di Giancarlo Liuzzi - foto Antonio Caradonna

Bari, la storia del Faro Borbonico: dall'800 saluta le navi che entrano ed escono dal Porto
BARI – Da 134 anni vede ogni giorno arrivare e partire centinaia di imbarcazioni che, una volta giunte in città, non mancano mai di porgergli un saluto suonando la propria sirena. Parliamo del Faro Borbonico, grazioso edificio in pietra che svetta all’estremo limite dell’omonimo molo, nella parte più antica del Porto di Bari. (Vedi foto galleria)

Costruito dalla ditta parigina Lepant & Fils e dall’impresa locale di Vincenzo Storelli, brillò per la prima volta nel 1887 quando andò a sostituire un’infastruttura mobile presente dal 15 dicembre 1859. 

La bassa portata luminosa si rivelò però non sufficiente per il crescente traffico navale che il Porto stava accogliendo. Addirittura una nave commerciale chiamata Clotilde, non riuscendo a vedere la segnalazione, si incagliò negli scogli di fronte alla banchina. Così si decise di innalzare il torrino superiore, dove fu fissata una lampada ad acetilene oggi non più esistente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da più di un secolo, quindi, il faro segnala con la sua luce rossa l’ingresso estremo del molo ed è stato testimone di tutti gli eventi avvenuti qui: dal bombardamento del 1943 allo scoppio del piroscafo americano Henderson del 1945.

Per visitarlo entriamo dal varco principale del Porto situato su corso Antonio De Tullio. Dopo 500 metri giungiamo ai piedi del Molo Borbonico: divide l’ansa di mare in due bacini, la Darsena di Ponente e quella di Levante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alla fine del braccio si trova il faro, ristrutturato nel 2019, che con la sua singolare struttura bassa e circolare risplende alla luce del sole. Dell’edificio colpiscono i blocchi di pietra bianca curvati che costituiscono la base, scandita da una serie di grandi finestroni circolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La forma svasata serviva a smorzare il moto ondoso del mare che un tempo batteva direttamente sul faro prima che la banchina fosse estesa». A parlare è Elisa Cataldi, presidente dell’associazione “Mar di Levante” che ha in concessione la struttura nella quale vengono organizzati eventi culturali e mostre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Camminando sulla piazzola antistante ci accorgiamo della presenza delle originarie basole, in parte coperte dalle spianate di cemento successive, sulle quali è ancora presente un’originale bitta ottocentesca ormai totalmente arrugginita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Sul retro si trova invece una lunga muraglia sinuosa che un tempo era direttamente collegata alle mura della città, precisamente a ridosso del bastione di Santa Scolastica. La barriera di quasi un chilometro venne però tagliata nel 1929 con la costruzione del lungomare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accediamo quindi all’interno dell’edificio. Una serie di ambienti, separati dalle antiche porte in legno e con pregevoli volte e architravi in pietra finemente lavorata, corrono attorno al nucleo circolare centrale. In uno dei locali è presente anche una copia di un documento a firma dell’ingegner Luigi Giordano (colui che progettò l’intero porto) che riporta la data di accensione dell’originario faro mobile nel 1859.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungiamo il livello terrazzato attraverso delle scale in pietra. Qui svetta il torrino: è sovrastato dalla cupola a vetri circondata da una ringhiera bianca. A caratterizzare la cima c’è una copertura in alluminio e un segnavento, entrambi realizzati su copia degli originali da Nicola Settanni, artigiano di Triggiano. Sono stati installati nel 2019, andando a sostituire le antiche strutture ormai deteriorate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E alla base trova posto l’importante fanale con lampada elettrica. «In base alle regole marittime qualsiasi natante arrivi in un porto deve trovare alla sua sinistra una segnalazione rossa, che è questa, e alla sua destra una luce verde (presente all’estremità del molo Pizzoli)», ci spiega la nostra guida.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Saliamo infine sulla cima del torrino attraverso delle scale a chiocciola in ghisa, che prendono luce da un unico finestrone circolare che dà sul mare e che ci fa sentire come se fossimo su una barca al largo. Dopo qualche altro gradino ci ritroviamo all’interno della cupola a vetri e, attraverso una bassa porticina, raggiungiamo il balconcino circolare esterno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da qui possiamo contemplare tutto il panorama circostante, con le grandi e moderne navi attraccate nell’adiacente terminal che contrastano con i monumenti della città vecchia. Mentre, voltando lo sguardo verso il mare aperto, possiamo ammirare la bocca del Porto che lascia spazio a un Adriatico blu come non mai.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Giancarlo Liuzzi
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  • Bianca Sallustio - grazie
  • ignazio - Molto interessante conoscere nei particolari corredato con immagini la storia del faro borbonico posto all'estremita del vecchio molo foraneo che insieme al molo Pizzoli delimitavano il bacino del porto alle sue origini
  • Francesco - Ottimo,non conoscevo questo fantastico posto, sono rimasto sbalordito ottima cosa mi ha aggiunto le mie conoscenze sulla mia città complimenti all'autore volevo solo fare una richiesta se era possibile sapere qualcosa sul ex palazzo Enel in via crisanzio attualmente occupata da una facoltà dell'università di Bari grazie


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