di Gaia Agnelli e Marianna Colasanto - foto Valentina Rosati

Le antiche cartolerie di Bari: tra penne, matite e quaderni gli ultimi baluardi dell'inchiostro
BARI – Penne, matite, quaderni e un inconfondibile odore di carta che aleggia nell’aria: è il mondo delle cartolerie, botteghe frequentate soprattutto dagli studenti di ogni ordine e grado. L’avvento della digitalizzazione sta però mettendo a dura prova questi baluardi dell’inchiostro, costretti a concorrere con la velocità della scrittura su tastiera e la convenienza del mercato online. Il cartolaio si è così dovuto adattare ai cambiamenti inarrestabili della modernità, diversificando l’offerta e in alcuni casi cedendo a un ridimensionamento del proprio negozio.

Ma c’è anche chi non ce l’ha fatta: a Bari la storica Favia, attiva dal 1876, non ha più alzato la sua saracinesca dopo il lockdown. Anche se il capoluogo pugliese può ancora contare su quattro “roccaforti” della cancelleria che vantano un’esperienza superiore ai sessant’anni: Zema, fondata nel 1900, la Nuova Tecnocarta, nata nel 1930, Passiatore, aperta nel 1947, e Cucinella, classe 1960 (vedi foto galleria).

Luoghi nei quali chi continua a non rinunciare alla tradizione può trovare le mitiche penne Bic, le classiche gomme Pelikan rosse e blu, gli evidenziatori Tratto Video, i blocchi da disegno Fabriano, le matite Staedler dalle iconiche righe nere e gialle e i variopinti pastelli Giotto. Insomma quegli articoli che da decenni accompagnano la vita di qualsiasi “scrittore”.

Partiamo dalla cartoleria più “giovane”, situata nel quartiere Madonnella di fronte all’ex caserma Sonnino, sull’omonima via. L’insegna rossa introduce a un atrio incastonato tra due vetrine: una pullula di zaini, giocattoli e costruzioni, nell’altra si affollano compassi, penne, cornici, raccoglitori e pennarelli. All’interno lo spazio si sviluppa lungo un corridoio stretto con alla sinistra il bancone. È qui che incontriamo il titolare, il 46enne Daniele Cucinella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Era il 1960 e mio padre Natale e suo fratello Antonio ebbero l’intuizione: aprire una cartoleria in un’area della città in cui questa attività mancava – ci racconta –. Fornivano testi scolastici, articoli di cancelleria e da regalo, giocattoli e costumi di carnevale a tutto il rione e alla zona limitrofa di Japigia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Daniele ci mostra una foto d’epoca del negozio, che dal civico 144 di corso Sonnino si estendeva fino all’angolo con via Egnazia. «Dagli anni 80 la concorrenza aumentò – spiega –: non servivano più vasti depositi e ben presto vennero “tagliati” quegli spazi. Con l’inizio del nuovo millennio cominciammo ad offrire servizi diversi come scansioni e invio di e-mail e riducemmo il numero dei locali lasciando solo quello attuale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci spostiamo ora in via Putignani, nel murattiano, lì dove si staglia l’entrata di Passiatore. L’ingresso è costituito da una semplice porta vetrata bordata di bianco, con una targa blu che recita “Passiatore since 1947 by Michelangelo”. Michelangelo è il 56enne signor Bufi, proprietario ed ex dipendente, che l’anno scorso ha rilevato l’esercizio dall’anziano cognato Ugo Passiatore trasferendolo da via Andrea da Bari nella sede attuale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ambiente è diviso da una volta ad arco in pietra bianca. Ad aggiungere però colore ci pensano i variopinti articoli di cancelleria: bloc-notes di varie dimensioni, agende, quaderni e raccoglitori sistemati dietro al bancone.



La cartoleria ha origini lontane: nasce ad Asmara, in Eritrea. Fu Vito Passiatore, padre di Ugo a decidere nel 1930 di vendere penne stilo, timbri e inchiostro ai militari italiani di stanza nella colonia fascista. Rimase lì fino al 1947, quando dovette scappare per via degli attacchi dei ribelli, facendo ritorno nel capoluogo pugliese dove aprì questa attività, in via Roberto da Bari.


«Nel 1957 si spostò però in via Andrea da Bari - ci dice Michelangelo - : artefice del trasloco fu Ugo (marito di mia sorella Anna), che nel frattempo era subentrato al padre. Fu lì che avvenne il mio debutto in cartoleria: una sera del 1986 si presentò un avvocato richiedendo entro poche ore trecento fotocopie. Poiché era tardi, mio cognato si rifiutò di servirlo, così lo feci io. A mezzanotte il signore andò però via soddisfatto».

