di Laura Daloiso - foto Paola Grimaldi

Palo del Colle, il trionfo di affreschi di Santa Maria di Juso: la chiesa che apre solo a Pasquetta
PALO DEL COLLE – La chiamano “di Juso” (“giù” nel dialetto palese), perché si trova più in basso rispetto al centro storico situato su una collina. Stiamo parlando di Santa Maria di Juso, chiesetta rurale del XIII secolo che può definirsi un gioiello nascosto di Palo del Colle, comune in provincia di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tempio conserva infatti degli splendidi affreschi policromi medievali, anche se è praticamente non visitabile: per mancanza di personale viene aperta solo una volta all’anno per la messa del lunedì dell’Angelo. Un giorno quest’ultimo da sempre legato alla chiesa, meta fissa per la classica scampagnata di Pasquetta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi però siamo riusciti a varcare la soglia di questo antico edificio in un pomeriggio di ottobre, grazie all’aiuto di chi cura la chiesetta, ovvero Tommaso Tullo della Confraternita di San Giuseppe e Gianna Tursellino, presidente della pro loco di Palo. (Vedi foto galleria)

La cosiddetta “Madonna dello Juso” si trova sulla strada provinciale 44 che porta a Binetto ed è posta al centro di uno spiazzo alberato circondato da una bassa recinzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad accoglierci è un arco in pietra a tutto sesto sormontato da un campanile a vela a due fornici che conduce a un vialetto lastricato. 

«La struttura è qui dal 1959 – avvertono le nostre guide –. Prima era collocato sulla facciata della chiesa di San Giovanni Battista che si trovava nei pressi di Porta Reale. Quando nel Dopoguerra quest’ultimo edificio fu demolito, l’arco venne salvato e portato qui. Purtroppo però le due campane settecentesche alloggiate nel campanile furono rubate la notte prima del trasferimento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Superato il campanile ci troviamo in una sorta di cortile protetto da un muretto a secco e circondato da ulivi, melograni e carrubi.  «Questi ultimi furono piantati per i cavalli  - ci dice Tommaso -. La chiesa era infatti un luogo di passaggio per i pellegrini diretti verso Monte Sant’Angelo per San Michele o verso Bari per San Nicola. Qui si fermavano per pregare e far mangiare gli animali. D’altronde pare che Santa Maria facesse parte di un complesso monastico più ampio, forse un’abbazia basiliana: lo si capisce anche da questo hortus conclusus (giardino recintato)».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La facciata principale della chiesa si presenta semplice e lineare, realizzata con paramento in conci di pietra locale e definita dalla giustapposizione di due diversi volumi adiacenti, corrispondenti alle due navate interne. Il volume più alto è delimitato lateralmente da un contrafforte trapezoidale che si sviluppa in basso fino ad intersecare il muro di un sottostante vano adibito a sacrestia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il prospetto è aperto esclusivamente da tre porte rettangolari e da una finestrella collocata in alto. L’entrata centrale è sormontata da archivolto leggermente aggettante con lunetta semicircolare cieca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla cornice di coronamento del prospetto si erge un campaniletto a vela ad un fornice concluso da un elemento terminale triangolare: è senza campana, sottratta nel 1977. Poco più in basso infine è incassata una targa in pietra che fa memoria del restauro del campanile avvenuto nel 1877 per volere di tale Nicola Troiano.

«Sul lato destro del fabbricato sono visibili i resti di una terza navata andata distrutta nel corso dei secoli – sottolinea Gianna –: sono riconoscibili le imposte degli archi ed il profilo curvilineo dell’abside ormai diruta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma è arrivato ora il momento di entrare. Ci ritroviamo così in un piccolo ambiente composto da due navate parallele di uguali dimensioni collegate da due archi poggiati su robusti pilastri. (Vedi video)

Camminando sul pavimento a scacchiera ci avviciniamo alle pareti affrescate, il tesoro della chiesa: un vero trionfo di colori. Sono opera di Michele D’Elia, appartenuto alla bottega di Giovanni di Francia: pittore attivo in Puglia nella prima metà del Quattrocento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da varie analisi è emerso che l’interno della chiesa doveva essere completamente affrescato. Oggi però soltanto alcune porzioni restano intatte e tante altre invece sono andate perdute o sono nascoste dai superiori strati di calce. Nonostante questo l’impatto visivo è davvero notevole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Partiamo dall’altare, dietro il quale si staglia un abside interamente decorato con la raffigurazione della Madonna col Bambino: la “Kyriotissa Vergine dominatrice del mondo” con la sua tunica blu e il manto azzurro raffigurata in atteggiamento solenne. Ha sul grembo Gesù benedicente con il globo sulla mano sinistra. In alto tre angeli reggono il drappo color rubino che fa da sfondo all’opera.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il culto della Madonna col Bambino è di origine bizantina – osserva Gianna –. Perché in questa chiesa per secoli hanno convissuto due riti: il bizantino e il romano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al di sopra del catino absidale è raffigurato Cristo in trono affiancato da due arcangeli inginocchiati, mentre sulla sinistra appare la Pietà, intensa e malinconica. In basso si distinguono infine le figure di San Giovanni Battista che indossa pelli di animali e calzari di cuoio e di San Leonardo protettore dei carcerati, raffigurato con le catene. 

