di Giancarlo Liuzzi

Bari, la storia dei telamoni del Palazzo della Gazzetta: in attesa ancora di una loro casa
BARI – Un tempo ammirati da tutti nella piazza della Stazione di Bari, poi dimenticati nel magazzino di un’industria, infine restaurati e posti all’interno dell’androne del Comune di Bari. È questa la storia del lungo “peregrinare” dei quattro telamoni: unici elementi decorativi salvatisi dall’assurda demolizione della sede della Gazzetta del Mezzogiorno di piazza Moro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma se stiamo riparlando di queste sculture è perché, da più di un anno, sono state private dell’allestimento che seppur minimamente le valorizzava. Non solo, le opere sono state pure separate: due si trovano nell’atrio di accesso al Palazzo di Città, accanto a delle transenne della polizia locale, le altre nel cortile interno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La causa è l’installazione di un’opera dell’artista Giuseppe Caccavale nell’androne del Comune, la cui visione verrebbe “intralciata” se si dovesse ripristinare la precedente disposizione dei telamoni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma le sculture continuano a non trovare pace. Anche se è del mese scorso la proposta del sindaco di Bari di donare alle statue una destinazione definiva in piazza Moro, in quella che è stata la loro “casa” per svariati decenni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma facciamo un passo indietro di cento anni per ripercorrere la storia dei simboli del più grande delitto architettonico della storia della città. (Vedi foto galleria)

Le origini - Le quattro statue erano posizionate in piazza Moro (all’epoca piazza Roma) ai piedi della sede della Gazzetta del Mezzogiorno. Il sontuoso edificio in stile liberty, realizzato su progetto del celebre architetto Saverio Dioguardi, venne inaugurato il 28 dicembre del 1927.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Le sculture erano incluse nelle finestre del piano terra, dove si trovava la tipografia del giornale – spiega l’architetto Simone de Bartolo -. E la loro particolarità era l’essere stati scolpiti inginocchiati, a differenza dalle cariatidi femminili e dei classici telamoni normalmente raffigurati in posizione eretta. Sono dei “telamoni-atlanti” perché, come il mitico Atlante intento a reggere il Mondo, gli stessi furono voluti in questa postura per dare l’impressione che sostenessero il peso dell’intero edificio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’abbattimento del palazzo - I forzuti telamoni hanno “sorretto” il maestoso palazzo per oltre mezzo secolo, fino al ferragosto del 1982, quando in una sola notte l’edificio fu demolito per costruire il moderno fabbricato a vetri che, ancora oggi, occupa quell’angolo della piazza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A distruzione avvenuta le quattro sculture (e una Vittoria alata che oggi giace nei depositi della Pinacoteca) furono trasferite nelle Officine Romanazzi su via Omodeo, industria del proprietario della Gazzetta di allora: Stefano Romanazzi.  

Delle sculture ci si dimenticò così per un po’ di anni. Fino a quando nel 1988 Franco Neglia, dell’associazione “Murattiano”, percorrendo il ponte adiacente alla vasta fabbrica, notò le statue “stese” a terra tra materiale di vario genere. I telamoni furono fotografati e le immagini pubblicate su un articolo di giornale firmato da Nino Lavermicocca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La notizia fece clamore ma ci vollero tanti altri anni affinché i telamoni fossero “liberati”. Fu solo nel 2006 infatti che la famiglia Romanazzi annunciò che avrebbe fatto restaurare le statue per poi donarle alla città di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il restauro e la sistemazione a Palazzo di Città - Nell’autunno di quell’anno i telamoni furono così spostati a Palo del Colle nel laboratorio dello scultore Angelo Potenzieri Pace, che si occupò di riportarli all’antico splendore. «Le loro condizioni erano molto precarie – ci racconta Angelo -. Ad uno mancava una mano, a un altro un ginocchio, un altro ancora era addirittura spaccato a metà».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il restauro fu ultimato nell’aprile del 2007 e, nel settembre dello stesso anno, il regista Gennaro Nunziante, in occasione della Notte Bianca, ottenne la possibilità di esporle su corso Vittorio Emanuele II davanti al palazzo dell’Economia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accadeva però che i ragazzini si arrampicassero e giocassero sulle statue e così, per tutelarle, nel marzo del 2008 si decise di posizionarle all’interno dell’androne del Comune: luogo che ancora oggi le ospita. 

In verità quella doveva essere una sistemazione momentanea. Nel corso di questi ultimi anni si è infatti parlato più volte di spostare le opere in vari punti simbolo della città, come piazza Umberto o via Sparano, ma nulla è stato fatto e i telamoni sono rimasti “nascosti” a Palazzo di Città, seppur ben posizionati con foto d’epoca e pannelli esplicativi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel 2023 il Comune chiese alla società Bari Multiservizi di rinnovarne anche l’allestimento. Così le sculture vennero posizionate due per lato su un basamento rivestito di tessuto rosso ed illuminate da alcuni faretti. Ai telamoni fu donata quindi una certa “dignità”.

