Bari, la storia del "transatlantico" adagiato sul mare: il Grande Albergo delle Nazioni
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venerdì 4 ottobre 2019
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di Marianna Colasanto - foto Valentina Rosati
L’albergo si trova nel quartiere Madonnella, all’incrocio tra il lungomare Nazario Sauro e il lato sud di piazza Diaz. Venne progettato nel 1932 dall’architetto Alberto Calza Bini e inaugurato il 31 agosto del 1935, contestualmente all’apertura della VI edizione della Fiera del Levante. Ideatore degli arredi interni fu l’artista futurista bulgaro Nicolaj Djulgherov, che li concepì all’insegna dell’eleganza, con marmo a vista e lussuosi saloni per conferenze e ricevimenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di colore bianco, si presenta con una forma semicilindrica, in forte contrasto con la simmetria assiale degli altri edifici presenti sul lungomare. L’architetto risolse infatti in modo elegante la sua posizione ad angolo, grazie a un linea curva che si raccorda in maniera “morbida” con i due lati perpendicolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per il resto si tratta di un edificio razionalista, quindi con geometrie semplici e linee pure che lasciano poco spazio a decorazioni ed elementi “superflui”. Originariamente prevedeva nella parte superiore un’intelaiatura a vista, che fu sostituita nel 1964 da un piano ulteriore caratterizzato da finestrelle e un largo terrazzo coperto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Attenzione però, il suo primo nome fu “Imperiale”, in memoria della guerra vinta dall’Italia contro l’Etiopia il 5 maggio 1935 – sottolinea l’esperto del territorio Gigi De Santis -. Solo dopo l’edificio assunse la denominazione ufficiale di Grande Albergo delle Nazioni. Anche se in realtà i baresi lo soprannominarono sin dal principio il “Transatlantico”, per via della forma che l’hotel, comprensivo della struttura condominiale ad esso adiacente, assumeva se osservato dal mare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il condominio (concepito dallo stesso Calza Bini) è quello del complesso residenziale I.N.A., l’Istituto nazionale delle assicurazioni che fu pure committente dell’albergo. «Anche se quest’ultimo fu acquisito dopo qualche anno dal Comune di Bari per la cifra di 4.751.000 lire», avverte De Santis.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il “delle Nazioni” fu da subito compreso tra le più importanti strutture ricettive del capoluogo: nelle sue 122 stanze con vista mare alloggiarono principi, capi di governo, industriali e attori. Anche se durante la Guerra dovette per qualche anno subire “l’occupazione” da parte degli Alleati che ne fecero una loro base di comando.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A conflitto terminato l’hotel tornò ai consueti fasti, ospitando anche il “Prometeo teatro circolare”, una sala da tè rotonda con palco al centro che, inaugurata il 27 aprile 1957, per quattro anni offrì spettacoli agli ospiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Restaurato nel 1964 dall’ingegnere Achille Petrignani, l’albergo però alla fine degli anni 70 entrò in crisi, poco dopo essere stato utilizzato come set cinematografico per il film “Polvere di Stelle” di Alberto Sordi del 1973. La società che lo aveva in gestione infatti scelse di non rinnovare il contratto con il Comune, il quale, non sapendo a chi affidarlo, decise nel 1977 di cederlo all’Università in cambio del palazzo di Economia e Commercio ubicato in corso Vittorio Veneto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E che cosa ne fece l’Ateneo? A sorpresa lo trasformò in alloggio per gli studenti fuorisede, destinazione che mantenne per ben 22 anni, quando la proprietà passò nuovamente all’amministrazione municipale. «Questo ripetuto scambio tra istituzioni non sfuggì ai baresi: cominciarono infatti ad apostrofarlo U palazze du lass’e ppigghie (“Il palazzo del lascia e prendi”)».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Purtroppo però nemmeno il Comune decise di valorizzare l’edificio, il cui primo piano fu adibito dal 1999 al 2007 a triste ufficio tributi. La svolta si ebbe solo quando la società Fimco di Noci acquistò il “Transatlantico” all’asta per circa 19 milioni di euro. Un’acquisizione a cui seguirono ben quattro anni di pesanti lavori di ristrutturazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Quando aprimmo il cantiere – ci spiega Diego Bosco, l’ingegnere curatore dei lavori – ci ritrovammo davanti a una struttura in totale abbandono. Gli arredi originari erano scomparsi e nelle stanze c’erano nidi di uccelli. Ripartimmo da zero, affidando il restyling all’attuale rettore dell’Università IUAV di Venezia Amerigo Restucci».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 2012 finalmente venne riaperto, prima come “Boscolo Bari” (il cognome dei gestori dell’epoca) e poi, a seguito di passaggi societari, nuovamente con la storica sigla di Grande Albergo delle Nazioni.
Siamo dunque entrati in quella che è attualmente l’unica struttura a cinque stelle di Bari: un gigante di 10.452 e 115 stanze distribuite su otto piani. Un luogo lussuoso e ben arredato, che conserva alcuni dei tratti caratteristici dell’originaria struttura degli anni 30, attualmente gestito dal gruppo italo-cinese “iH Hotels & Resorts”.
Superata la porta a vetri dell’ingresso, ci ritroviamo così in un atrio che rimanda al mare e a suoi colori. Qui facciamo la conoscenza della direttrice Giovanna Petrosillo: ci conduce subito nella “Sala delle Nazioni”, quella che un tempo ospitò il famoso teatro circolare. La stanza conserva ancora la caratteristica cupola illuminata da tante piccole celle tonde: all’epoca serviva sia da lucernario che da amplificatore per i suoni degli spettacoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Saliamo ora al primo piano, dove entriamo nella suite presidenziale, un appartamento di 120 metri quadri che comprende una splendida terrazza con pavimentazione in mosaico con vista sull’Adriatico. Da qui è possibile ammirare il lungomare e i suoi caratteristici lampioni.
Infine l’ultima tappa: il sesto piano. Ci arriviamo percorrendo una rampa di scale tutelata dalla Soprintendenza che conserva i marmi originali del 1935. Si tratta di un capolavoro architettonico: illuminata da finestrelle regolari, gira su se stessa sinuosamente grazie a degli eleganti corrimani in legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma perché siamo saliti fin su? Per ammirare la terrazza panoramica realizzata nel 1964, quella che oggi ospita il ristorante. Ci affacciamo quindi, per ritrovarci davanti a una delle più belle viste di Bari: a sinistra il centro storico, a destra l’alta torre della Provincia e al centro il blu del mare. Una “cartolina” che ci fa comprendere il perché, da sempre, sia proprio questo l’albergo più ambito di tutta la città.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Marianna Colasanto
Marianna Colasanto
Foto di
Valentina Rosati
Valentina Rosati
I commenti
- Michele Citarella - Bravi