Sulla parete di sinistra della navata sono raffigurate invece, disposte in due ordini diversi, dodici figure sacre tra cui Sant'Antonio abate, Santa Lucia e l'Annunciazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci spostiamo ora nella navata di destra nel cui abside è presente un dipinto della Madonna del Rosario col Bambino, circondata da Santa Caterina, Santa Rosa e San Domenico. È stato commissionato nel 1785 per devozione da tale Rosa Del Sole ed eseguito da Gioacchino Quercia di Terlizzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La parete di fondo, intonacata e tinteggiata di rosa, presenta una doppia cornice in stucco nella quale sono posizionate quindici piccole lastre in rame su cui sono dipinte le immagini dei misteri del rosario. Inoltre, ai lati della cornice sono leggibili i volti affrescati dei santi Pietro e Nicola. «L’opera che ritrae il santo di Myra è attribuita a un pittore di influenza bizantina del XIII–XIV secolo – avverte Gianna –: rappresenta probabilmente il dipinto più antico della chiesa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Collocato sul lato destro si trova infine un antico crocifisso in cartapesta caratterizzato da piaghe molto evidenti. «Appartiene alla confraternita del Sangue sparso – dichiarano le guide prima di salutarci – e ad esso è legata una vecchia leggenda. Quale? Si dice che se mai dovesse uscire in processione porterebbe pioggia torrenziale e tempesta. Per questo non si è mai mosso da qui».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Nel video (di Laura Daloiso e Gaia Agnelli) la nostra visita alla chiesa di Santa Maria di Juso:




 


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
La cosiddetta “Madonna dello Juso” si trova sulla strada provinciale 44 che porta a Binetto ed è posta al centro di uno spiazzo alberato circondato da una bassa recinzione
Ad accoglierci è un arco in pietra a tutto sesto...
...sormontato da un campanile a vela a due fornici...
...che conduce a un vialetto lastricato
«La struttura è qui dal 1959. Prima era collocato sulla facciata della chiesa di San Giovanni Battista. Quando quest’ultimo edificio fu demolito, l’arco venne salvato e portato qui
Superato il campanile ci troviamo in una sorta di cortile protetto da un muretto a secco e circondato da ulivi, melograni...
...e carrubi
La facciata principale della chiesa si presenta semplice e lineare, realizzata con paramento in conci di pietra locale e definita dalla giustapposizione di due diversi volumi adiacenti, corrispondenti alle due navate interne
Il volume più alto è delimitato lateralmente da un contrafforte trapezoidale che si sviluppa in basso fino ad intersecare il muro di un sottostante vano adibito a sacrestia
Il prospetto è aperto esclusivamente da tre porte rettangolari e da una finestrella collocata in alto. L’entrata centrale è sormontata da archivolto leggermente aggettante con lunetta semicircolare cieca
Sulla cornice di coronamento del prospetto si erge un campaniletto a vela ad un fornice concluso da un elemento terminale triangolare: è senza campana, rubata nel 1977
Poco più in basso infine è incassata una targa in pietra che fa memoria del restauro del campanile avvenuto nel 1877 per volere di tale Nicola Troiano
Sul lato destro del fabbricato sono visibili i resti di una terza navata andata distrutta nel corso dei secoli: sono riconoscibili le imposte degli archi ed il profilo curvilineo dell’abside ormai diruta
Ma è arrivato ora il momento di entrare. Ci ritroviamo così in un piccolo ambiente composto da due navate parallele di uguali dimensioni collegate da due archi poggiati su robusti pilastri
Camminando sul pavimento a scacchiera ci avviciniamo alle pareti affrescate, il vero tesoro  della chiesa. Sono opera di Michele D’Elia, appartenuto alla bottega di Giovanni di Francia: pittore attivo in Puglia nella prima metà del Quattrocento
Partiamo dall’altare, dietro il quale si staglia un abside interamente decorato con la raffigurazione della Madonna col Bambino con la sua tunica blu e il manto azzurro, raffigurata in atteggiamento solenne
Ha sul grembo Gesù benedicente con il globo sulla mano sinistra. In alto tre angeli reggono il drappo color rubino che fa da sfondo all’opera
Al di sopra del catino absidale è raffigurato Cristo in trono, affiancato da due arcangeli inginocchiati...
...mentre sulla sinistra appare la Pietà, intensa e malinconica
In basso si distinguono infine le figure di San Giovanni Battista che indossa pelli di animali e calzari di cuoio e di San Leonardo protettore dei carcerati, raffigurato con le catene
Sulla parete di sinistra della navata sono raffigurate invece, disposte in due ordini diversi, dodici figure sacre...
...tra cui Sant'Antonio abate, Santa Lucia...
...e l'Annunciazione
Ci spostiamo ora nella navata di destra nel cui abside è presente un dipinto della Madonna del Rosario col Bambino, circondata da Santa Caterina, Santa Rosa e San Domenico
È stato commissionato nel 1785 per devozione da tale Rosa Del Sole ed eseguito da Gioacchino Quercia di Terlizzi
La parete di fondo, intonacata e tinteggiata di rosa, presenta una doppia cornice in stucco nella quale sono posizionate quindici piccole lastre in rame su cui sono dipinte le immagini dei misteri del rosario
Inoltre, ai lati della cornice sono leggibili i volti affrescati dei santi Pietro...
...e Nicola. L’opera che ritrae il santo di Myra è attribuita a un pittore di influenza bizantina del XIII–XIV secolo: rappresenta probabilmente il dipinto più antico della chiesa
Collocato sul lato destro si trova infine un antico crocifisso in cartapesta caratterizzato da piaghe molto evidenti. Si dice che se mai dovesse uscire in processione porterebbe pioggia torrenziale e tempesta. Per questo non si è mai mosso da qui



Laura Daloiso
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