di Federica Calabrese - foto Christian Lisco

Le arti marziali a Bari: alla scoperta della "muay thai" e del campione Claudio Amoruso
BARI – Una millenaria disciplina nata nel Sud-est asiatico che unisce le tecniche base di difesa alla tradizione religiosa. È la muay thai (letteralmente “lotta dei thailandesi”), chiamata anche “arte delle otto armi” perché consente di impegnare ben otto parti del corpo con pugni, calci, gomitate e ginocchiate.

Uno sport di combattimento che ha preso piede ormai in tutta l’Italia, Bari compresa, dove è praticato in una decina di palestre. Tra queste attività c’è anche quella in cui si allena il 33enne Claudio Amoruso, atleta che il 24 luglio scorso ha conseguito il prestigioso titolo internazionale “World Boxing Council” battendo a Sciacca, in Sicilia, lo svizzero Philipp Hafeli.

Per conoscere meglio questa particolare arte marziale siamo quindi andati a trovare proprio il campione pugliese al Combat Sports Center, da lui aperto nel 2017 in corso Trieste, a pochi passi dalla spiaggia di Pane e Pomodoro. (Vedi foto galleria)

Una volta varcato l’ingresso ci troviamo in una grande sala occupata al centro da un ring quadrato e circondata da “tatami” (tappetini orientali) e pesanti sacchi rivestiti in pelle. Tutt’intorno ci sono guantoni colorati ammassati negli angoli, caschetti neri e alcuni “pao” (protezioni rettangolari che servono per attutire i colpi in allenamento) appesi alle pareti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui incontriamo il 46enne Renzo Tagliente, comproprietario della palestra, che ci parla delle origini della muay thai. «Fu inventata in Thailandia probabilmente nel I secolo con scopi prettamente difensivi, utilizzata in contesti di guerra – ci spiega –. Poi si legò a rituali religiosi con tanto di danze preparatorie e amuleti indossati dai boxer. Nel XVI secolo divenne infine una disciplina sportiva vera e propria, anche se con regole molto “libere”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fino agli anni 40 del 900 i contendenti si affrontavano infatti nelle piazze senza limiti di tempo né protezioni: gli incontri finivano quindi per ko, per abbandono o persino per morte di uno dei due atleti. Dal 1945 arrivarono però delle regolamentazioni, che trasformarono la muay thai in uno sport.  Furono così istituite categorie di genere e di peso e introdotto il limite dei tre round da tre minuti ciascuno.


«Venne inoltre incoraggiato l’uso di guantoni, normalmente da 10 once, nonché di paradenti e protezioni inguinali - aggiunge il maestro -. E oggi nelle gare tra dilettanti vengono anche utilizzati i caschetti e le imbottiture per tibie e piedi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Muay thai che viene anche chiamata “thai boxe” o “boxe tailandese”. «Ma si differenzia notevolmente dal
pugilato – avverte Renzo –, visto che qui è possibile sferrare gomitate, ginocchiate e calci. Si può colpire l’avversario in qualsiasi parte del corpo, tranne che alla gola, alla nuca e ai genitali. È consentito inoltre “agganciare” l’avversario e scaraventarlo al suolo».


Nel frattempo sta per iniziare un allenamento. Vediamo un gruppo di dieci ragazzi e ragazze di età compresa tra i 16 e i 35 anni schierarsi a piedi nudi sui tatami. A guidare l’esercitazione è proprio Amoruso, vero e proprio esperto di questa disciplina, che ha iniziato a 16 anni e continuato per un decennio in Thailandia, Paese in cui si è formato con gli atleti del posto.


«L’aspetto più sorprendente laggiù sono i momenti prima della gara – racconta Claudio –. Il match viene infatti sempre anticipato da preghiere, danze propiziatorie e rituali magici e scaramantici. Ma l’impegno non è solo spirituale. Gli asiatici mangiano e dormono nelle palestre, seguendo un regime serratissimo: il combattimento rappresenta solo l’ultimo step di una preparazione fisica rigorosa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che assistere all’allenamento
(vedi video). Dopo un riscaldamento iniziale con corsa leggera, salto della corda e mobilità articolare, i corsisti eseguono un circuito con esercizi a corpo libero tra cui piegamenti sulle braccia, addominali e squat.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopodiché ai giovani viene chiesto di indossare i guantoni, coprendo prima le mani con spesse fasce in tessuto per attutire maggiormente i tiri. Hanno così inizio le “ripetute”, sessioni di calci e pugni ai sacchi della durata di un paio di minuti. Si susseguono colpi diretti, ganci e montanti con le braccia e “low”, “middle” e “high kick” (calcio basso, medio e alto) sferrati con gli arti inferiori. L’ultima parte consiste in una simulazione di combattimento uno contro uno, detto “sparring”.


Nel mentre anche Claudio si riscalda per salire infine sul ring e a suon di calci e pugni si scaglia contro i “pao” indossati da Renzo. In ultimo simula i tre round di un match con altrettanti allievi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«È uno sport che sta prendendo piede anche per i suoi benefici fisici e psicologici – sottolinea Amoruso a fine allenamento –: aiuta infatti a scaricare la tensione. Ed è poi adatto a tutti: abbiamo corsi con bambini di 4 anni, ma è praticato anche da adulti di 60».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non solo: la disciplina sta diventando sempre più popolare tra le donne. «Inizialmente le ragazze si iscrivevano per imitare influencer come Taylor Mega che praticano arti marziali – afferma il campione – ma dopo un po’ di tempo le “lady” hanno dimostrato un’assiduità e una tempra anche maggiori dei “colleghi” maschi».


Muay thai che lo scorso luglio è diventata sport olimpico. «È la soddisfazione più grande – conclude Claudio –. Io sono ormai troppo vecchio per un futuro a “cinque cerchi”, ma questo è un riconoscimento che apre a infiniti scenari per la boxe tailandese e fa ben sperare per le nuove generazioni».

(Vedi galleria fotografica)

Nel video (di Cristian Lisco) gli allenamenti di muay thai nella palestra Combat Sports Center:



© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Federica Calabrese
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  • Nontinteressa - I veri campioni si vedono dentro e fuori dal ring. Questo tipo tutto è tranne un campione. Ah si... il campione dei bulletti. Intervistate campioni veri non queste persone che non hanno nulla da offrire se non superbia e volgarità. Offendete Bari e i Campioni...


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