di Francesco Lattanzio

Il ''quartiere Umbertino'': fra teatri e palazzi liberty, lì dove Bari si fa elegante
BARI – E’ senza alcun dubbio la zona di Bari più elegante e più prestigiosa, affacciata sul mare e caratterizzata da storici teatri e palazzi d’epoca in stile liberty. Parliamo del cosiddetto “Quartiere Umbertino”, un’area centrale delimitata dal lungomare Araldo di Crollalanza, corso Cavour, via Cardassi e via Abbrescia.  Se lo si guarda sulla cartina, il “rione” appare come un quadrilatero stretto tra il mare, il quartiere Murat e il popolare quartiere Madonnella, di cui l’”Umbertino” fa parte dal punto di vista amministrativo, ma dal quale si differenzia per storia e bellezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di questa zona abbiamo parlato quando abbiamo affrontato la storia dei teatri di Bari. Nei primi del Novecento si parlava di “miglio dei teatri baresi”, proprio perché nel giro di un chilometro e mezzo si trovavano tanti palcoscenici e la maggior parte erano presenti proprio qui. Di quelle tante strutture sono oggi sopravvissuti il Petruzzelli, il Kursaal (attualmente chiuso), il Margherita (svuotato) e l’Oriente (sede di una sala bingo). Solo il Petruzzelli continua quindi a svolgere la sua funzione (nonostante sia stato chiuso per anni per via del noto incendio), degli altri edifici è possibile però continuare ad ammirare le splendide facciate in stile liberty.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché è proprio il liberty il protagonista di questa zona nata tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. In particolare sono da segnalare i palazzi in stile eclettico, di cui ci siamo già occupati in un altro articolo, quali Palazzo Ferreri, Palazzo Dioguardi-Durante, il palazzo dell’Acquedotto Pugliese e quello della Banca d’Italia. Edifici pubblici ma anche privati, fatti costruire da ricchi imprenditori dell’epoca che si avvalsero dell’opera di pittori e scultori quali i fratelli Mario e Guido Prayer, Umberto Colonna, Filippo Ciffariello, Gaetano Civera e Sergio Nicolò De Bellis. Ancora oggi i “condomini” della zona riportano le iniziali del primo proprietario nonché lo stemma di famiglia, che di solito veniva posto o sulla chiave di volta dell’arco del portone o sulla loggia nobiliare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati a farci un giro nel quartiere Umbertino, per andare ad ammirare da vicino i suoi “monumenti”. (Vedi foto galleria)

Il nostro tour parte dalla fine di corso Vittorio Emanuele. Ci lasciamo alle spalle l’ex cinema-teatro Margherita, inaugurato il 1914 e adagiato sul mare: inattivo dal 1979 è oggi sede della fondazione Bac (Bari arte contemporanea). Da qui prendiamo corso Cavour sulla quale si affacciano importanti palazzi pubblici, il primo dei quali è la sede della Camera di Commercio costruito tra il 1882 e il 1889 su progetto degli ingegneri Antonio e Mario Moretti di Roma. L’edificio termina con un piccolo torrino occupato da uno degli otto orologi antichi di Bari. L’isolato successivo è occupato invece dalla sede della Banca d’Italia. Lo stabile, costruito nel 1926 e inaugurato nel 1932, su progetto dell’ingegner Accolti Gil, sorge in un area che ospitava in precedenza i capannoni del mercato coperto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguendo su corso Cavour troviamo il teatro Petruzzelli, uno dei principali simboli di Bari, inaugurato nel 1903 e ancora aperto, nonostante la chiusura forzata dal 1991 al 2009 dovuta all’incendio doloso che lo devastò. Tra la Banca d’Italia e il teatro si apre via XXIV Maggio. Al civico 14 è possibile ammirare il palazzo Arciuli-Cutrignelli, del 1925, progettato dall’ingegner Matteo Ricco. Oltre al portone ben intagliato e ornato da foglie, è abbellito da balaustre in cemento con colonnine per i primi due piani, mentre gli altri due sono costituiti da ringhiere in ferro. L’edificio era di proprietà di un commerciante di ferro, che aveva il proprio negozio nei locali dello stesso stabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ritornando su corso Cavour e superato il Petruzzelli, ad angolo con via Cognetti sorge Palazzo Atti, progettato dall’ingegner Ettore Patruno e caratterizzato per l’abbondanza delle decorazioni di ghirlande di fiori e da un imponente gruppo scultoreo sulla loggia nobile che abbraccia lo stemma di famiglia che reca le iniziali A.A, quelle dell’originario proprietario Arturo Atti. L’anno di fondazione è possibile notarlo da un piccolo stemma posto all’angolo dell’edificio che reca la data 1916. 

