di Luca Carofiglio - foto Antonio Caradonna

Il rione Madonnella, dove tra bassi e colorati palazzi sopravvive la Bari di inizio 900
BARI - Sono il simbolo della Bari di cento anni fa, ma a partire dal Secondo Dopoguerra, dopo distruzioni e abbattimenti, delle basse palazzine color pastello che caratterizzavano un tempo i rioni storici di Bari è rimasto ben poco, giusto qualche centinaio di esemplari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel murattiano, dove ancora oggi si registrano dolorose demolizioni, sono state sostituite da moderni e spesso obbrobriosi edifici. A Carrassi e a Picone ne è rimasta giusto una manciata, mentre a San Pasquale e soprattutto Libertà la presenza di queste strutture, seppur rilevante, è accompagnata da uno stato di conservazione a dir poco pessimo.

Un’eccezione in città però c’è: Madonnella, lì dove soprattutto la zona a sud di corso Sonnino conserva intere stradine che quasi non sono state toccate dalla furia edilizia dei decenni passati. In via Signorile, via Tanzi o via Mola è quindi ancora possibile comprendere come appariva la Bari di inizio 900, grazie a palazzotti ben ristrutturati che sopravvivono mantenendo i loro tratti originali. (Vedi foto galleria)

Il nostro viaggio comincia da piazza Balenzano, su cui si affaccia la parte posteriore della caserma Picca, eretta nel 1880. Di fronte a quell’ingresso che per migliaia di giovani ha rappresentato l’accesso (o l’esenzione alla leva militare), si innalzano tre fabbricati, quasi disposti in ordine cromatico dal giallino chiaro all’arancione. Presentano cornicioni decorati, timpani e ringhiere in ferro battuto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è girando a sinistra su via Tanzi che abbiamo quasi l’impressione di essere stati catapultati in un’altra epoca. Qui infatti si conservano ben venti edifici situati uno accanto all’altro, nel giro di soli trecento metri. Su entrambi i lati della strada i palazzi, dalle chiare tinte a pastello, non superano i quattro piani di altezza. Di particolare bellezza è quello marroncino situato al civico n.9. È arricchito da due facce di leoni che sorreggono il portale di ingresso agghindato con festoni e scudi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nella zona non mancano comunque esempi di abitazioni più eleganti e in stile liberty, di quelli che è più facile trovare nella parte nobile di Madonnella, quel “quartiere Umbertino” che si affaccia sul mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ad esempio al n.19 si erge un preziosa abitazione bianco e rossa sulla quale facciata sono presenti due maschere apotropaiche umane: grossi faccioni dall’alto del portone scrutano chi passeggia sul marciapiede. I balconi sono puntellati da conchiglioni, gattoni e mensole ingraziate da fiori e frutti, il tutto realizzato con finissimi particolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci dirigiamo ora su via Emanuele Mola, stradina che conta ben quindici edifici storici. Se ad angolo con via Tanzi scoviamo una costruzione più elegante e in stile eclettico, tutto il resto della strada è caratterizzato da immobili più bassi prevalentemente di colore bianco o rossiccio con le persiane marroni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’arteria termina davanti al muro che separa il quartiere dalla ferrovia, lì dove oltre i binari si staglia uno dei due splendidi palazzi presenti sulla breve via Tunisi. È quello rosso di quattro piani progettato tra il 1915 e il 1916 e caratterizzato da sfarzosi quanto inquietanti mascheroni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giriamo ora su via Dieta di Bari, per andare poi a percorrere sulla sinistra via Michelangelo Signorile. Qui quattordici case vivaci e secolari si avvicendano con i loro tre piani su una distesa di automobili parcheggiate. Nonostante ciò il colpo d’occhio è splendido, grazie anche all’edificio bianco in stile “veneziano” sullo sfondo: è palazzo Zippitelli, simbolo di quella piazza Carabellese che ospita l’edicola votiva della Madonna che dà il nome al rione.

In particolare al n.25 ne notiamo uno particolare giallo e rosso che si differenzia dagli altri con i suoi colori “sgargianti”. Si trova ad angolo con via Tanzi, strada che ripercorriamo con piacere vista l’armoniosità dei suoi fabbricati, per dirigerci verso via Vallona. Qua, seppur presenti in grande quantità, le nostre case avrebbero probabilmente bisogno di un serio restauro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La strada interseca via Nicolò Pisani, altra piccola arteria con otto interessanti palazzi storici. In particolare balza all’occhio quello rosso all’incrocio con via Vallona, con le eleganti lesene che corrono dal capitello fino al balcone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La viuzza termina su corso Sonnino con un’abitazione monumentale: l’imponente Capasso-Fasano, che dal 1926 impera su tutte le altre residenze con i suoi quattro piani e i balconi a balaustra, sorretti da fini sostegni disposti su altrettanti quattro sezioni simmetricamente e in ordine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Decidiamo di terminare il nostro viaggio qui, nella speranza che almeno questa parte di città possa essere preservata da quella fame di “nuovo” che nel giro di pochi decenni ha ferito e quasi ucciso la “bella Bari”

