di Salvatore Schirone

Bari, la storia di via Amendola: lunga e antica strada in perenne trasformazione
BARI - Siamo nell’estate del 1959, a Bari: un video in bianco e nero inquadra una strada solcata da un carretto trainato da un cavallo. Nulla lascia immaginare che quel luogo semideserto è in realtà via Amendola, trafficatissima arteria che oggi congiunge la statale 100 con la città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di una strada di tre chilometri in continua trasformazione, che negli anni ha visto la costruzione di alti edifici e da alcuni mesi è oggetto di un allargamento a quattro corsie che le cambierà ulteriormente volto. Nonostante tutto l’antica via Amendola continua a conservare al suo interno “pezzi” di grande storia barese: da magnificenti ville d’epoca a ex orfanotrofi, da conventi a caserme abbandonate. (Vedi foto galleria)

Nel video, una pellicola in 8mm scovata dal collezionista di celluloide Claudio Bottalico, viene mostrata la strada intitolata da appena un anno all’antifascista Giovanni Amendola. Conosciuta originariamente come via Capurso (perché collegava quest’ultimo paese a Bari), nel 1935 prese la denominazione di via XXI Aprile per poi cambiare in via Salerno nell’immediato Dopoguerra. Fino al 1958, quando le si dette il nome che porta ancora oggi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le immagini mostrano un calesse, una bicicletta superata da un piccolo bus (forse la corriera Bari-Capurso) e uno degli edifici in stile liberty ancora presenti sul primo tratto di arteria. Si tratta di villa Lorusso, costruita nel 1896 e dai colori bianco e grigio. Il cameraman riprende il suo viale, la fontana e la bella scalinata di accesso, indugiando poi su un bambino che gioca e una vecchia Topolino furgonata parcheggiata all’interno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si intravede poi l’accesso alla caratteristica e stretta strada Pezze del Sole che oggi permette di raggiungere il quartiere Japigia. Non c’è traccia invece della grande rotatoria che è stata aperta nel 2007 per agevolare il traffico in entrata e in uscita dalla città. Come è chiaramente inesistente il Campus X, centro residenziale per studenti inaugurato nel 2011 che oggi fa gara in altezza con un grattacielo in via di costruzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché via Amendola è un mondo di contrasti. Il primo tratto che va dalla statale 100 fino all’incrocio con via Laforgia, è comunque ancora caratterizzato da grandiose ville ottocentesche, tra le quali spicca villa Bonomo, immersa in un parco di 15mila metri quadrati. Ma proprio di fronte a questo edificio, ecco ergersi l’enorme Ospedale pediatrico “Giovanni XXIII”, presente qui dal 1977.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Superata via Laforgia, la strada corre dritta fino all’incrocio con via Omodeo, affiancando complessi di edifici innalzati tra gli anni 80 e 90, come l’Executive Center e i palazzi del Demanio e dell’Agenzia delle Entrate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma questo tratto è anche quello della grande e poco utilizzata Caserma Magrone, degli anni 30 e dell’abbandonata villa Capriati, oggi occupata dal centro sociale “Bread and roses”. Edificio quest’ultimo compreso in un'area che ospitò dal 1932 fino agli anni 90 l’ex brefotrofio di Bari, istituto che accoglieva i bambini abbandonati.  Dall’altro lato invece due antiche colonne danno accesso a “Nor Arax”, il villaggio abitato dal 1926 dai profughi armeni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltrepassati via Omodeo e il ponte Padre Pio, che collega dal 1975 il quartiere San Pasquale al rione Japigia, ci troviamo nell’ultimo troncone dell’arteria, che permette di raggiungere l’extramurale Capruzzi. 

Sulla sinistra la strada è in gran parte occupata dal muro di cinta del Campus universitario, presente qui con i primi dipartimenti dal 1951. A destra si trova invece il monastero di clausura Santa Teresa Nuova e l’ingresso di un grande mercato dell’usato.

Dopo l’incrocio con via Celso Ulpiani, suggestiva stradina che si snoda tra chiesette, ville e giardini delle rose, si entra in una via caratterizzata da palazzi costruiti a partire dagli anni 70 e che negli ultimi anni ha visto la nascita di sale giochi, bar, alti edifici e persino di un parchetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui verrà ospitato anche un mercato coperto che accoglierà le bancarelle di via Nizza, vicino all’area in cui si ergeva l’antica sede amministrativa della Birra Peroni, abbattuta nel giro di poche ore nell’ottobre del 2018. Un simbolo della vecchia via Amendola che non ce l’ha fatta a resistere alla modernità avanzante, “marchio di fabbrica” di una strada in perenne trasformazione. 

(Vedi galleria fotografica)

Il video che mostra via Amendola nel 1959:



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  • Francesco Quarto - Bravo Salvatore mi fai tornare indietro di qualche anno quando esploravamo, io e mio figlio ancora fanciullino, in bici quelle zone! Quando scoprii Pezze del Sole (CHE NOME!!!) che tra cumuili di rifiuti e grecci di pecore potevo giungere a Japigia! Quando nella zona del palazzone del tesoro mio figlio faceva bicicross (neologismo?) su quei terreni accidentati oggi ricoperti di condomini. Un paio di notazioni: rispetto alla villa che fu centro di accoglienza dei profughi armeni, tra i quali forse anche il sommo poeta Nazariantz ... ne parlo a ridosso delle commemorazione nel 2016 del genocidio avvenuto cento annai fa; seconda osservazione è relativa alla presenza in zona di una minuscola via VIncenzo Massilla. Lascio alla curiosità dei lettori il piacere della scoperta di così grand'uomo. ciao Francesco Quarto


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