di Gabriella Mola

Bari, pronta una raccolta delle opere di Domenico Triggiani: «Per riportarlo alla memoria»
BARI – Una raccolta di tutte le sue opere teatrali tesa a riportare alla memoria della città il grande lavoro da lui svolto nel corso di una vita. È ciò di cui si sta occupando la famiglia dello scrittore e drammaturgo Domenico Triggiani, considerato uno dei massimi autori della Bari del Dopoguerra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un atto dovuto nei confronti di un vero protagonista della cultura del capoluogo pugliese, nato nel 1929 e spentosi nel giorno di Natale di 15 anni fa. Premiato e riconosciuto in Italia e fuori, fondatore lui stesso del premio "Città di Bari" nel 1956, Triggiani è degno, secondo lo storico Vito Melchiorre, di essere accomunato ai padri della scrittura dei dialetti italiani, come Trilussa o Goldoni, essendo riuscito a cogliere perfettamente il gergo del vernacolo barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il compendio, in pubblicazione entro il prossimo giugno, sarà corredato da presentazioni e recensioni e riunirà definitivamente i suoi scritti per il teatro, sia quelli in italiano che in dialetto, compreso il dramma inedito del 1983 “L'Arciguardiano”. 

Ma Triggiani fu anche autore di quattro romanzi e persino di una poesia: “Errar, mai stampata in patria ma tradotta in un’antologia spagnola di poeti del Belpaese. A tutto ciò vanno poi aggiunti i numerosi saggi letterari come “Dizionario degli scrittori” e le varie inchieste condotte per la rivista “Polemica” da lui fondata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per conoscere meglio questa prestigiosa penna barese ci siamo recati nella sua casa di via Giulio Petroni, lì dove la moglie 85enne Rosa Lettini e il figlio 54enne Nicola ci accolgono in un grande soggiorno in cui imperano libri, raccoglitori e immagini. (Vedi foto galleria)

Saranno proprio Rosa e Nicola a curare la raccolta, la cui finalità è duplice: divulgare le opere teatrali di Triggiani, oggi quasi tutte introvabili nelle librerie, e diffondere il suo lavoro sul dialetto. «Alla mamma è toccato l’onere dell'edizione critica – illustra Nicola -: ha infatti ritrascritto i testi in vernacolo con l'intento di uniformarne le regole grammaticali, rendendo così maggiormente fruibile il linguaggio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con i due ripercorriamo le tappe più significative della carriera di Domenico. «Mio padre iniziò a scrivere da giovanissimo – afferma il figlio –. Al liceo correggeva le bozze nel giornale della parrocchia parrocchia dell’Immacolata, e subito dopo cominciò a darsi da fare con le pièce teatrali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel 1954, appena 25enne, incassò il primo riconoscimento: il Premio Nazionale Gastaldi di Milano, per l’opera “Papà a tutti costi”. La commedia parlava di un impiegato sposato ma senza figli che per mantenere il posto di lavoro si vedeva costretto a “prendere in prestito” un bambino da spacciare come proprio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il Gastaldi fu solo il capofila di numerosi apprezzamenti ricevuti anche all’estero. «Mio marito – ci racconta orgogliosa Rosa – fu oggetto nei primi anni 60 di conferenze e menzioni speciali persino all'Actors Studio di Broadway, lì dove fu definito uno dei migliori drammaturghi del panorama europeo emergente».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Nel 1956 fondò la rivista “Polemica”, diretta sino al 1959 con l’amico Costantino Savonarola, con la quale collaborarono personaggi di spicco della cultura italiana. Domenico vi teneva la rubrica lo “Zoo letterario”, che nel 1959 denunciò scambi e favoritismi nel mondo dei premi delle rassegne. Importante fu anche la sua “Inchiesta sul teatro” del 1958, per la quale intervistò personaggi come Edoardo de Filippo e Vittorio Gassman.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutto questo mentre la sua attività di commediografo proseguiva con nuovi successi: nel 1961 l’atto unico “Il dramma di un giudice” fu anche trasmesso dalla Rai in un adattamento radiofonico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tre anni dopo arrivò anche la curiosa “Guida storica artistica e turistica della provincia di Bari”. «Un vero e proprio manuale di sopravvivenza per chi era in visita nel territorio pugliese – precisa Nicola – . Comprendeva persino orari dei tram e dei treni, librerie, locali notturni e ristoranti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo un decennio di pausa dovuta a un impegnativo lavoro in Prefettura (era un dipendente comunale) Triggiani riprese l’attività letteraria nei primi anni 80. Le commedie “Donne al potere” e “Peccati di provincia” ebbero première di grande successo rispettivamente al Petruzzelli nell’83 e al Piccinni nell’84. Ma furono tra le ultime scritte in italiano: da quel momento in poi Triggiani si indirizzò completamente verso il dialetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Per molto tempo il mondo della cultura aveva snobbato il barese, associandolo a un’idea di volgarità – spiega Nicola –. Ma pian piano cominciò a sorgere da parte di molti la voglia di valorizzare il vernacolo. Così anche mio padre decise di dedicarvisi, studiandolo, trascrivendolo e applicandolo a ciò che da sempre lo appassionava: al palcoscenico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con opere quali “Le barise a Venezie”, “La candine de Cianna Cianne”, “All'aneme de la bonaneme” e “U'mmadremmonie de Celluzze”, Triggiani raccontò storie, vizi e virtù del popolo barese. Tutte furono rappresentate prima con l'Accademia di Arte e Spettacolo del maestro e compositore Ignazio Civera, suo grande amico, e poi con il Gruppo Levante, compagnia che l'autore stesso fondò e portò avanti per un decennio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il nostro desiderio, ora, è che i politeama ricomincino a mettere in scena le opere di Domenico – concludono Rosa e Nicola –: sarebbe un degno riconoscimento per uno scrittore che ha fatto la storia del teatro barese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Gabriella Mola
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  • Gianluca - Complimenti, articolo interessante. Leggere Barinedita mi fa sempre venir voglia di saperne di più sulla mia terra di provenienza. Grazie del vostro lavoro.


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