Col tempo il mercato è cambiato, tutto è diventato digitale, anche se per Bufi il settore non è ancora giunto al tramonto. «Stiamo assistendo al ritorno dei prodotti da cancelleria di qualità e alla necessità di competenze manuali – assicura –. I clienti sanno che l’acquisto “fai da te” non è paragonabile alla consulenza di un esperto. Perché essere un cartolaio non vuol dire semplicemente vendere matite, ma significa riuscire ad esempio a far tornare a scrivere una stilografica inutilizzata, aggiustandola magari con le componenti di una Bic: è un’arte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dal centro di Bari ci spostiamo ora nel rione Libertà, in via Napoli ad angolo con via Bonazzi. Qui si trova La Nuova Tecnocarta del 48enne Michele Foggetti. All’interno giochi di vari tipi sono esposti sulla sinistra, mentre raccoglitori colorati, penne, forbici, colla e compassi sono disposti alle spalle del bancone. «L’attività è nata nel 1930 con l’edificazione del palazzo – spiega il proprietario – anche se io l’ho rilevata solo nel 2007».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Michele fanno riferimento collezionisti e appassionati. «Tra i miei clienti ci sono tanti “nostalgici” – sottolinea –: persone che ancora oggi acquistano articoli come i pastelli Giotto, detti “giottini”, usati da chi andava all’asilo quarant’anni fa o i pennini che si intingevano nell’inchiostro con il calamaio in voga fino agli anni 50. Qualcuno è addirittura venuto a chiedermi la coccoina, la colla il cui particolare odore di cocco porta indietro negli anni, quasi fosse una macchina del tempo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Concludiamo il nostro giro in via Imbriani, nel quartiere Umbertino nei pressi del Teatro Petruzzelli. Ad angolo con via De Giosa si apre la cartoleria Zema, la più longeva della città, fondata nel 1900. Tutte le vetrine riportano l'insegna verde su cui campeggia il logo della società con i due leoni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Entrando sembra di fare un tuffo nel passato, con il legno a predominare nell’arredamento e una scala a chiocciola che collega i due piani. In esposizione, oltre a matite, gomme e cartelle, spiccano oggetti d’antan come clessidre, scacchiere e mappamondi di vari formati: dal tascabile al gigante in legno, con le rotte dei naviganti.


E tra contenitori d’inchiostro, tagliacarte in argento, allungamatite in legno e cassettiere con caratteri mobili per la stampa, notiamo una teca che accoglie penne antiche, tra cui spicca il primo prototipo dell’inventore delle clip, Lewis Waterman, risalente agli inizi del Novecento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Facciamo quindi la conoscenza del proprietario, il 53enne Sigismondo Zema. «Fu il mio bisnonno Demetrio a aprire l'attività come tipografia il 2 febbraio del 1900, a Modugno. Negli anni 50 subentrarono i suoi figli Michele (mio nonno) e Gabriele: sono loro i due leoni rappresentati sul nostro logo. Nel 1968 mio padre Giacomo e suo fratello Elio inaugurarono però l’attuale esercizio, ampliando l’offerta. Io ho cominciato nel 1992, chiudendo la tipografia e investendo tutto sulla cancelleria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima di lasciarci Sigismondo non manca di riflettere sull’evoluzione del mestiere di cartolaio. «Sono cambiati i consumi e le richieste – spiega -. Una volta stilografiche e borse da lavoro erano considerate regali prestigiosi, inclusi anche nelle liste nozze e tutti avevano una penna nel taschino. I guadagni derivavano dalla vendita di prodotti poveri ma di largo consumo. Ma oggi in pochi scrivono ancora a mano e i ragazzi non sono attratti da questo mondo, che mantiene però un fascino che non morirà mai».


(Vedi galleria fotografica)


