di Mina Barcone - foto Valentina Rosati

Bari: tra storia, arte e folklore viaggio nelle sette "contrade" del quartiere Palese
BARI - Non ha la storia millenaria di Ceglie, è spoglia di quei locali che animano d'estate Torre a Mare, non può contare sulle "celebri" pescherie di San Giorgio, è priva di un prodotto tipico come il pane di Carbonara e a differenza della vicina Santo Spirito, pur affacciandosi sul mare, non dispone di un proprio porticciolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Descritta così Palese, quartiere di 14mila anime a nord di Bari, appare sicuramente come la più anonima tra le ex frazioni del capoluogo pugliese. Mai come stavolta però conviene non fermarsi alle apparenze: il borgo nasconde infatti una forte identità, scandita da una variante del dialetto locale, un proprio Patrono (San Michele Arcangelo) diverso dal “barese” San Nicola e soprattutto da sette "rioni nel rione" sparsi nel suo territorio, pronti ogni anno a sfidarsi in un accesso torneo di calcio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La città con cui Palese ha storicamente avuto a che fare è Modugno, della quale per secoli ha costituito la marina: un legame ufficializzato il 4 maggio 1811 con un regio decreto emanato da Gioacchino Murat e rotto solamente nel 1928 con l'annessione a Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il regime fascista lasciò comunque un minimo di autonomia al posto, che unito alla vicina zona rurale di Macchie acquisì lo status di frazione e dal 1934 vide svilupparsi al suo interno il principale aeroporto della regione. L'ultimo cambiamento risale nel 1970, con il definitivo "declassamento" a quartiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma a prescindere dalle questioni amministrative, il rione conserva ville antiche, torri di avvistamento, megaliti preistorici. Piccole sorprese che siamo andati a scovare, battendo metro dopo metro tutte e sette le folkloristiche contrade del posto, ognuna chiamata con un curioso nomignolo dialettale. (Vedi foto galleria)

“M’bbacce a mmare” ("Vicino a mare") - Il nostro viaggio parte nel "quartierino" che si affaccia sull'Adriatico e precisamente dal lungomare Lorusso, a pochi passi dal lido militare dell'Area Addestrativa Fesca. Da qui ci incamminiamo verso nord, scrutando sulla destra la parte di costa conosciuta come "pizzillo", dal nome di una stradina adiacente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Già, perchè in soli tre chilometri la litoranea palesina cambia tre volte soprannome: più avanti troveremo il “braccio” unico approdo per le barche dell'ex frazione e un istmo noto come "la punta”.

Uno dopo l'altro appaiono sulla destra i lidi del rione. Si parte con il "Sun Beach", sorto nel 1966 e seguito a 750 metri di distanza da "La Baia", inaugurato alla fine degli anni 50 proprio a ridosso del braccio. La sequela si chiude con il piccolo "Moretti" e il “Titolo”, situato accanto all'Arenarum, una delle sette torri di pietra cinquecentesche che un tempo segnavano il confine tra Bari e Bitonto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel mezzo c'è spazio anche per il ristorante "Lo scoglio", uno dei pochi a resistere all'ondata di chiusure abbattutasi qui negli anni 2000: l'aumento del canone demaniale e lo spostamento della movida sulla costa meridionale di Bari hanno infatti svuotato il litorale nord. E i segni del declino sono evidenti: a pochi passi dalla riva fanno capolino qua e là gli scheletri dell'ex ostello della gioventù, del ristorante "L'Ancora" e soprattutto del colossale Hotel Poseidon.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E per fortuna che di fronte alla "Vela 2", altra struttura ristorativa in rovina, sopravvive senza problemi Villa Longo De Bellis, dimora dell'800 convertita in bed and breakfast e teatro di un incontro di prestigio: quello avvenuto nel novembre 1943 tra Eisenhower, Alexander e Badoglio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La residenza è a pochi passi dall'incrocio tra il lungomare e via Vittorio Veneto, viale alberato che imbocchiamo per spingerci verso l'interno. A dominare la visuale c'è il campanile della chiesa Stella Maris, aperta nel 1969. Il suo nome non è casuale, visto che proprio tra queste strade ogni luglio si consuma il rito di Maria Stella del mare, la cui effigie viene infine adagiata su una barca e portata in processione fino al braccio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per un attimo ci addentriamo nel vicolo V dell'arteria, laddove un muretto rossiccio protegge la cappella Moschetti, grazioso luogo di culto del 1922 con una vistosa croce inserita nel timpano. E non lontano da qui scrutiamo le nuove villette della zona, sorte al posto di un villaggio neolitico cancellato col benestare delle istituzioni.

