Bari, troppo periferica ma ricca di volumi rari e preziosi: è la secolare Biblioteca nazionale
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giovedì 14 marzo 2024
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di Daniela Caiati - foto Paola Grimaldi
La biblioteca è la più grande di Bari e può fregiarsi del titolo di “nazionale” perché dipende dal ministero della Cultura. Per visitarla dobbiamo dirigerci in via Oreste Pietro, strada situata tra i quartieri Libertà e Marconi, a nord della cosiddetta zona della “Guargnèdde”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui si trova l’edificio costruito negli anni 30 che un tempo dava accesso all’area mercatale che comprendeva il frigorifero municipale, il mercato ittico e il mattatoio. A sormontare il portale d’ingresso c’è infatti la scritta “Macello Comunale” che ricorda le origini di questo grigio complesso di impianto classicista e simmetrico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da diciotto anni a questa parte è la sede della Cittadella della Cultura, la quale oltre a ospitare la Biblioteca accoglie anche l’Archivio di Stato, che conserva i documenti prodotti da enti pubblici e da istituzioni private.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’ingresso ci accoglie la direttrice Antonietta De Felice, che ci mostra subito il busto del senatore barese Girolamo Sagarriga Visconti-Volpi. «Fu lui nel 1863 a offrire al Comune di Bari i primi duemila libri - spiega la responsabile -, i quali furono posti nella vecchia sede del Municipio, in strada Palazzo di Città. La raccolta, arricchitasi di altri migliaia di volumi, fu inaugurata nel 1877 per poi essere trasferita nel 1895 al pian terreno del Palazzo dell’Ateneo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E lì, nella sede dell’Università cittadina, la biblioteca ci è rimasta per svariati decenni, visitata quotidianamente da migliaia di studenti. «Gli spazi però con il passare del tempo sono diventati insufficienti - sottolinea la direttrice - , così nel 2006 dopo la ristrutturazione dell’ex città annonaria si è deciso di trasferire tutto il patrimonio librario nell’attuale sede».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Uno spostamento che se da un lato ha regalato tanto spazio alla collezione (l’edificio si estende su ben 11.500 metri quadri), ha però allontanato la cultura dagli studenti. Come denunciammo in un nostro precedente articolo, la Sagarriga Visconti ha infatti sofferto sin da subito della sua posizione estremamente periferica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ed è un problema che non è stato superato – ammette De Felice -: quando la biblioteca si trovava in Ateneo l’affluenza era enorme, ora invece è molto limitata. Il recente ampliamento dell’orario prolungato ha comunque favorito un aumento dei lettori, ma si potrebbe fare di più, magari istituendo finalmente un’adeguata rete di trasporti che favorisca il collegamento con il centro cittadino».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qualche anno fa si temette addirittura per la chiusura della Sagarriga Visconti, dovuta anche all’assenza di personale: pericolo che pare essere stato scampato grazie alle nuove assunzioni.
Peccato, perché gli ambienti risultano spaziosi, moderni e dotati di 170 posti a sedere complessivi e numerose postazioni informatiche. Qui, dove un tempo c’era l’area del mercato ittico sono ospitati 500mila libri tra opere letterarie, enciclopedie, dizionari, monografie, testi universitari, volumi storici e giuridici. Un patrimonio che continua a crescere grazie a donazioni e nuovi acquisti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La direttrice ci conduce ora nell’area dove un tempo si trovava il frigorifero municipale, lì dove si trova la “chicca” della biblioteca: la “Sala manoscritti e rari”. Qui sono infatti presenti i volumi antichi, consultabili da tutti ma ovviamente esclusi dal prestito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Rari e preziosi sono ad esempio gli “incunamboli” o “libri in culla”, così chiamati perché rappresentano i primi libri a stampa a caratteri mobili, pubblicati nel corso del XV secolo. Tra questi un testo del 1495 che riporta gli scritti del teologo San Bernardo da Chiaravalle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Vengono chiamate invece “cinquecentine” quelle raccolte di libri pubblicate a partire dal 1501, quindi nel XVI secolo. «Quelle che possediamo sono perlopiù opere teologiche che provengono da biblioteche di conventi soppressi acquisiti dallo Stato», sottolinea De Felice, mentre ci mostra l’unica copia esistente al mondo della “Historia della Madonna di Leuca”, opera anonima del 1588.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra i pezzi più particolari c’è un antifonario corale del XV-XVI secolo rilegato in pelle con vistose borchie in ferro e poi un libro formato “mignon” della dimensione di 50x30 millimetri. Si tratta della galleria dei personaggi danteschi in prosa realizzata nel 1880 da Cesare Fenini. Appare gigante invece l’Inferno di Amos Nattini: un volume dal peso di 60 chili pubblicato nel 1931.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E tra antiche cartine geografiche e spartiti musicali non possono mancare opere locali. Tra queste il libro su San Nicola dello storico barese Antonio Beatillo. «L’opera fu stampata più volte ed è considerata un “best seller” dell’epoca – spiega la direttrice -. Quest’edizione del 1620 è particolare perché riporta glosse, appunti e anche la scritta “Dominicus Cagnetti” che probabilmente era il nome del possessore del libro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La Sagarriga Visconti nasconde infine anche diversi manoscritti, alcuni dei quali antichissimi. La direttrice prima di salutarci ci mostra con orgoglio la punta di diamante della biblioteca: la pergamena di Bona Sforza. Il documento è datato al 28 febbraio 1528 e riporta un contenzioso tra la duchessa di Bari e il sovrano di Napoli per assicurare alla città di Bari un castellano che non fosse inviso a lei e alla popolazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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