Edifici antichi, negozi storici, locali per immigrati, movida serale: è il variegato mondo di via Abbrescia
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lunedì 28 luglio 2025
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di Giancarlo Liuzzi e Marco Montrone - foto Rafael La Perna
Si perché via Abbrescia, grazie alla sua posizione “a metà”, racchiude eleganti palazzi di fine 800/inizio 900 (come nell’Umbertino), ma anche piccoli esercizi commerciali a conduzione famigliare aperti da decenni (come nel Madonnella propriamente detto). Sulla strada ci si imbatte poi in vinerie e birrerie alla moda (in linea con la nuova vocazione “movidara” dell’Umbertino) ma pure in negozi inaugurati da asiatici (simbolo del multiculturalismo che caratterizza il Madonnella più popolare).
Siamo quindi andati a farci una passeggiata su via Abbrescia: una strada che offre uno spaccato unico di Bari. (Vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Imbocchiamo la strada da via Carulli. Qui siamo nel Madonnella più popolare, sviluppatosi a partire dagli anni 10 del 900 come proseguimento dell’Umbertino. Quest’ultimo invece (in cui entreremo più avanti) è una zona nata tra la fine dell’800 e il l’inizio del 900 e contraddistinta sin dalle sue origini da eleganti e sontuosi palazzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Capiamo di essere nella parte meno “nobile” di Madonnella dall’insegna di EA store & services: un negozietto gestito da due anni da una famiglia filippina che si presenta come un punto di ritrovo per immigrati offrendo dalla frutta ai prodotti alimentari asiatici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E a pochi passi ecco il primo negozio storico della via. Si tratta della bottega-laboratorio L’antico, l’usato e altro di Massimo Briamo che, dal 1980, realizza e vende statue e decori per presepi oltre ad oggetti d’antiquariato di ogni genere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A confermare l’aspetto multiculturale-popolare del primo tratto di via Abbrescia c’è il ristorante filippino Pinoy, aperto nel 2022 dal cuoco Melvin e da suo cugino Alex ai piedi di una bassa palazzina turchese di inizio 900.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguendo con lo sguardo all’insù notiamo edifici di inizio 900 ocra e rossi con i loro eleganti fregi e decori liberty, come i volti femminili posti sugli architravi dei portoni. Fabbricati che, seppur antichi, sono meno imponenti di quelli che caratterizzano l’Umbertino e soprattutto in molti casi appaiono bisognosi di un serio restauro.
Al civico 25 ci imbattiamo ad esempio in un fatiscente fabbricato abbandonato da mezzo secolo dopo aver ospitato negli anni 70 locali quali “Hang Up” e “Grottino”. La facciata color terra è ormai decadente con alberi di fico che crescono tra le crepe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’immobile custodisce però un sorprendente elemento in ferro battuto che sovrasta l’ingresso. Si tratta di un “occhio della Provvidenza”: un triangolo che presenta al suo interno l’occhio di “gadu”, simbolo legato al mondo della Massoneria. Possibile che cento anni fa l’edificio ospitasse una loggia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo sulla via dove si alternano storiche lavanderie a negozi etnici come il mini market Razzaq, aperto 10 anni fa dal pakistano Zafar Iqbal, che vende prodotti orientali di ogni genere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre sulla sinistra, ai piedi di un palazzotto rosso, si trova la vineria Madò: segno che l’Umbertino con i suoi locali della movida è vicino. Ma noi siamo ancora nel Madonnella più popolare e lo dimostra l’insegna retrò della Merceria: negozio aperto nel 1967 da Santa Consalvo e oggi gestito dalla figlia Angela. Un piccolo esercizio commerciale tra i più antichi del settore in città che vende bottoni, rocchetti, calze, ventagli e cappelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accanto ecco invece Atelier 11, bottega di calzolai della famiglia Calabrese attiva da 35 anni. All’interno, insieme all’odore di pelle e colla, vi sono ancora antichi strumenti utilizzati un tempo per realizzare scarpe fatte a mano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il locale si trova al piano strada di un massiccio edificio giallo di sei piani che si allunga per oltre 60 metri. Si tratta di Palazzo De Filpo, realizzato nel 1935 dall’ingegnere Gino Consigli. Le particolari linee dei balconi e i decori dell’atrio interno, con vasi neri e vetrate colorate, ne fanno un caratteristico esempio di architettura razionalista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma eccoci arrivati all’incrocio con via Cardassi (sulla sinistra) e corso Sonnino (sulla destra). A manca (e di fronte a noi) si estende il quadrilatero dell’Umbertino, mentre dall’altra parte si entra nel cuore del Madonnella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Guardandoci intorno ci appare davanti agli occhi un mix variegato ed esemplificativo di ciò che è via Abbrescia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si parte sulla sinistra con la libreria-pub Prinz Zaum, che dal 2014 ha preso il posto della Latteria Principe che qui operava dalla seconda metà degli anni 30. Mentre sul lato opposto una serie di basse palazzine dai colori vivaci ospita al piano terra i laboratori dell’azienda di cornici Corallo, avviata 50 anni fa da Gianni Corallo e gestita oggi dal nipote Gianluca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla parte nord dell’incrocio abbiamo poi da una parte il grandioso prospetto eclettico di Casa Muciaccia, realizzata su progetto dell’ingegnere Vincenzo Danisi nel 1925 con caratteristiche dell’art decò milanese. Dall’altra invece si innalza possente la facciata neoclassica con massicci pilastri bianchi di una delle Palazzine De Bellis, realizzate nel 1931 dall’architetto Guido Fiorini e dall’ingegnere Vincenzo Chiaia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ai piedi dell’edificio si trova il Panificio Signorile. Aperto nel 1931 da Gianfranco Signorile, fu attivo fino al 2004 quando chiuse i battenti. Nel 2021 il nipote del fondatore lo ha però riaperto continuando la produzione da forno e aggiungendo la possibilità di fare aperitivi e bere dei drink.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Continuiamo su via Abbrescia avvicinandoci pian piano a Largo Adua, il fulcro della movida serale dell’Umbertino. Prima però, ad angolo con via de Romita, ai piedi della seconda palazzina De Bellis, un negozietto richiama la nostra attenzione. Si tratta della Legatoria Gm di Luigi Mangione, che qui opera dagli anni 60. L’attività è una delle poche a utilizzare ancora i caratteri mobili per la stampa oltre a metodi di una volta per ricucire e rilegare libri antichi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da qui in poi il tratto più popolare di via Abbrescia lascia il posto a un profluvio di locali serali ed esercizi commerciali più “chic” aperti ai piedi di alti palazzi tipici dell’Umbertino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È il caso ad esempio della gioielleria Loseto posta alla base di un rosso palazzo liberty con fregi e volti apotropaici bianchi. Ma anche dei ristoranti Ceralacca e Perbacco situati al piano terra di un eclettico palazzo bianco e rosa realizzato da Vincenzo Danisi nel 1928.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo stesso avviene per i locali più giovanili come La Iosa e Arcimboldo: tutti convivono con palazzi d’epoca (non senza le proteste dei residenti per gli schiamazzi notturni).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma a spezzare il panorama ormai classico dell’Umbertino ci pensa un silenzioso tempio religioso: la Chiesa dell’Immacolata. Edificata nel 1926 conserva al suo interno i colorati affreschi e dipinti di Mario Prayer e Umberto Colonna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È l’ultima chicca di una strada, via Abbrescia, in cui è possibile comprendere meglio la città di Bari: con il suo passato fatto di sontuosi edifici e piccoli negozi e il suo presente caratterizzato da multietnicità, turismo e vita serale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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