di Giancarlo Liuzzi - foto Francesco De Leo

 Bari, restauri al posto degli abbattimenti: i "bonus" stanno salvando ville e palazzi storici
BARI – Se il “Piano Casa” favoriva dolorosi abbattimenti, i “bonus” e “superbonus” stanno riuscendo nell’impresa di salvare edifici che faticavano a uscire dal loro perenne stato di abbandono. È la decisa “inversione di tendenza” a cui sta assistendo Bari, città che dal Dopoguerra in poi, in mancanza di piani urbanistici generali e vincoli paesaggistici, ha visto la distruzione di un enorme numero di dimore storiche private non tutelate dalla Soprintendenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un delitto archittettonico che negli ultimi anni è stato “incoraggiato” da leggi quali il Piano Casa, che permetteva ai proprietari, una volta avvenuta la demolizione, di ricostruire aumentando il volume delle abitazioni preesistenti del 35 per cento. E così fabbricati come il palazzotto ottocentesco di via Calefati, l’ex sede della Birra Peroni, la fabbrica di mandorle di Ceglie del Campo, il fabbricato di via Celso Ulpiani o Villa Vera su via Amendola, sono stati spazzati via in un attimo per far posto a nuovi complessi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma misure recenti come il “bonus facciate” o il “superbonus 110%” stanno decisamente cambiando il destino di ville e palazzi antichi. Si tratta di aiuti fiscali che permettono di detrarre una grossa percentuale delle spese sostenute per le ristrutturazioni. E questo sia se i lavori riguardano il recupero dei prospetti, che l’efficientamento energetico e il consolidamento statico degli immobili.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
E così sontuosi e secolari edifici baresi stanno ritrovando finalmente il loro fascino architettonico grazie a sapienti e risoluti restauri. (Vedi foto galleria)

In via Zuppetta ad esempio è difficile non notare il rinnovato aspetto dell’Hotel Adria, il più datato albergo della città, attivo dal 1922 in un palazzo di fine Ottocento. Quest’ultimo, se fino all’anno scorso si mostrava di uno spento color mattone, ora con la sua nuova e rossa veste riesce maggiormente a risaltare le nere ringhiere in ferro battuto, i timpani e le bianche cornici delle finestre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Spostandoci su corso Cavour, ad angolo con via Cognetti, svetta l’elegante Palazzo Atti costruito nel 1916. Seppur ancora coperto per metà dalle impalcature, mostra però già buona parte del suo esterno crema con balconi color perla. Una facciata degnamente ripulita che abbonda di decorazioni di ghirlande di fiori e caratterizzata da un imponente gruppo scultoreo sulla loggia nobile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla vicina via de Nicolò, al civico 7, si eleva un imponente edificio eclettico. Un tempo di colore rosa e crema, mostra oggi un intenso prospetto rosso carminio dove spiccano bianche finestre ad arco con motivi geometrici e vegetali, colonnine pensili e merlature.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il restauro più imponente della città riguarda però lo splendido Palazzo Fizzarotti di corso Vittorio Emanuele.  Eretto nel 1910 in stile eclettico, fu commissionato dal banchiere e imprenditore Emanuele Fizzarotti e progettato dagli architetti Ettore Bernich e Augusto Corradini. Bisognerà però attendere più di un anno per rivedere la sua ricchissima ed elegante facciata. Il restyling sarà infatti molto complesso perché interesserà non solo le parti murarie ma anche tutti gli elementi architettonici e artistici che la arricchiscono, come le raffinate sculture e i preziosi mosaici.

Anche il vilipeso quartiere Carrassi può ora esibire con orgoglio una sua “creatura” appena ristrutturata: si tratta del più antico di tutto il rione, innalzato nel 1859 in via De Amicis. Se fino a pochi mesi fa si mostrava di colore giallo e rosso, ora è stato “ricolorato” con toni grigi e bianchi.

E non solo palazzi, ma pure le caratteristiche ville liberty baresi di fine 800/inizio 900 stanno beneficiando di importanti restyling. È il caso della casina rosso corallo presente sull’extramurale Capruzzi all’altezza del sottopasso Luigi di Savoia. Nonostante sia ancora sprovvista di finestre, è quasi irriconoscibile rispetto a quando, nel 2016, la fotografammo per realizzare un reportage.

Su una facciata laterale della struttura si trovava ben in vista l’insegna a caratteri cubitali "Good year pneumatici" del gommista situato ai suoi piedi e il terrazzo era dominato da cartelloni pubblicitari. Scritte che sono state smantellate durante i lavori di restauro.

Ora fanno sfoggio di sé le finestre a bifora con arco a sesto acuto dal tratto “orientale”, impreziosite da due colonnine laterali lisce e una terza centrale a spirale che terminano con parapetti a filo ed eleganti balaustrine. L’elemento più rappresentativo è però la torretta, decorata con linee verticali punteggiate che guarniscono le pareti e una cornice merlettata che lascia spazio al tetto a punta.

E a essere rinata è anche Villa De Sario, nobile dimora risalente alla metà dell’Ottocento che si erge all’inizio di via Caldarola, nel quartiere Japigia.

Nel 2019, quando ne parlammo, era chiusa da lucchetti e si trovava in uno stato di solitaria decadenza. Oggi si presenta con una facciata bianca e rossa in stile neoclassico con due livelli che terminano con un timpano centrale di forma triangolare. Sulle pareti laterali sono stati accuratamente recuperati anche i curiosi elementi architettonici decorativi, probabilmente inseriti all'inizio del 900. Tra questi le due finestrelle ad arco trilobato dal gusto medievaleggiante e la raffinata trifora con archetti trilobati a sesto acuto scandita da due colonnine, su cui capeggiano delle decorazioni floreali.

Persino la piccola edicola votiva che un tempo l’arricchiva è stata recuperata. Se fino a pochi mesi fa si mostrava vuota e malandata, ora mostra al suo interno, protetta da un vetro, una statuetta della Madonna col bambino che consacra la nuova vita di questa antica residenza.

(Vedi galleria fotografica)


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Giancarlo Liuzzi
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Francesco De Leo
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  • daniela - Abito in prossimità della chiesetta privata di S. Anna, piccola e cadente, ma evidentemente importante a tal punto da aver dato il suo nome a quel enorme quartiere che, una volta ultimato, collegherà Japigia a San Giorgio. Sarebbe auspicabile che qualcuno, magari la stessa Amministrazione Comunale, spronasse i proprietari, forse troppo anziani, a cogliere questa opportunità. Ma nel caso la chiesetta non rientrasse nel piano di ripristino delle facciate, sarebbe comunque utile trovare un modo per intervenire, non fosse altro che per dare dignità a questo nuovo e grande quartiere, che già di per sè non ha mai avuto vita facile.


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