di Katia Moro

Alto, basso, ricco, povero, italiano, straniero: Madonnella e i suoi contrasti
BARI –  Basse palazzine che fanno il paio con alti palazzi istituzionali, baresi veraci che vivono insieme a immigrati di ultima generazione, persone di ceto basso che abitano affianco a imprenditori e professionisti. E’ Madonnella, il quartiere con più contrasti di tutta Bari. (Vedi foto galleria)

Sorto a partire dagli anni 20 del secolo scorso, il rione è delimitato dalla ferrovia, via Abbrescia, il lungomare e via Giuseppe Di Vagno, dove si trova il ponte Giuseppe Garibaldi che porta a Japigia. In realtà fanno anche parte di Madonnella l’elegante e più centrale “quartiere Umbertino” nato tra la fine 800 e inizio 900 e la più nuova e periferica zona che si trova di fronte alla spiaggia di Pane e Pomodoro. Ma entrambe si differenziano dal cuore del rione per storia e architettura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Iniziamo il nostro viaggio partendo dal lungomare Nazario Sauro. Ci accolgono sfilando davanti a noi in successione vari e imponenti palazzi istituzionali: dalla Provincia con la sua caratteristica torre  al comando della Terza regione aerea, dal palazzo della Regione all’istituto nazionale di Previdenza sociale. Si tratta perlopiù di edifici sorti tra la fine degli anni 20 e l’inizio dei 30, durante il Fascismo, voluti dall’allora ministro dei Lavori Pubblici, Araldo di Crollalanza. Ognuno di questi palazzi si specchia nelle acque di un mare arginato da lampioni e panchine a cadenza regolare, assurti a simbolo cittadino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A vederlo “da fuori” Madonnella sembra quindi un imponente quartiere “di rappresentanza”, ma basta entrare da una della viuzze che partono dal mare per capire quanto il rione sia molto diverso. Ci addentriamo percorrendo via Egnazia. Da qui, lasciando sulla destra la sede pugliese della Rai costruita nel 1959 (il primo “grattacielo” barese), ci immergiamo su via Dalmazia, una delle strade più “larghe” della zona che delimita le ancora più strette e intricate stradine brulicanti di auto, vecchie case e negozietti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Già su questa via il panorama cambia: i monumentali palazzoni lasciano il posto ad antiche e basse case color pastello con balconcini e persiane verdi.  Le abitazioni sono comunque tutte in buonissimo stato, evidentemente ristrutturate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Altri edifici del genere è possibile ammirarli su via Vaccaro, strada perpendicolare che attraversiamo proprio mentre un uomo e una bambina cinesi ci vengono incontro: sono solo i primi stranieri che incontreremo passeggiando per questo quartiere. Arriviamo quindi su corso Sonnino, lì dove introdotto da largo Monsignor Curi sorge la chiesa di San Giuseppe: costruita nel 1913 riproduce in caratteri moderni il tradizionale stile romanico pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo ora nel “centro” di Madonnella. Accanto alla chiesa, quasi nascosto, sorge il piccolo cinema Esedra attivo da quarant’anni, mentre quasi di fronte si trova il teatro Nuovo Cinema Palazzo, risorto dalle ceneri dell’ex cinema omonimo. Sempre circondati dai bei palazzi d’epoca oltrepassiamo un noto pub cittadino e ci infiliamo sulla destra nella piccola via Somalia, con la sua targa littoria che ostenta il simbolo del fascio. Qui il panorama cambia decisamente: le stesse abitazioni colorate di cui abbiamo parlato prima sono messe decisamente peggio: i colori sono sbiaditi, i muri scrostati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In pochi isolati abbiamo quindi incontrato alti palazzi simbolo delle istituzioni, basse case eleganti e ristrutturate e palazzine che seppur d’epoca sono al contrario vittima del tempo e dell’incuria. Ecco il primo grande contrasto di Madonnella: quello architettonico. Ma non è l’unico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