Si è invece salvato, anche se in modo particolare, il menhir della vicina via Titolo. Qui, incastonato nella recinzione di una villa, spunta a sorpresa uno di quei monoliti millenari troppo spesso lasciati all'incuria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

"Abbàssce a le Grastùdde" ("Giù al venditore di vasi") - Continuiamo a scarpinare lungo via Vittorio Veneto fino all'intersezione con via Nazionale. Ci ritroviamo così nella seconda contrada, contraddistinta da un appellativo curioso: il termine "grastùdde" potrebbe indicare i vasi di terracotta fabbricati un tempo da un artigiano del luogo o delle arcaiche abitazioni, oggi scomparse, simili a dei pagliai.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A qualche centinaio di metri dall'incrocio, alla nostra sinistra, avvistiamo due colonne. È ciò che resta di un altro edificio di Palese in cui si decisero le sorti della Seconda guerra mondiale: Villa Rosa, nella quale venne accolto il colonnello Sokolov, comandante del gruppo aeronautico sovietico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Riprendiamo la marcia in via Vittorio Veneto, osservando una dopo l'altra le due sedi della scuola media Umberto Fraccacreta. Quella succursale trova spazio all'interno dell'elegante villa Durante ed è affiancata da una cappella privata dedicata alla Madonna del Rosario. La centrale sorge nei pressi di Villa Verina, altra dimora che può "vantarsi" di aver ospitato un personaggio chiave del conflitto mondiale: il maresciallo Tito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giungiamo così in largo Renna, laddove un tempo si ergeva il cinema Impero. La struttura poteva contare anche su un'arena all'aperto , con le sue iconiche quanto scomode sedie celesti, oggi soppiantata nel 2010 da moderne palazzine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dalla piazzetta, girando a destra in via Tenente Ranieri, si giunge al campo sportivo di Palese, teatro del sentito torneo dei rioni. Noi però svoltiamo prima a sinistra in via Armando Diaz e poi, dopo 250 metri, a destra in via Amedeo di Savoia, superandone il passaggio a livello posto accanto alla stazione ferroviaria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

"Iìnd a Paléise" ("Dentro a Palese") - Oltrepassati i binari, sulla destra appaiono prima il Parco Garofalo, area verde pubblica col suo monumento dedicato ai caduti di tutte le guerre e poi la scuola elementare "Duca D'Aosta", che dopo l'armistizio di Cassibile accolse i soldati russi. Siamo nel cuore dell'ex frazione, animato dalla presenza dell'ufficio postale e della sede della circoscrizione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giriamo quindi a sinistra in corso Vittorio Emanuele, sul quale insiste dopo un centinaio di metri la chiesa di San Michele Arcangelo, dedicata dal Patrono di Palese festeggiato in agosto. Inaugurata il 7 gennaio 1962, è una costruzione bianca dai canoni chiaramente moderni e sorge al posto di un analogo stabile in stile neoclassico risalente al 1846.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tempio religioso si affaccia su una piazzetta dalla quale parte la tradizionale processione del venerdì santo: le statue in gesso e cartapesta, custodite durante l'anno dagli abitanti della zona, vengono per l'occasione portate in spalla per le vie del quartiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

"Nanz’a la Cròusce" ("Davanti alla croce") - Dopo un'altra manciata di metri lasciamo per un po' corso Vittorio Emanuele e imbocchiamo sulla sinistra l'angusta via La Croce. Qui, in un vicoletto sulla destra, sbuca inaspettatamente una croce in ferro: è stata posta di recente, in luogo di quella in legno portata nell'800 dalla congregazione della Passione di Gesù.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In passato aveva un grande valore simbolico: ogni 3 maggio riceveva la benedizione dal parroco della chiesa di San Michele, contornata dalla presenza di venditori ambulanti di noccioline molto apprezzate dai fedeli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