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  • Vito Petino - Non è proprio un'opera da teatro, ma uno spettacolo deprimente dell'immediato dopoguerra che avveniva in tende di fattucchiere e davanti alle grandi caserme di Bari ... VISTO IL PROLIFERARE ANCHE SUL WEB DI OROSCOPI , INTERPRETAZIONE DI FONDI DI CAFFÈ E LETTURE DI INTERIORA, ENNESIMA RICHIESTA DI PROPOSTA DI LEGGE PER ELIMINARE DEFINITIVAMENTE UNA ATAVICA CATEGORIA DI FUORILEGGE: MAGHI, STREGHE, FATTUCCHIERE, INDOVINI ... Stramaledetti dal Signore, ma vi sembra che, dopo avervi combattuto per una vita intera, lottato anche con infinite proposte di legge per la vostra estinzione legale, mi rivolga a voi, crani vuoti e banditi, manco buoni per i cani, per sapere quanti giorni mi restano in cambio del soldo di Giuda che intascate sempre dai gonzi. Gonzi che in parlamento ce ne dovrebbero essere molti, se hanno paura di approvare quelle mie proposte. Gonzi parlamentari che sembrano intelligenti, ma per sfortuna dei cittadini sono solo ricchi, se sostengono nelle loro tv, nei loro quotidiani, settimanali e mensili, argomenti fumosi e di secoli bui come gli oroscopi che mai una ne azzeccano. Vi faccio io una predizione gratis. Anche presunti maghi, streghe, indovini e fattucchiere muoiono e il loro grano rubato è crusca che anche gli animali rifiutano, tanto puzza di crimine. Ricordo un episodio da ragazzino di 8 anni, quando abitavamo in via Carulli. Mia madre si aggirava fra le bancarelle di via Abbrescia per far spese, sempre attenta a tenerci d'occhio fra tanta gente. Messe in mano a me e mio fratello le cose più leggere, con il resto della spesa nella borsa a tracolla, ci prese per la mano libera, incamminandoci verso casa. Pochi passi e ci si parò davanti una signora dalla pelle scura, capelli neri arruffati in crocchia, una gabbietta con pappagallini in mano, tutta discinta col suo lungo abito sporco e puzzolente. "Bella signora, la fortuna è con te. Dammi la mano, e così vedo la buona sorte anche dei tuoi bambini", e con la mano libera mi prese il mento sollevandolo. Come se avesse toccato un ferro arroventato, fece un salto indietro. "Aaahhh, ha gli occhi di fuoco questo bambino", e scappò via sparendo nella folla. Effettivamente per quel tocco rivoltante l'avrei fulminata. Ma istintivamente avevo messo in pratica un consiglio di una mia amichetta zingarella, conosciuta nei giardinetti di piazza Balenzano, mentre i suoi erano in fila con altri poveri nei pressi della cucina del distretto militare, affianco al cinema Casa del Soldato, alle spalle della Caserma Picca, in attesa del pasto di mezzogiorno che due militi versavano con un mestolo molto grande da un calderone nei recipienti di fortuna che ogni povero aveva in mano. Un barattolo grande e vuoto, di quelli contenenti salsa, e manico di ferro filato intrecciato. Scena che a mezzogiorno e sera si ripeteva fuori ogni caserma di Bari nel primo dopo guerra. La zingarella mi aveva invitato più di una volta nel carrozzone dove mangiava, dormiva, viveva la sua famiglia. E fu lei a dirmi "Se ti chiedono soldi per leggerti la mano, guarda fisso negli occhi la donna o l'uomo che ti sta di fronte in assoluto silenzio, senza mai abbassare lo sguardo finché non lo fanno loro, e li vedrai scappare via", ed è quello che da allora ho sempre fatto per far fuggire le disoneste fattucchiere, gli indovini ladroni. Forse è la paura di essere scoperti ladroni che accomuna zingari e parlamentari a essere solidali. Ed è quello che farò anche ora, sia per falsi indovini che per veri parlamentari, per i milioni di tentativi che questi disonesti abbaglia gonzi provano oggi online, come la sottostante mail ricevuta stamattina (notare nella missiva il tono minaccioso, intimidatorio e ricattatorio in grassetto). A ME GLI OCCHI CHE VI INCENERISCO ... non so come inserire la foto dei nuovi maghi online ...


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