In via Somalia ci imbattiamo in un circolo “ricreativo”: “la Zella”. Si tratta di uno dei tanti locali sparsi nei quartieri più popolari di Bari, dove si gioca a carte e si beve birra. Ma qui c’è una grande differenza: all’interno non si trovano solo anziani residenti del rione, ma anche tanti immigrati. Eccolo il secondo “contrasto”. In questo rione gli stranieri sono riusciti a “integrarsi” facendosi ben volere dai residenti storici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Io vivo qui da sei anni e mi sono sempre sentito a casa mia e se ho bisogno di una mano c’è sempre qualcuno disponibile», ci dice il 36enne Greg Avenido che proviene dalle Filippine. La stessa cosa ci conferma l’indiano 42enne Avtar Ram che ormai lavora stabilmente a Bari da ben 16 anni: in questo quartiere ha messo su famiglia e non ha alcuna intenzione di spostarsi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci spostiamo ora su via Addis Abeba, per una tappa obbligata: quella dello storico panifico Violante che sforna focacce da più di sessant’anni. «Siamo tre fratelli e viviamo nel palazzo in cui si trova la nostra attività – racconta il 58enne Giuseppe Violante -. La nostra vita si svolge tutta all’interno del quartiere e abbiamo ottimi rapporti anche con tutti gli immigrati. Quando sbarcarono per la prima volta gli albanesi fummo noi tra i primi ad accoglierli offrendo loro il nostro pane».   

Continuiamo il nostro cammino perdendoci tra le stradine di Madonnella. Su via Cattaro troviamo un altro circolo e tanti balconi da cui pendono sventolanti panni stesi ed emergono uomini e donne di disparate nazionalità. Giungiamo infine su piazza Francesco Carabellese, che custodisce la marmorea edicola votiva della Madonna cui si deve la denominazione del quartiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’attuale immagine della Vergine, che attira ancora oggi fedeli, è però una copia di quella originale in terracotta andata distrutta nel Dopoguerra. Di forma rettangolare campeggia isolata su una scalinata. Frontalmente le si oppone l’imponente sagoma neoclassica, dalla tonalità rosa pallido, della scuola elementare Balilla. Attiva da 90 anni è una delle più antiche di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltrepassando la piazza e continuando a percorrere corso Sonnino i contrasti architettonici appaiono ancora più evidenti. Se da una parte incontriamo non proprio bellissime case popolari squadrate di colore marroncino, dall’altra si stagliano eleganti e lussuosi palazzi e negozi, come la storica pasticceria Boccia, operosa dagli anni 30.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ l’ennesimo contrasto di Madonnella: quello tra il ricco e il povero. Perché anche se da sempre popolare, questo è un rione che si affaccia sul mare e a due passi dal centro: difficile trovare di meglio in città. In via Abbrescia ad esempio gli isolati più vicini alla costa ospitano uffici e bei locali, quelli verso l’interno mostrano al contrario palazzi sventrati e androni abbandonati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ma il bello del quartiere è proprio questo, la sua estrema diversità», afferma il 45enne commercialista Lorenzo, che abita qui da 16 anni e che incontriamo nei pressi del circolo “Amici delle Mauritius”. Un “club” che però di mauriziano ha ben poco, visto che al suo interno troviamo etiopi, indiani e italiani che giocano insieme a carte, bevono birra e guardano la televisione. «Ho tanti amici giudici e avvocati che come me hanno rapporti sia con i vecchi residenti del quartiere che con gli immigrati – spiega Lorenzo-. Perché qui viviamo tutti nelle stesse strade, serenamente. Non esiste a Bari un rione così multirazziale, multiculturale e “multisociale”. Madonnella è unico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • Giacomo - Ho letto tutto l'articolo, bella immagine del quartiere, così l'immigrato deve essere accolto, accettato, integrato. Poi c'è la chiesa di San Giuseppe dove c'è un Parroco eccezionale Don Tino. Auguri di buona permanenza.
  • Maurizio - Madonella è un quartiere che ho amato subito come grande amore .Oggi risiedo da da mesi.L essenza di Bari per me .


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