La storia di Frate Menotti: il dissacrante caricaturista che raccontò Bari in punta di matita
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martedì 8 luglio 2025
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di Giancarlo Liuzzi
Oggetto della matita di Menotti erano politici, artisti, luoghi mondani ed eventi storici, raffigurati in oltre 2000 vignette tra disegni, litografie e acquerelli pubblicati sui giornali dell’epoca (Fra Melitone, Don Ferrante, Corriere delle Puglie, La Gazzetta di Puglia) o esposte nei caffè e nelle librerie della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi buona parte di queste opere sono conservate nella Biblioteca Sagarriga Visconti Volpe, nel Museo Civico di Bari e nella Biblioteca comunale di Bitonto. Alcune però fanno parte di collezioni private: come quella di Sabino Scianatico, ex proprietario della libreria Barium, che comprende 114 illustrazioni datate tra il 1888 e il 1902. Tavole che sono state recentemente pubblicate nel volume “In punta di matita. L’arte di Frate Menotti nella collezione Scianatico” (edizionidipagina) curato da Nicola Cortone, Giulia Perrino e Francesco Quarto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Abbiamo così approfittato dell’uscita del libro (in cui sono riportati anche i disegni più conosciuti dell’artista) per ripercorrere la vita del caricaturista. (Vedi foto galleria)
Vittorio Amedeo Menotti Bianchi nacque a Bari nel 1863. Suo padre Tommaso era un valente disegnatore e fu lui probabilmente il suo primo maestro di disegno. Sin da giovanissimo Vittorio iniziò a collaborare con alcuni giornali di satira. L’arte della caricatura infatti, alla fine dell’800, era divenuta una nuova forma di comunicazione di idee e ideali in tutte le principali città d’Italia: uno strumento attraverso cui molti artisti sbeffeggiavano la società e i potenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Bari vantava un vasto parterre di vignettisti: da Nic Mac a Damaso Bianchi, da Di Kean a Esperus. In questa vivace scena artistica iniziò la sua carriera il giovane Menotti il quale, al lavoro da impiegato (prima nella Banca Bitontina e poi alla Camera di Commercio di Bari) prediligeva il disegno. Lo fece ben intendere in un suo autoritratto del 1890 dove, seduto alla sua scrivania del suo ufficio, fantastica su volti caricaturali che appaiono tra i fumi della sua pipa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1888 iniziò la sua collaborazione con il settimanale umoristico barese Fra Melitone, dove prese il suo identitario nome d’arte. Il giornale infatti, sulla scia del Fischietto di Torino, per vezzo anticlericale era ironicamente strutturato come un convento dove ogni redattore si firmava con lo pseudonimo di “Frate”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra il 1890 e 1894 pubblicò gli album di caricature Colpi da orbo e Macchiette, lavorando poi per giornali quali Figaro, Don Ferrante, Corriere delle Puglie, La Gazzetta di Puglia.
I “bersagli” prediletti delle sue caricature erano i politici locali e nazionali, i personaggi di spicco della società e della Chiesa e i componenti della borghesia barese, con i loro atteggiamenti altezzosi. Tutti venivano raffigurati eccessivamente grassi o, al contrario, magrissimi e minuti con i caratteri facciali accentuati e spesso in situazioni paradossali o “umilianti”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra questi il sindaco di Bari Giuseppe Re David vestito da menestrello e preso per la barba da una cantante lirica sul palco del Piccinni. Oppure il politico Vito Nicola De Nicolò rappresentato con le sembianze di un cane su una tazzina da caffè o l’onorevole Nicola Balenzano nelle vesti di mago che vola a cavallo di una scopa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Vi sono poi i grandi musicisti del tempo come il compositore molese Nicolò Van Westerhout che vola su Bari con il libretto della sua opera lirica il Cimbelino o il direttore d’orchestra Biagio Grimaldi, fondatore dell’omonima polifonica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I personaggi venivano spesso raffigurati nella quotidianità della Bari di allora: al teatro Piccinni ad esempio oppure negli storici caffè cittadini come Stoppani o Risorgimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le sue caricature non mancarono di far emergere gli ideali antigiolittiani e le posizioni antimilitariste, in un periodo in cui la censura politica iniziava a farsi strada in tutta la Penisola. Tra gli eventi della Prima guerra mondiale riprodotti da Menotti ci sono i “festeggiamenti” in piazza Umberto per gli italiani espulsi dalla Turchia a seguito della guerra libica (1912), l’incursione aerea austriaca sulla città (1916) e l’arrivo della febbre spagnola (1918).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma Menotti disegnò anche avvenimenti storici più leggeri o immaginari. Celebre è la dissacrante rissa in Paradiso tra San Nicola e San Marco per la contesa tra Bari e Venezia della sede dei servizi postali e commerciali dell’Adriatico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E ancora il sindaco Sabino Fiorese (con ai piedi il giornalista Raffaele Gorjux) che inaugura busto e lapide a Murat nel centenario dell’omonimo quartiere. E poi l’ingegnere De Giglio che osserva il teatro Margherita in costruzione e i frati domenicani di Bari che gioiscono a seguito dell’assoluzione al famoso processo che li vide coinvolti nel 1915.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’avvento del fascismo segnò però un colpo decisivo alla libertà di stampa e al mondo della caricatura. A quegli anni risalgono infatti le ultime tavole firmate da Menotti. Del 1923 è quella che ritrae il ministro Giovanni Gentile affiancato da tanti fogli di promesse politiche non mantenute, tra cui il mancato avvio della costruzione dell’Università di Bari. Naturalmente la sua critica nei confronti del regime gli causò molti problemi e fu addirittura allontanato dalla Gazzetta di Puglia dove aveva lavorato per svariati anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Morì l'11 settembre del 1924, a poco più di 60 anni, chiedendo per disposizione testamentaria che le sue tavole caricaturali non andassero perdute. Così gli 833 acquerelli e litografie e i 400 libri vennero donati alla Biblioteca di Bari dove fu costituito un fondo archivistico a lui dedicato, a ricordo del caricaturista che in punta di matita aveva raccontato Bari con ironia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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