"Sòp’a Paléise" ("Sopra a Palese") - Torniamo in corso Vittorio Emanuele per spingerci nella parte più antica dell’ex frazione: già, perchè Palese ha storicamente avuto una vocazione agricola e solo di recente si è protesa verso il mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo pochi passi sbuchiamo quindi in piazza Capitaneo, puntellata da pini, sulla quale si affaccia l'omonimo palazzo ottocentesco. La struttura è dotata di una cappella dedicata a San Giuseppe e nasconde nei sotterranei ipogei trasformati in rifugi antiaerei durante l'ultima guerra. Ma, soprattutto, racchiude stanze dove nel bel mezzo del conflitto si riunirono alti ufficiali britannici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nei dintorni spuntano altre due costruzioni datate: Villa Amari Cusa, masseria fortificata dell'800 e il "portico di Papapiccolo", palmento settecentesco con volta a crociera. Risale addirittura al IV millennio a.C. invece il menhir adagiato in un giardino privato, riconoscibile dalla sua insolita forma tozza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da piazza Capitaneo giriamo a sinistra nella lunga via Torre di Brencola, passando sotto la tangenziale di Bari e ritrovandoci dinanzi a Torre Ricchizzi. Si tratta di una sinistra fortificazione cinquecentesca che nell'800 fu adibita a frantoio e a luogo di addestramento di piccioni viaggiatori: su di essa aleggiano ancora oggi storie di bimbi morti, roghi e fantasmi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

"Sop’a ZZanghe" (Sopra a Zanchi) - Da via Torre di Brencola raggiungiamo via Modugno percorrendo "Traversa 109 di via Modugno”, siamo insomma sulla vecchia strada che collegava Palese al suo ex comune di appartenenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui sorge Villa Zanchi, vale a dire l'edificio più vecchio del quartiere. Realizzata nella seconda metà del 700, è una masseria fortificata in stile tardo-barocco con la facciata in tufo calcareo e un caratteristico loggiato pergolato che vanta un fornice centrale, sormontato da un campaniletto a vela. Al complesso è annessa una cappella dedicata a Santa Maria del Rosario, segnalata da una croce fissata sopra un portone in legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fino agli anni 70, nella seconda metà di novembre, questo tempietto sacro si “vestiva a festa” per omaggiare Santa Cecilia che oggi ha una sua chiesetta, sorta nel 1977, che si trova qui vicino all’interno di un complesso residenziale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La dimora si erge a poche centinaia di metri dal "romantico" perimetro dell'aeroporto: una grande arteria che consente di ammirare i velivoli che vanno e vengono, fantasticando su possibili lunghi viaggi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Via Modugno si "rituffa" gradualmente nel centro abitato, non prima di aver costeggiato Villa degli Eucalipti, residenza in stile liberty del 1923. Deve il suo nome alle piante di eucalipto una volta presenti nel suo giardino ed è caratterizzato da due singolari ingressi ad arco a tutto sesto, impreziositi da decorazioni floreali e geometriche. Elegante è anche il primo piano, col suo loggiato e le due bifore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

"Iìnd’ a le Turre" ("Dentro alle torri") - La lunga via Modugno si ricongiunge alla fine con corso Vittorio Emanuele: svoltiamo a destra e dopo aver superato un altro passaggio a livello esploriamo l'ultima contrada, il cui toponimo è Macchie. Il soprannome dialettale è dovuto al fatto che un tempo qui a dominare la scena c'era la macchia mediterranea, disseminata da numerosi torri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La zona conta su una scuola materna e la bianchissima chiesetta del Sacro Cuore, sulla cui facciata spicca il legno marrone del portone e una nicchia in alto con la statua bronzea del cuore di Gesù.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per il resto nel luogo regna il silenzio, rotto solo dai rombi provenienti dallo scalo aeroportuale e da appuntamenti occasionali come l'annuale sagra delle orecchiette di luglio e la festa di San Rocco a settembre. "Simbolo" dell'area è un vecchio frantoio, di cui oggi rimane solo la torretta in pietra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Macchie ha insomma un'anima rurale: l'ennesima sfoggiata da un quartiere apparentemente "banale", ma capace di offrire mille volti ai suoi visitatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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