La situazione attuale – Nel gennaio del 2024 però, in occasione della visita a Bari del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le statue furono spostate nel cortile interno del Comune.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nell’occasione nell’androne fu allestita l’installazione visiva “La libertà italiana nella libertà del mondo”, dell’artista Giuseppe Caccavale. L’opera, consistente in alcuni pannelli con le frasi di Aldo Moro e Benedetto Croce, fu disposta nelle nicchie presenti sui muri dell’androne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ebbene, a evento concluso, pare che Caccavale si sia opposto al ritorno di tutte le statue nell’androne, che a suo dire avrebbero ostacolato la visione della sua opera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E quindi da un anno e mezzo i telamoni si trovano in un evidente stato di precarietà. Sono divisi in due spazi (androne e cortile), senza illuminazione e senza pannelli esplicativi. Una sistemazione che di certo non rende loro onore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che fare quindi? L’unica possibilità è quella di trovare alle sculture una nuova sede, magari definitiva. Il sindaco di Bari, Vito Leccese, si è epresso pubblicamente a riguardo e dai noi incontrato ha confermato le seguenti parole: «Vorrei che i telamoni tornassero nel luogo che ospitava la loro “casa” originaria, ovvero in piazza Moro. Sarebbe un modo per richiamare la memoria storica del loro passato ma soprattutto rappresenterebbe un monito alla speculazione edilizia che per troppo tempo ha colpito la città di Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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La storia del lungo “peregrinare” dei quattro telamoni: unici elementi decorativi salvatisi dall’assurda demolizione della sede della Gazzetta del Mezzogiorno di piazza Moro
Le quattro statue erano posizionate in piazza Moro (all’epoca piazza Roma) ai piedi della sede della Gazzetta del Mezzogiorno. Il sontuoso edificio in stile liberty, realizzato su progetto del celebre architetto Saverio Dioguardi, venne inaugurato il 28 dicembre del 1927
Le sculture erano incluse nelle finestre del piano terra, dove si trovava la tipografia del giornale...
...e la loro particolarità era l’essere stati scolpiti inginocchiati, a differenza dalle cariatidi femminili e dei classici telamoni normalmente raffigurati in posizione eretta
I forzuti telamoni hanno “sorretto” il maestoso palazzo per oltre mezzo secolo, fino al ferragosto del 1982, quando in una sola notte l’edificio fu demolito per costruire il moderno fabbricato a vetri che, ancora oggi, occupa quell’angolo della piazza
A distruzione avvenuta le quattro sculture (e una Vittoria alata che oggi giace nei depositi della Pinacoteca) furono trasferite nelle Officine Romanazzi su via Omodeo, industria del proprietario della Gazzetta di allora: Stefano Romanazzi
Delle sculture ci si dimenticò così per un po’ di anni. Fino a quando nel 1988 Franco Neglia, dell’associazione “Murattiano”, percorrendo il ponte adiacente alla vasta fabbrica, notò le statue “stese” a terra tra materiale di vario genere...(foto di Damiano Ventrelli)
I telamoni furono fotografati e le immagini pubblicate su un articolo di giornale firmato da Nino Lavermicocca
Nell’autunno del 2006 i telamoni furono spostati a Palo del Colle nel laboratorio dello scultore Angelo Potenzieri Pace, che si sarebbe occupato di riportarli all’antico splendore. «Le condizioni delle statue erano molto precarie – racconta Angelo -. Ad una mancava una mano, ad un'altra un ginocchio e la terza era addirittura spaccata a metà».
La notizia fece clamore ma ci vollero tanti altri anni affinché i telamoni fossero “liberati”. Nell’autunno del 2006 i telamoni furono spostati a Palo del Colle nel laboratorio dello scultore Angelo Potenzieri Pace, che si occupò di riportarli all’antico splendore (foto di Paolo Altamura)
Nel marzo del 2008 si decise di posizionare i telamoni all’interno dell’androne del Comune di Bari
In verità quella doveva essere una sistemazione momentanea. Eppure i telamoni hanno continuato a rimanere “nascosti” a Palazzo di Città...
...seppur ben posizionati con foto d’epoca e pannelli esplicativi
Nel gennaio del 2024 però, in occasione della visita a Bari del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le statue furono spostate nel cortile interno del Comune
Nell’occasione nell’androne fu allestita l’installazione visiva “La libertà italiana nella libertà del mondo”, dell’artista Giuseppe Caccavale. L’opera, consistente in alcuni pannelli con le frasi di Aldo Moro...
...e Benedetto Croce, fu disposta nelle nicchie presenti sui muri dell’androne. Ebbene, a evento concluso, pare che Caccavale si sia opposto al ritorno di tutte le statue nell’androne, che a suo dire avrebbero ostacolato la visione della sua opera
E quindi da un anno e mezzo i telamoni si trovano in un evidente stato di precarietà. Sono divisi in due spazi: androne...
...e cortile), senza illuminazione e senza pannelli esplicativi. Una sistemazione che di certo non rende loro onore



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