di Marco Montrone

Santi, lame, fabbriche e antichi popoli: all'origine dei nomi dei quartieri di Bari
BARI – Ce ne sono alcuni che prendono la denominazione da un santo o da un personaggio storico e altri che sono stati chiamati come vecchie fabbriche, lame, ricche famiglie e antichi popoli. Parliamo dei quartieri di Bari e dei loro variegati nomi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il capoluogo pugliese conta infatti 15 rioni (non considerando le ex frazioni che hanno una storia a sé) sviluppatisi soprattutto nel secolo scorso e a cui è stato dato un appellativo che rimanda a luoghi, edifici ed episodi legati al loro territorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo quindi andati alla scoperta dell’origine dei “titoli” dei quartieri baresi. (Vedi foto galleria)

Partiamo da quelli che rievocano figure religiose. È il caso di San Nicola, San Pasquale, San Girolamo, San Paolo e Madonnella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo è il centro storico. Meglio conosciuto come Bari Vecchia, è però ufficialmente dedicato al Patrono e alla relativa Basilica che accoglie nella sua cripta le spoglie del santo. La chiesa, semplice ma maestosa, si presenta con una pianta a croce latina e un impianto architettonico romanico-pugliese. La sua costruzione iniziò nel luglio del 1087, anno in cui le sacre spoglie vennero traslate da Myra in Puglia, anche se fu definitivamente realizzata e consacrata il 22 giugno del 1197.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Pasquale prende invece la denominazione dalla piccola chiesetta che si staglia su via Fanelli, tra la grandiosa Villa Anna e la “zona delle Casermette”. La cappella, del 1901, presenta il suo nome sia sul portone in ferro, sia nella parte superiore, a caratteri cubitali neri. In alto, in una nicchia, vi è la statua in pietra del santo, raffigurato nella tipica posizione in ginocchio mentre adora l’ostensorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Invece la cappella di San Girolamo che ha regalato il nome alla zona costiera a nord-est del centro, non esiste più. Presente in quell’area da “tempi remoti”, fu abbattuta in una data non precisata. Al suo posto, nel 1958, è però stata edificata una parrocchia omonima situata nei pressi del Lungomare IX Maggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Paolo è poi il titolo del tempio presente nel rione dal 1963. Fu uno dei primi edifici a essere costruiti in questo grande e periferico quartiere di Bari. A celebrare la prima messa fu don Nicola Bonerba, che nei due anni precedenti, in mancanza di una chiesa, aveva officiato in palazzi e prefabbricati.   

Infine Madonnella assume il nome dall’icona raffigurante la Vergine col Bambino che si trova in piazza Carabellese, posta in un’edicola votiva in pietra che domina il largo dall’alto di una gradinata. Anche se in realtà quello che è possibile ammirare oggi non è il quadro originale adorato sin dall’800, ma una copia a mosaico policroma posta sulla piazza nel 1956. Della figura antica (realizzata in terracotta) non è dato sapere che fine abbia fatto, se distrutta, nascosta o trafugata nell’immediato secondo Dopoguerra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non da un santo, ma da un importantissimo scienziato, prende l’appellativo il quartiere Marconi. Sul lungomare Starita si staglia infatti una targa che ricorda come da quest’area Guglielmo Marconi compì la prima trasmissione radio attraverso l’Adriatico, collegando il capoluogo pugliese con la dirimpettaia Bar, città del Montenegro. Le stazioni trasmittenti furono collocate a San Cataldo e sulla collinetta di Volujica e il primo messaggio fu trasmesso il 3 agosto 1904.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Anche il "centro" di Bari, ovvero il quartiere
Murat, prende in prestito il nome da un personaggio storico. Si tratta del re di Napoli Gioacchino Murat, che il 25 aprile 1813 posò all’incrocio degli attuali corso Vittorio Emanuele II e corso Cavour la prima pietra per la costruzione del borgo nuovo della città. Un rione pensato come una perfetta scacchiera, che continuerà ad ampliarsi negli anni fino a raggiungere all’inizio del 900 la massima espansione

Carrassi era invece il cognome della signora Vittoria, colei che nel 1919 donò alla Curia un pezzetto di suolo per costruirci una chiesetta di appena sette metri per tre che si affacciava su via Buccari. Per questo importante regalo si decise così di intitolare alla ricca famiglia Carrassi il quartiere a sud del centro. Nel 1958 la cappella fu sostituita dall’attuale chiesa del Santissimo Sacramento la cui entrata si apre su via Pasubio.

Anche Poggiofranco deve il suo nome a una famiglia barese, quella degli Amoruso Manzari. Proprietari di numerose terre, furono loro a decidere di costruire in questa zona a partire dagli anni 60. Il capostipite si chiamava appunto Franco, al quale fu aggiunta la parola Poggio perché il rione che si stava andando a formare era situato su una zona leggermente sopraelevata rispetto al resto del territorio cittadino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Veniamo a Picone, nome della lama che attraversava il “quartiere del Policlinico” e che in epoche remote accoglieva un vero e proprio fiume che da Cassano portava le sue acque sino al mare Adriatico, dove sfociava nella zona di Marisabella. Il rione venne realizzato proprio sulla lama, che venne quindi “tombata”, anche se in maniera non perfetta, andando così a creare avvallamenti e rilievi che rendono Picone l’unica zona della città in cui le vie non seguono un percorso lineare.

Non poteva che chiamarsi Stanic il quartiere sorto attorno alla gigantesca raffineria che fu attiva a Bari dal 1937 al 1976. Anche l’altra parte del rione, il Villaggio del Lavoratore, deve il suo appellativo alla fabbrica, visto che nacque nel 1950 proprio per dare un’abitazione alle migliaia di lavoratori occupati nell’industria.

E se la denominazione Libertà deriva da quei palazzi in stile liberty che furono i primi a essere innalzati in questo storico quartiere, Japigia ha origine dall’antico popolo dei Iapigi, popolazione indoeuropea che abitò la Puglia nel I millennio a.C. Mentre Fesca prende il nome dal greco fascon, traduzione della parola “lichene”, organismo che un tempo cresceva copiosamente in corrispondenza della litoranea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infine la radice della parola Mungivacca è incerta. Avrebbe origine da “Mangiavacca”, appellativo affibbiato ai Borracci, famiglia che deteneva la maggior parte dei terreni della zona. Anche se altri ritengono che rimandi all’aspetto originario del “bucolico” quartiere, dominato un tempo da coltivazioni e pastorizia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Marco Montrone
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  • Alessandro - Straordinario.
  • Donato Volpicella - mancherebbero i quartieri San paolo, Sant'Anna e Loseto :D


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