Proseguendo su corso Cavour al civico 34 troviamo l’hotel Oriente nato nel 1928, che dopo aver ospitato prima un teatro e poi un cinema, ha relegato parte del suo spazio a una sala bingo. Progettato dall’ingegner Orazio Santalucia, presenta marmi di color rosa e decorazioni realizzate dai fratelli Prayer. Santalucia progettò anche palazzo Stoppelli, che si trova al civico 40 sempre di corso Cavour: reca sull’arco del portone le iniziali G. S. che si riferiscono a Gabriele Stoppelli, un ex commerciante di olio all’ingrosso che si stabilì qui nel 1919.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infine al civico 72, ad angolo con via Cardassi, è possibile ammirare palazzo Ferreri, esempio di architettura eclettica, che prende il nome da un pastore metodista che fece costruire il pianterreno destinato al culto tra gli anni 1912 e 1913. Scoppiata la guerra, i lavori si bloccarono e ripresero tra il 1920 e il 1922 condotti dall’architetto Saverio Dioguardi che ultimò lo stabile. Nel 1936 l’ordine vendette i locali che furono acquistati dal commendatore Atti e poi ceduti alla chiesa di Sant’Antonio che adibì una parte dello stabile alla parrocchia del Sacro Cuore (dal 2013 in stato di abbandono visto che la parrocchia  si è trasferita nel vecchio convento delle benedettine in via Cardassi 13). Il pianterreno è costituito da finestre trifore, mentre l’ultimo piano è caratterizzato da una fila di archi che abbelliscono l’edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quest’ultimo palazzo è fiancheggiato, dalla parte che affaccia su via Cardassi, da altri due stabili molto antichi e esempi dello stile liberty. Al civico 6 troviamo il palazzo Susca, del 1904, progettato sempre da Santalucia. Qui è possibile notare la raffinatezza dei pilastretti che sostengono la ringhiera dei balconi, oltre al sopraluce del portone che riporta le iniziali del proprietario (Nicola Susca), in ferro battuto. Sullo stesso isolato è presente un palazzo angolare che si prolunga su via De Giosa. E’ palazzo Pollice, progettato da Pasquale Lo Foco e costruito da Luigi Colonna nel 1918, come è riportato dallo stemma posto sulla chiave di volta del portone. Ciò che colpisce è un ovale ben intagliato, posto su quest’ultimo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Lo stesso Colonna diresse i lavori, nel 1926 circa, dell’edificio Quagliarella, al civico 55 di via De Giosa che, oltre ad essere abbellito da due colonne di cemento armato poste ai due lati d’ingresso, presenta nella lunetta superiore del portone, la stessa cornice ovale del palazzo Pollice e dell’edificio posto di fronte al civico 28, sempre nella suddetta via, appartenuto al cavalier Francesco De Giglio e fatto costruire, come residenza privata da quest’ultimo nel 1912. Questi dati sono riportati da una targa posta a sinistra del portone di legno a sua volta abbellito da due sfingi intagliate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Procedendo su via de Giosa, incrociamo via Imbriani. Ad angolo al civico 25, sorge palazzo Borrelli, fatto erigere da un commerciante di saponi molto conosciuto nel primo 900. Grazie alla signora Liliana Saponaro, nipote acquisita di Giorgio Borrelli, siamo riusciti a visitare l’appartamento al primo piano dell’edificio, che rispecchia lo stile di tutti gli interni di questa zona caratterizzati in modo particolare da colonne in stile liberty che abbelliscono i salotti, arricchiti a loro volta da soffitti affrescati e da un mobilio che rispecchia l’epoca storica. All’angolo opposto di  via De Giosa, si trova lo stabile del 1903 appartenuto alla famiglia Messeni Nemagna, ex proprietaria del teatro Petruzzelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Via Imbriani presenta nell’isolato che va da corso Cavour a via de Giosa (ai civici 15 e 