle parti scrostate è possibile scorgere antichi disegni colorati a tempera che un tempo abbellivano la cappella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sul fondo fa bella mostra di sé anche un altare sormontato in alto da una croce. La cattedra è in tinta ocra e presenta disegni geometrici e un tabernacolo timpanato raffigurante un calice su sfondo rosso e nero.
Il pavimento è invece ingombrato da oggetti di ogni genere: un quadro, uno zaino, alcuni mobili, una poltrona verde e persino un materasso. «Fino a poco tempo fa ci dormiva e ci lavorava una prostituta nigeriana – spiega Giuseppe -: ho dovuto chiamare più volte le autorità affinché la allontanassero. Quella valigia e quel dipinto etnico sono suoi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accanto all’ingresso, sopra un’acquasantiera in pietra, scoviamo una lastra in marmo con una scritta in latino datata 1874. Ricorda l’anno in cui i coniugi Francesco Falanga e Maria Barbara Vassallo restaurarono questa chiesa, dedicata alla Madonna dell’Odegitria e a Sant’Andrea Apostolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di Francesco Falanga sappiamo che era priore della confraternita di Maria SS. del Carmine di Bari. Mentre i Vassallo, che danno il nome anche alla strada su cui ci troviamo, oltre essere proprietari di grandi terreni furono più volte sindaci di parte popolare e decurioni della città nel 700.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lasciamo ora il tempio e proviamo a recarci sul retro della masseria servendoci di un varco nella recinzione. Percorriamo così il campo che la circonda costeggiando il muro perimetrale, sino a raggiungere uno spiazzo dove ci imbattiamo in una vasca in pietra di raccolta dell’acqua. A ridosso di essa sorge un piccolo edificio con due ingressi sbarrati all’interno del quale si trova un vasto ma impraticabile giardino interno ricco di ulivi, limoni e altri arbusti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Raggiungiamo infine le spalle del complesso che da questo lato sembra ancor più decadente rispetto alla facciata. I vari ingressi del piano terra sono ostruiti da erbacce e le crepe nelle pareti rendono tutta il fabbricato pericolante. Sulla parte centrale cade dal tetto un tubo giallo di scarico macerie, segno di un lavoro di parziale ristrutturazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nonostante le difficoltà riusciamo comunque ad addentrarci all’interno di un paio di locali. In uno di essi, dalle volte in pietra, troviamo un letto e una credenza con viveri bottiglie di acqua. È probabilmente abitato da qualche clochard.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta quindi che lasciare questo luogo malandato. E tornando sui nostri passi scorgiamo, oltre la vicina recinzione, le finestre della dirimpettaia Santomauro: scuola che ogni giorno assiste al triste declino della dimenticata masseria Vassallo.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Felice Marotta - Grazie