di Luca Carofiglio

Stanze vuote, chiese deserte, reparti fantasma: viaggio nell'ospedale militare di Bari
BARI – Finestre rotte, stanze vuote, chiesette deserte, piante che crescono in maniera selvaggia e ovunque, il silenzio. È ciò che resta dell'ex ospedale militare Bonomo di Bari, gigante abbandonato da dieci anni, della cui storia vi abbiamo parlato il mese scorso. Questa volta però nell’enorme struttura del quartiere Carrassi ci siamo entrati ed ecco il nostro desolante racconto. (Vedi foto galleria)

L’edificio, situato su una superficie di 50mila metri quadri, si trova nel quadrilatero compreso tra corso Alcide De Gasperi, via La Sorsa, via Giulio Petroni e via Pende. Assieme al 71enne Andrea Campanella, ufficiale dell'Esercito che nel nosocomio ci ha lavorato a lungo, varchiamo l'ingresso monumentale, ben visibile al civico 243 di corso De Gasperi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci ritroviamo così dinanzi alla struttura principale, caratterizzata da un tenue color crema e la scritta a caratteri cubitali che appena sotto il tetto ne riporta il nome e l'anno di progettazione: il 1936. L’ospedale fu inaugurato però nel 1939, rimanendo attivo per 69 anni, fino a quando nel 2008 a causa del taglio dei fondi destinati alla sanità dell'esercito fu improvvisamente chiuso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fronte a noi c'è l'entrata centrale, contraddistinta da vetrate in gran parte rotte, segno del passaggio di vandali e ladri. La varchiamo e imbocchiamo il lunghissimo corridoio che si apre di fronte ai nostri occhi. Su entrambi i lati del passaggio si affacciano diversi ex reparti fantasma: su quello destro per esempio intravediamo la farmacia, dove venivano conservate e in alcuni casi prodotte grandi quantità di medicine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Torniamo nel cortile, il punto da cui è da poco cominciato il nostro viaggio. Ci dirigiamo verso il lato destro dell'immobile, laddove è posizionato quello che era l'accesso più frequentato dell'ospedale. Qui si trova infatti il posto di guardia all’interno del quale i militari prendevano le generalità dei pazienti: gli ospiti poi si spostavano in uno stabile adiacente che fungeva da accettazione e sala d'attesa, poco prima di essere smistati negli ambulatori più adatti alle loro esigenze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scarpiniamo per qualche metro, lasciando alla nostra destra una statua raffigurante la Madonna lì presente sin dal giorno dell'apertura del Bonomo. Arriviamo così di fronte a un basso stabile color giallo pallido. «Doveva diventare la mensa dei pazienti - sottolinea la nostra guida -. Ne avrebbe accolti circa 500 e sarebbe stata organizzata con un sistema informatico in grado di memorizzare tutti i pasti da somministrare a ciascun malato. Purtroppo non è mai entrata in funzione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Svoltiamo dunque a destra, giungendo nella parte più "spensierata" del complesso: i campi da tennis dove i dipendenti si rilassavano tra una visita e l'altra. Ora sono quasi irriconoscibili per via delle erbacce che vi hanno preso il sopravvento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A poca distanza c'è anche il fabbricato giallo del reparto servizi, con il suo bar e gli ambienti nei quali Andrea ha lavorato per anni. Entriamo per un attimo nella stanza che fu il suo ufficio: l'ex militare ci fa vedere la planimetria delle sale, celando a fatica la commozione del ritorno dietro i suoi occhiali da sole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Torniamo sulla stradina che stavamo percorrendo e approdiamo davanti a un padiglione dotato di un torrione rivestito di vetrate: riprende in pratica lo stile dell'edificio posto dinanzi all'ingresso monumentale. Al suo interno erano attive le commissioni che valutavano i futuri graduati, gli aspiranti membri dei corpi speciali e i candidati alla pensione militare e civile. Secondo indiscrezioni raccolte dal Demanio la struttura è in fase di ristrutturazione, dopo essere stato assegnata ad alcuni uffici amministrativi statali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giriamo a sinistra, cominciando a costeggiare il muro che a fatica contiene l'avanzare delle piante. Sul lato destro la parete protegge il reparto di dermatologia: un mese fa avevamo raccontato come nel sottoscala di questa struttura ci fossero i disegni di una nave esplosa nel porto di Bari nel 1943 e di un Braccio di ferro con in mano una razione "K", tipico rancio dei soldati alleati. «Furono realizzati da uno dei sottoufficiali inglesi che occuparono lo stabile durante la Seconda guerra mondiale - evidenzia Campanella -. Oggi però non è accessibile perchè è chiuso a chiave».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Continuiamo la nostra esplorazione lasciandoci dietro due enormi capannoni usati come archivio e un’altra stanza dove oltre a un bagno distrutto spicca un calendario del 2007, testimonianza di come qui il tempo si sia fermato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Pieghiamo verso destra, sul lato del nosocomio adiacente via Pende e arriviamo davanti alla pregevole chiesetta dell'ospedale, dedicata alla Vergine Immacolata. Oggi sconsacrata, è lì sin dall'inaugurazione del Bonomo. Ristrutturata nel 1995, possiede una bianchissima facciata rettangolare sulla quale impera una grossa croce e si incastonano tre portali marroni che danno accesso al tempietto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’interno sono ben conservati sia l’altare che i dipinti restaurati con l'aiuto di alcuni militari agli ordini di Campanella. «Ho un legame particolare con questa cappella - confessa il 71enne -. Qui feci celebrare il funerale di mio figlio, investito a 18 anni vicino allo stadio San Nicola: fu l'ultima messa che ospitò».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Usciamo dal tempietto per dirigerci nuovamente verso l'immobile principale, dove abbiamo aperto e chiuderemo la nostra ispezione. Vi accediamo da un ingresso secondario che evoca ricordi decisamente più allegri: conduce infatti nell'ambiente che conteneva il cineforum e la zona riservata agli spettacoli di piano bar. Film e melodie di dieci anni fa, oggi sostituite da una perenne quiete.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta quindi che avviarci all’uscita, lì dove un’elegante cancellata nera si chiude tristemente alle nostre spalle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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  • carlo de lucia - @... BRAVO LUCA...HAI FATTO UN OTTIMO SERVIZIO SUL QUESTO IMPONENTE E COLOSSALE IMMOBILE DEGRADATO E ABBANDONATO...COMPLIMENTI...
  • Lucio - Bravissimo Luca, mi hai riportato indietro Nel tempo perché in questo ospedale passavo le mie visite du controllo per ritornare in servizio. Tutto bello ricordare la chiesetta, la mensa e puoi passage da un reparto all'altro per le visite e puoi per gli uffici a ritirare i documenti. La cosa piu importante che l'ex collega non ti ha ricordato, era l'incontro li in quel posto di fare amicizia e incontri con gente di tutte le forze armate. Io della M.M. facevo amicizia con colleghi dell'Esercito, Aereonautica , e altri corpi, scambiandoci opinioni sella nostra divisa. Grande Luca bravo e grazie


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