16) altri due stabili che è necessario ricordare: palazzo Guastamacchia e palazzo Sangiorgio. Il primo sappiamo essere appartenuto a un certo Nicola Guastamacchia che acquistò il terreno nel 1915  e fece costruire l’edificio dall’ingegner Matteo Ricco: i lavori si conclusero nel 1920 come leggiamo dallo stemma posto al centro del portone d’ingresso. Del secondo palazzo, fondato nel 1914, siamo a conoscenza dell’originario proprietario, Vito Sangiorgio, un ingegnere nato a Ginosa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo su via Imbriani in direzione lungomare e incrociamo via Bozzi, al cui angolo ammiriamo al civico 56 il palazzo Alberotanza, costruito tra il 1918 e il 1920. Di color rosso porpora e giallino senape, l’edificio fu occupato prima dalla caserma Bergia, poi dalla scuola media De Sanctis ed ora invece è ospita la Fastweb. E’ diviso in cinque parti occupate da finestre abbellite da ferro battuto e da teste medusee. Proseguendo su via Bozzi, al civico 39 possiamo notare un altro esempio di palazzo in stile liberty europeo che fu commissionato da Nicola Gomes nel 1910 , anno riportato da due stemmi posti ai lati dell’edificio che è abbellito da fiori stilizzati che decorano anche il portone in legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla stessa via troviamo, ad angolo con via Cognetti, lo splendido palazzo dell’Acquedotto Pugliese, di cui abbiamo parlato ampiamente in un altro articolo. Completato nel 1930,  ha il tema dominante dell’acqua che si può notare dai numerosi simboli esposti sia esternamente che internamente. Fu progettato da Cesare Brunetti con l’aiuto del decoratore romano Duilio Cambellotti, che modificò il progetto iniziale utilizzando la pietra di Trani per l’intero edificio e non solo per il piano strada come nel progetto originario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Altra via molto suggestiva che sbocca sul mare, è via Cognetti, che oltre al palazzo appena citato e altri di epoche più recenti, è occupata da uno stabile che risalta all’occhio per i colori vivaci. Stiamo parlando del palazzo Amoruso Manzari, che lo stesso proprietario, l’ingegner Mauro Amoruso, fece costruire come civile abitazione. Il palazzo è situato ad angolo con via De Nicolò, al civico 41. Dallo stile neogotico è costituito da due portoni sormontati da mattonelle color viola-celeste ornati su entrambi i lati da teste femminili. Il palazzo è decorato da molte faccine buffe e scaramantiche che ne abbelliscono la facciata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Terminando via Cognetti ci troviamo sul lungomare di Crollalanza, con i suoi caratteristici lampioni. Guardando il quartiere dal mare possiamo ammirare edifici molto curati dal punto di vista architettonico che, come fette di una torta, creano delle piccole piazze ornate da piante secolari e da statue di uomini importanti. Siamo ora su Largo Adua e rimaniamo affascinati nell’ammirare il Kursaal Santalucia, ubicato a ridosso di un’area che un tempo era denominata “spiaggia del Filoscene” : un teatro di cui abbiamo scritto in un altro articolo. Realizzato nel 1927 da Orazio Santalucia è purtroppo chiuso dal 2011, in attesa di una riqualificazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sempre su Largo Adua, di fronte al Kursaal, si nota un edificio maestoso che comprende un intero isolato. È palazzo Colonna, fondato nel 1926 e progettato dall’ingegnere Vincenzo Bavaro e commissionato dal proprietario, l’ingegnere Luigi Colonna. E’ caratterizzato nella parte superiore da un torrino centrale con un orologio al di sopra del quale è presente lo stemma di famiglia dove sono incise le iniziali del nome del proprietario, appunto L.C. L’edificio è abbellito da maschere apotropaiche e leoni che hanno funzioni decorative e scaramantiche. 

