Bari, quell'antica dimora sul mare che sembra un piccolo castello: è l'eclettica Villa Rosa
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venerdì 21 novembre 2025
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di Giancarlo Liuzzi
L’immobile fa parte di un esiguo numero di ville antiche ancora presenti in quella zona, salvatesi dalla distruzione e all’edificazione selvaggia che hanno contraddistinto il secondo Dopoguerra. Dimore degli anni 20 e 30 del secolo scorso che furono edificate nello stesso periodo in cui venne realizzata la vicina Fiera del Levante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è Villa Loredana, Villa Lina, Villa Stella, ma la più elegante di tutte è proprio Villa Rosa. Quest’ultima è sempre appartenuta ai Timurian, nota famiglia di orgine armena produttrice di tappeti, che la abita ancora oggi. Se infatti i locali del piano inferiore sono stati adibiti nel tempo a sedi politiche ed esercizi commerciali, quelli del livello superiore hanno sempre avuto la funzione di vera e propria residenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Villa Rosa si trova al civico 34 di via Umberto Giordano, strada che costeggia parte del perimetro della spiaggia di San Francesco. La si nota subito per il suo caratteristico color ocra e i due livelli che si concludono con un fine torrino centrale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La facciata, con cantonali in bugnato, si compone al livello stradale di un porticato con cinque arconi ogivali, sorretti da pilastrini con fini capitelli e chiusi da vetrate. Il primo livello è invece contraddistinto da finestre ad arco (con sovrastanti decori a dentelli e a rosette), da un’elegante balconata centrale e da una merlatura sul parapetto. Stessi elementi che troviamo sul prospetto laterale dove è presente anche una meridiana solare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«L’eclettico neomedievale è un tratto distintivo di Cesare Augusto Corradini, colui che ha progettato la dimora – illustra l’esperto Simone De Bartolo –. Anche il vicino ingresso monumentale della Fiera del Levante, opera dello stesso architetto, presenta particolari che rimandano a questo particolare stile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A impreziosire ulteriormente la facciata principale, oltre al nome della villa e a fini decori in ferro battuto, vi è un bassorilievo raffigurante San Nicola. Fino a poco tempo fa era presente anche un’effige del “Barione”: il più antico e misterioso simbolo della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il decoro era in cemento e ferro ma nel tempo era stato consumato dalla salsedine: così durante gli ultimi restauri dell’edificio abbiamo deciso di rimuoverlo», ci spiega il proprietario Diran Timurian che ci viene incontro salutandoci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Diran ci narra la storia della residenza. «Sia questa villa che le due adiacenti, Lina e Iole, furono innalzate dal mio bisnonno, il costruttore Nicola Calaprice, per le sue figlie – racconta –. All’epoca qui di fronte vi era un’area recintata sede del tiro a volo e non era permesso edificare immobili vicino al muro di cinta, che ne garantiva la sicurezza. Curiosamente in una sola notte la parete crollò, il campo fu spostato e il mio antenato ebbe così il permesso di costruire».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta ora che accedere all’immobile tramite un ampio portone in ferro. Diciamo subito che delle antiche decorazioni che un tempo abbellivano le stanze al primo piano (oggi utilizzate come magazzino) restano visibili soltanto alcuni soffitti dipinti. «Purtroppo negli anni 70, durante alcuni lavori, gli affreschi furono coperti con il ducotone danneggiandoli irrimediabilmente – ammette Diran -. Fu usato anche dell’intonaco di cemento sulla facciata, che coprì l’originale carparo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qualcosa però come detto è rimasto. Nel vano di ingresso, alzando lo sguardo, notiamo subito un elegante soffitto ligneo dipinto, da cui pende un elegante lampadario in ferro. Oltre questo intravediamo uno sfondo color sabbia con una fitta trama geometrica e una ricca fascia perimetrale con decorazioni vegetali a grappoli d’uva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’ambiente successivo mostra invece dei colori più tenui con un “cielo” formato da cerchi e rombi al cui centro vi è un “rosone” con quattro pigne stilizzate. «È possibile che sia stato lo stesso Corradini a disegnare queste decorazioni, per poi affidarne l'esecuzione a una bottega locale – sottolinea De Bartolo -. In questo caso è riconoscibile la mano del pittore barese Nicola Colonna aiutato, forse, dall’allora giovanissimo figlio Umberto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo a sinistra in un’ampia sala, anch’essa impreziosita da un soffitto a cassettoni finemente dipinto. Nei due riquadri centrali ritroviamo la stessa raffigurazione presente nel vano di ingresso, separata da travi in legno che a loro volta “chiudono” delle fasce rettangolari. Su queste si fa spazio uno sfondo celeste con verdi tralci e gialli acini d’uva e, in un tripudio di colori accesi, un raffinato decoro circolare centrale a forma di rosone con otto grappoli rossi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulle pareti laterali vediamo anche delle robuste cancellate nere con elementi geometrici. «Un tempo quelle inferriate dividevano i vari locali del piano terra – precisa Diran -. Una trentina di anni fa qui c’è stata anche una sede della Dc e, più recentemente, una pizzeria. La mia idea adesso è farne degli uffici».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Passiamo ora nell’ultima stanza attraverso una porta in legno grezzo e vetro, sovrastata da un quadro con una scura natura morta. «Il dipinto è antico – sottolinea la nostra guida -, la porta invece è stata realizzata uguale a quelle originali che sono ancora presenti nei locali del lato destro del piano terra, di proprietà dei miei parenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alzando lo sguardo notiamo un ulteriore decoro color sabbia con quadratini scuri, ai cui lati vi sono due raffigurazioni floreali circolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ritorniamo sui nostri passi e ci spostiamo nel vano scala, che conserva ancora l’elegante ringhiera originale. Salendo i gradini superiamo il primo ballatoio, dove incrociamo porte e finestre ornate da raffinate grate, per raggiungere l’ultimo piano della villa, dove si trova l’abitazione del proprietario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entrando veniamo subito attratti da alcuni intricati disegni affissi su una parete del soggiorno. «Sono i modelli che venivano utilizzati dalla mia famiglia nella prima metà del 900, per realizzare i tappeti nella fabbrica del Villaggio Armeno di via Amendola – ci racconta Diran -. Anche io mi sono dedicato per molto tempo a quella attività e ho voluto tenere con me questo prezioso ricordo, regalatomi da mio zio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di lasciare l’edificio saliamo sulla terrazza. E da qui, proprio a ridosso dell’iconico torrino e guardando oltre le possenti merlature perimetrali, possiamo godere di un suggestivo scorcio dall’alto della spiaggia di San Francesco e del Mar Adriatico. Una vista privilegiata dall’alto dell’eclettica Villa Rosa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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