di Giuseppe Dulcamare

La storia del Volley Bari, team femminile che vinse tutto nel deserto sportivo della città
BARI – Dura la vita degli sport di squadra a Bari: dal calcio alla pallanuoto, dal basket alla pallamano, il capoluogo pugliese non è mai riuscito a imporre una propria squadra nell’olimpo nazionale e internazionale. Basti pensare ai “galletti” del pallone, che nella loro storia ultracentenaria non sono riusciti ad andare oltre il settimo posto in serie A (e alla conquista di un’effimera Mitropa Cup).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di fatto a Bari non si è mai vinto niente o meglio, quasi niente, visto che un’eccezione a questo deserto sportivo esiste ed è rappresentata dalla squadra femminile del Volley Bari. La società biancorossa, oggi relegata in serie C, in passato si è infatti aggiudicata il campionato italiano 1978-79, la Coppa Cev (oggi Challenge Cup, l'equivalente calcistico dell'Europa League) 1983-84 e la Coppa Italia 1987-88.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Un'esperienza bellissima e indimenticabile: vincevamo e allo stesso tempo eravamo una grande famiglia», ci dice la 47enne Lucia Tria, una delle ex giocatrici di quel fantastico team, all’epoca giovanissima. Una delle principali artefici di quell'epopea fu sicuramente Nica Viterbo, oggi 61enne. «Furono anni fantastici - racconta -. All'inizio giocavamo le gare interne in un piccolo campo di Bitonto, poi con l'arrivo dei successi ci trasferimmo prima nella palestra del liceo scientifico "Margherita", in corso Benedetto Croce e infine sul rettangolo di gioco del vecchio Country club».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«L'esordio in serie A avvenne nella stagione 1976-77 - prosegue la vecchia gloria - ma retrocedemmo subito a seguito di una riforma dei campionati. L'anno dopo risalimmo prontamente nella principale competizione nazionale e nel 1979, in pratica da neopromosse, ci prendemmo lo scudetto. Fondamentale fu la guida di Mimmo Magistro, il nostro presidente, praticamente un secondo padre».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quello del tricolore era un gruppo farcito di campionesse come il capitano Titti Paoloni e Sandra Cippi, entrambe nel giro azzurro, ma anche la formidabile centrale rumena Rodica Poppa e la potente schiacciatrice bulgara Hanna Hristolova. «Tutte ragazze eccezionali - sottolinea la Tria -. Erano sempre pronte nel mettere a disposizione il loro talento al servizio delle tante adolescenti che, come me, vennero aggregate alla prima squadra in quel periodo d'oro: da loro abbiamo imparato tantissimo, sia in allenamento che nei ritiri estivi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

C'è chi in quell'atmosfera così armoniosa ha trovato anche l'amore della sua vita: è proprio il caso della Viterbo, che sposò l'allora dirigente accompagnatore Emanuele Calabrese. È grazie a lui che "riviviamo" il meraviglioso trionfo europeo del 1984, arrivato peraltro dopo un cambio di sponsor che aveva modificato la denominazione ufficiale del sodalizio da "2000 Uno Bari" in "Victor Village Amatori Volley Bari".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Il torneo si chiuse con una final four a Feuerbach, un distretto di Stoccarda, in Germania - ricorda Emanuele -. Ci arrivammo dopo un cammino quasi surreale: memorabili furono le trasferte in Finlandia, dove disputammo il primo turno eliminatorio mentre fuori dal palazzetto c'erano 25 gradi sotto zero e a Tirana, dove fummo scortati da due agenti dei servizi segreti del regime comunista albanese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«In semifinale ci sbarazzammo della compagine turca 3-1 - continua l'ex dirigente - e in finale con lo stesso punteggio sconfiggemmo i padroni di casa. Fu un tripudio sia per i "fedelissimi" venuti a tifare fin lì dalla Puglia, ma anche per i tanti immigrati italiani del posto accorsi nell'impianto della fase finale per dar man forte alle loro connazionali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma la vera festa si svolse in madrepatria. «All'aeroporto di Palese tanti tifosi ci accolsero al ritorno come delle rockstar - incalza Calabrese -. La nostra impresa fu annunciata anche dallo speaker dello stadio della Vittoria durante una partita del Bari calcio. Gli spettatori presenti reagirono alla notizia con un boato: per un attimo il volley mise in secondo piano persino il pallone».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'anno dopo purtroppo la cavalcata in Coppa Cev non fu replicata. «Fummo estromessi dalla competizione proprio da una compagine tedesca - conclude Emanuele -. In quella trasferta giocammo in un clima infernale: i tifosi sugli spalti, ancora delusi per il fatto che l'anno prima un club italiano avesse alzato il trofeo nel loro Paese, spinsero l'arbitro ad assumere decisioni discutibili che condizionarono la gara in modo per noi negativo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quattro anni dopo, sotto il nuovo nome di "Vini doc di Puglia Amatori Volley Bari", arrivò l'ultimo grande successo, la Coppa Italia. Poi il buio, con l'addio alla massima serie nel 1997 e tanti campionati regionali. Oggi di quell'era vincente rimane ben poco oltre alla memoria di chi l'ha vissuta di persona: nel palazzetto del quartiere Carbonara, attuale "casa" della squadra, sono però appesi gli stemmi celebrativi dei tre titoli ottenuti (nella foto).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A presiedere l'odierna società è comunque Manuela Magistro, figlia del grande Mimmo: chissà se un giorno riuscirà a regalare alla città le stesse emozioni donate dal padre negli anni 70 e 80.


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  • Ila - Un articolo intenso e completo che racconta sfortunatamente una realtà barese come tante altre. E cioé con un passato gloriosio e un presente penoso. Molto interessante peró.


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