di Laura Villani - foto Antonio Caradonna

Tra restauri fedeli e rivoluzioni architettoniche ecco il "nuovo" Teatro Margherita
BARI – Primo edificio in cemento armato della città, teatro della tarda belle époque, night club americano, cinema: tutto questo è stato dal 1914 il Margherita di Bari. Si tratta di uno dei simboli del capoluogo pugliese: una struttura liberty che, grazie al sapiente uso di palafitte, si pone adagiata sul mare, protetta dai Moli Sant’Antonio e San Nicola.

Il politeama, in disuso da ben 28 anni, sta finalmente tornando agli antichi splendori, grazie a un monumentale lavoro di consolidamento, restauro e riqualificazione che, iniziato nel 2001, dovrebbe terminare nel 2019. Per lui si prevede un futuro museale: sarà infatti uno dei fulcri del nuovo “Polo delle arti contemporanee” della città.

Nel frattempo, grazie alle Giornate d’autunno del Fai, il teatro si è mostrato parzialmente al pubblico sabato e domenica scorsi, rivelando la sua nuova veste. Si è potuto visitare il foyer, restituito ai suoi fasti liberty e adocchiare la vecchia sala cinematografica, completamente rifatta e in contrasto con l’aspetto antico dell’atrio. (Vedi foto galleria)

Ma facciamo un passo indietro. Era l’agosto 1914 quando il “Kursaal Margherita”, progettato da Francesco de Giglio e Luigi Santarella per la “Società anonima pubblici divertimenti Orfeo” di Bari, fu inaugurato con un gran numero di varietà sulle ceneri di una precedente struttura in legno distrutta da un incendio. Il tempio dello spettacolo si andava così ad aggiungere al “miglio dei teatri” che animava il capoluogo pugliese all’inizio del secolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra il 1943 e il 1946 lo stabile venne occupato dall'esercito angloamericano e rinominato “Garrison Theatre”, diventando così un luogo di svago per le truppe impegnate nel Secondo conflitto mondiale. Guerra che non risparmiò qualche danno al teatro, che fu però ristrutturato e adibito a cinema. Per più di trent’anni quindi il Margherita ospitò proiezioni di film, fino a quando nel 1979 a causa di lavori di adeguamento e alti costi di mantenimento, fu restituito al Demanio. La nuova “vita” durò però poco: il 20 febbraio del 1980 fu proiettata l’ultima pellicola e il Margherita chiuse per sempre i battenti.

Oggi, a distanza di tanti anni, ci ritroviamo quindi nuovamente davanti a questo storico edificio la cui entrata si affaccia sul Lungomare Imperatore Augusto. L’esterno è stato completamente ristrutturato utilizzando il colore “storico”, ovvero il particolare e tenue rosso mattone. Il restauro ha messo in evidenza le mille decorazioni di inizio 900, come ghirlande, festoni, mascheroni e fiocchi stilizzati che si alternano a stemmi e putti.

Le figure si rincorrono per tutto il prospetto, sul quale si innalza un grande arco a vetrata sovrastante il portale d’ingresso retto da colonnine classiche i cui capitelli sono stati recuperati o rifatti in base a vecchi calchi. Da qui si innalzano due torri con pinnacoli e guglie, mentre le finestre di gusto neoclassico sono incluse tra lesene con capitelli corinzi, cornici marcapiano e cornicioni di coronamento aggettante. Completa il tutto il “cappello” della cupola ottagonale con lucernario di chiusura, il cui manto è stato ricoperto di rame.


Non ci resta ora che entrare. Saliamo alcune scale che ci conducono sul nuovo e largo pontile in legno e da qui varchiamo la soglia. Davanti ai nostri occhi si apre il foyer, anch’esso ottagonale, su cui si affacciano piccoli palchi e finestre: in fondo, ampie vetrate inondano l’ambiente di luce.

Qui sono evidenti lavori di recupero dell’intonaco e delle modanature, mentre alcuni elementi come i pilastri e le travi sono stati lasciati più “grezzi”, quasi come in un castello abbandonato, creando un interessante contrasto con l’eleganza dell’insieme.

La sensazione di trovarci in un ambiente fedele alla sua storia si accentua quando, guardando in su, notiamo i delicati dipinti murali della cupola. Anche qui predomina lo stile liberty che si esprime con le maschere, i festoni e gli elementi vegetali degli stucchi dorati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quattro nicchie “abitate” da figure femminili si intervallano ad altrettante porzioni di cielo azzurro, con un effetto trompe-l'œil che vede adagiarsi su soffici nuvole gruppi di cherubini che trasportano lunghe ghirlande fiorite. A dipingerli nel 1916 fu l’artista barese Nicola Colonna, già decoratore di altri importanti edifici del capoluogo pugliese come l’Ateneo, il Palazzo di Città e la Prefettura.


Il foyer diventerà una “piazza” a ingresso libero, mentre l’ala alla sua destra, ex privé, sarà affidata a un nuovo lotto di lavori che vi inseriranno caffè e spazi ricreativi. Da terminare sono anche le ristrutturazioni del piano superiore dell’atrio, le cui vetrate con vista mare hanno decorazioni in ferro battuto ad ali di farfalla.

Alla nostra sinistra si apre invece l’ingresso dell’ex sala cinematografica da 560 posti, abbracciata da  ballatoi metallici che si sviluppano su due piani e dotata di un nuovo pavimento in parquet. Non è permesso entrare, ma anche dall’esterno si intuisce come qui più che di restauro si è trattato di rifacimento ex novo.

Ciò che colpisce immediatamente è infatti l’aspetto solido, industriale e decisamente contemporaneo, in netto contrasto con quanto visto nel foyer. Qui non ci sono infatti stucchi né affreschi, anzi i muri sono coperti da pannelli fonoassorbenti bianchi e grigi dalla disposizione apparentemente casuale che dovranno garantire un’acustica adeguata in caso di rappresentazioni sperimentali, mentre le controsoffittature sono dotate di lucine a led.

Non siamo a conoscenza dei motivi per cui per quest’area del Margherita si è deciso di attuare una "rivoluzione architettonica": probabilmente la sala, logorata da anni di abbandono, offriva meno materiale art nouveau da recuperare.

Il nostro tour termina sul retro del teatro, lì dove una terrazzina ci permette di “affacciarci sulla città”. Ci sono il mare, i gozzi, N’dèrr’a la lanze, il Barion e in lontananza la torre della Provincia. Una vista che, si spera, potrà essere presto restituita a tutti i baresi. 

(Vedi galleria fotografica)


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  • Emanuele Zambetta - Non sono amante dell'arte moderna mescolata a quella del passato ma, comunque... caro Margherita, rinasci! Lunga vita a te!


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