Proseguiamo il nostro cammino sul lungomare, dirigendoci verso il teatro Margherita. Sulla sinistra c’è piazza Eroi del Mare: costeggiandola, ad angolo con via Quarnaro, troviamo palazzo Dioguardi, progettato dall’architetto Saverio Dioguardi e commissionato da suo padre Francesco, nel 1926. Torniamo a questo punto sul lungomare, dove si trova il molo San Nicola, meglio conosciuto come N' dèrr'a la lanze,  alla punta del quale si erge la sede del Barion. Si tratta del circolo canottieri fatto costruire dal Comune tra il 1932 e il 1935 su progetto dell’architetto Saverio Dioguardi, che per il suo stile particolare, caratterizzato da torrette e finestre simili a oblò, dà l’idea di una grande nave.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è proprio dal Barion, praticamente adagiati sul mare, che possiamo ammirare lo skyline del quartiere Umbertino, che forse più di ogni altra zona di Bari rappresenta il desiderio di questa città di volersi mostrare bella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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  • simona - L'articolo l'ho trovato molto interessante! Mi è piaciuto molto il fatto che hai deciso di scriverlo come una passeggiata per il quartiere facendo immedesimare il lettore e rendendolo così più "interattivo".
  • MaRiNa - Leggerti è stato come fare un salto nella mia bella Bari anche a km di distanza. Complimenti
  • mariantonietta - E' la prima volta che leggo un articolo molto dettagliato sul "Quartiere Umbertino" della mia città e sui suoi splendidi palazzi. Finalmente vengono valorizzati!!
  • laura denicolò - molto interessate, bravo Francesco!!!
  • nick45 - Finalmente un nome a quei palazzi che passandoci di sotto o guardandoli dal marciapiede di fronte, li ammiravo stupito per la loro architettura, chiedendomi la differenza con quelli attuali. La mia pigrizia ti ringrazia Francesco.
  • Francesco Bonacolsi - Bravo Francesco ! Come è bella Bari ...
  • Annamaria - Ciao Francesco! Complimenti per l'articolo, è davvero molto interessante e ben fatto! Però ho notato che manca uno dei palazzi più belli della zona, quello in via Cardassi 26 (ad angolo con via De Giosa) ed è davvero un peccato.. Cerca di inserire un po' anche la sua storia, sarebbe fantastico. Buon lavoro!
  • Boris - Molto bello, ma qual'è l'origine del nome "quartiere umbertino"?
  • Daniele - Articolo molto interessante, complimenti!!! No però notato un errore: il lungo mare, è dedicato ad Araldi di Crollalanza che ti Podestà di Bari durante il ventennio Fascista, poi Ministro dei Lavori Pubblici sempre durante il Fascismo ed infine senatore della Repubblica e consigliere comunale di Bari nelle fila del Movimento Sociale Italiano. Goffredo era suo padre ed è stato uno dei più autorevoli araldisti italiani...
  • BARINEDITA - Grazie per la segnalazione Daniele. Ha perfettamente ragione, il lungomare è intitolato ad Araldo. Abbiamo corretto. A presto!!


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