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  • Fiorella - Bellissimo racconto attraverso i vostri articoli, ma anche tanta nostalgia per quelle insegne che non si riaccenderanno più. La nostra storia e la storia della nostra città si interrompono ogni volta che una saracinesca si abbassa per non riaprire più. Grazie per il vostro lavoro di ricerca e di bei sentimenti.
  • Maria - Ci sono anche Sapere 2000 in via Guido Dorso e Tanzi in via Fanelli, io vado da quando ero piccola là
  • Francesco Quarto - offro un breve e incompleto contributo ricordanto la mia frequentazione per qualche tempo di una incredibile cartoleria in procinto di chiudere l'attività. risale a ormai una quarantina di anni fa. la cartoleria, dove acquistai una enorme quantità di quaderni (copertina nera), penne, pennini, carte di varia natura, e altro ancora, era in via Re David, verso l'inizio del percorso stradale, più o meno primo o secondo isolato a partire dall'estramurale. era gestita da un Accolti GIl, almeno così mi pare di ricordare. avrei volentiero raccolto tutto quello che l'anziano e cortese signore andava svendendo ... ma l'impresa era ovviamente impossibile. Per una serie di diverse contingenze non passai più nella zona per anni e ritornandovi scoprii che il negozio non esisteva più. altra curiosa circostanza era che il giovane figlio, credo fosse tale, era uno che conoscevo, forse di una delle tante comitive che prequentavo in tempi ancora più remoti, quella appunto di san pasquale. non ricordo di più ... quaderni, pennini, calami e boccette di inchiostro li conservo ancora gelosamente, senza praticamente averli mai usati. scusate la mia logorrea, ma devo pure necessariamente ricordare che mia nonna paterna gestiva una merceria in via nicolai, dove vendeva anche materiale scolastico da cartoleria ... ho imparato lì a leggere scrivere, e anche a cucire e a "fare i bottoni". ciao a tutti Francesco Quarto
  • Vito Petino - CHI NON SI È ENTUSIASMATO NEI PRIMI ANNI DELLE ELEMENTARI ENTRANDO IN UNA GRANDE CARTOLERIA DI CITTÀ. LASCIARE LA MANO AL BABBO E ALLA MAMMA PER PERDERSI FRA GLI SCAFFALI CARICHI NEGLI ODORI E NEI COLORI DELLA CARTA TRATTATA PER QUADERNI, QUADERNONI E ALBUM DA DISEGNO, DI RIGA, SQUADRE E ASTUCCI IN LEGNO CON TAVOLETTA SCORREVOLE, GOMME MORBIDE E DI FORME DIVERSE, MATITE PUNTUTE CON SEMPLICI TEMPERAMATITE METALLICI A UNO O DUE FORI PER MATITE SOTTILI E IL MATITONE ROSSO E BLU, ASTICCIOLE E PENNINI DA INTINGERE IN INCHIOSTRO SCOLASTICO, PENNE BIRO O STILO PER I PIÙ DANAROSI, PASTELLI GIOTTO O FILA, PERDERSI NEL FRUSCIO DI GREMBIULI, COLLETTI E NASTRI NUOVI, NELLO SCATTO DI SERRATURE DELLE CARTELLE, NELLO SCORRERE DELLE ZIP DEI BORSELLI PORTA ATTREZZI. E LA GIOIA DI USCIRE DA QUELLE CARTOLERIE CON LA NUOVA CARTELLA CARICA DI OGGETTI DI SCUOLA COME FOSSERO DONI DI UNA EPIFANIA AUTUNNALE. MA IN PROSPETTIVA MOLTO PIÙ DI DONI. NEGLI OCCHI DEI GENITORI LA SPERANZA CHE QUEI SACRIFICI SERVISSERO A DARE AI PROPRI FIGLI UN FUTURO MIGLIORE DEL LORO. RICORDI INCANCELLABILI ...
  • Vito Petino - Il mio primo negozio del genere diciamo all'ingrosso è stata la cartolibreria Laterza su via Dante, anno 1950 ottobre. Ci lavorava il signor Cosimo, amico di famiglia, il cognome non lo ricordo. Lui abitava con moglie e figlia, di nome Luciana, a metà di via Ragusa, nel portone affianco alla nicchia di una Madonnina, e quando andavamo da Laterza ci favoriva senza fare lunghe code. Ma ho notato che nel servizio di Barinedita non si fa alcun cenno della cartolibreria Laterza, che all'epoca serviva mezza Bari. Per le cose minute invece, mia madre ci portava in una cartoleria abbastanza grande di via Carulli, quasi ad angolo con via Abbrescia. La cartoleria aveva accanto il grande magazzino di abbigliamento e intimo di Michele Costanzo, che tutti conoscevano come Mchel Capagross ...
  • Filippo - Mi riallaccio al commento del sig Quarto per ricordare la “Cartoleria Accolti Gill” sita nei primi isolati di Via ReDavid prima dell’incrocio con via Pisanelli. Era quella del sig Alfonso ( se non sbaglio era il suo nome ) Accolti Gill e della sorella una Cartoleria all’ingrosso e al dettaglio molto fornita . Si trovava anche ogni tipo di cartellonistica e affini (oggi li troviamo nella Cartoleria Santacroce in via Andrea da Bari ) . Ricordo la loro affabilita’ e professionalita’ e tutto un know how che come in tanti altri lavori ed esercizi della nostra citta’ Sono andati dispersi con il tempo . Filippo Rubino


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