di Gabriella Mola - foto Valentina Rosati

Bari, stanze sfarzose e "passaggi segreti": alla scoperta del maestoso Palazzo del Governo
BARI – È l’edificio istituzionale più grande e maestoso di Bari e si staglia con il suo rosso pompeiano sul principale corso cittadino. Parliamo del Palazzo del Governo, meglio conosciuto come "della Prefettura", realizzato tra il 1815 e il 1830 sull’impianto di un antico convento. Un luogo che conserva eleganti e sfarzose stanze oltre ad alcuni ricordi del precedente monastero. Tra questi un “passaggio segreto” che permetteva a nobili e personaggi illustri di assistere alla messa celebrata nella comunicante chiesa di San Domenico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo dunque andati a visitare questo monumento, i cui ambienti normalmente non sono accessibili al pubblico. (Vedi foto galleria)

Lo stabile, in stile neoclassico, si trova in piazza Libertà, spiazzo situato in corso Vittorio Emanuele, di fronte al Teatro Piccini e alla sede del Comune. Occupa un intero isolato ed è suddiviso in tre piani. Fa bella mostra di sè con la facciata bianco e rossa scandita da una serie regolare di finestre timpanate che si ripetono lungo il secondo livello. Il prospetto termina con un cornicione sul quale svetta il torrione con l'orologio, uno degli otto orologi da torre della città e l'unico a essere ancora oggi regolato manualmente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al centro spicca poi la targa sulla quale è impresso il nome di Palazzo del Governo, perchè l’edificio è sede del prefetto, rappresentante dello Stato sul territorio della città metropolitana. Fu infatti progettato dopo che Bari “strappò” nel 1806 a Trani il titolo di capoluogo di provincia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Realizzato grazie alla massiccia ristrutturazione di un precedente convento eretto dai Domenicani tra la fine del 200 e l’inizio del 300 (e concesso da Napoleone al Comune dopo l’abolizione degli ordini religiosi), venne reso agibile nel 1830, dopo lavori durati quindici anni. A disegnarlo fu l’architetto Giuseppe Gimma, coadiuvato dall'ingegnere Giacomo Prade.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora però è arrivato il momento di entrare. Varcando il portone in legno intarsiato ci ritroviamo prima in un atrio e poi nel cortile interno adibito a parcheggio, avvolto da una serie di archi che permettono l’ingresso a vari ambienti del complesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi ci dirigiamo verso l’angolo a nord-ovest, dove si apre la monumentale scalinata in marmo bianco, “sorvegliata” da due sculture di leoni sdraiati. Saliamo così i gradini circondati da balaustre in stile rinascimentale per giungere al primo piano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui, in un’anticamera, troviamo la prima delle tre fontanelle che appartenevano all’antico convento. Ce ne sono una per piano, tutte alloggiate in un’apposita nicchia. Quelle del primo e del terzo livello sono pressochè uguali (anche se una appare leggermente danneggiata), quella del secondo è invece in marmo bianco con una parte mosaicata sulla cima in cui è presente il monito Lex Servenda: aut bibas aut abeas (“La legge va rispettata: o lo accetti o te ne vai”).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Su una parete scorgiamo anche l’elenco dei 99 prefetti della storia di Bari. Si va dal primo, l’intendente Gianbattista Ricciardi (del 1806) all’attuale Marilisa Magno nominata nel febbraio del 2017.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una porta in legno bianco e con vetri opachi finemente decorati ci permette poi di entrare nella sobria “Sala degli stemmi”, dedicata interamente agli emblemi delle città capoluogo di provincia della Puglia e ai comuni baresi. Sono disegnati sulla volta a padiglione con motivi geometrici e realizzati con la tecnica di tempera su carta e con colori in cui predominano il verde e il giallo ocra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Attraverso le scale saliamo ora al "piano nobile", quello che ospita gli ambienti più importanti di tutta la struttura. Entriamo così in un atrio dove una serie di porte conducono in varie stanze, tra cui quella dell’ufficio del prefetto. Noi ne apriamo una decorata con fregi dorati e verdi, che ci conduce nel più elegante ambiente di tutto l'edificio: il “Salone delle Feste”, chiamato così per aver ospitato grandiosi ricevimenti sia dei Borbone che dei Savoia.  

Fu qui tra l’altro che nel febbraio del 1859 venne celebrato il matrimonio religioso tra Francesco di Borbone (principe ereditario delle Due Sicilie ) e Maria Sofia Amalia (sorella dell’imperatrice “Sissi), già sposati per procura qualche giorno prima.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A parte l’importanza storica, la stanza merita però una visita per il suo splendore, dato da un tripudio di dettagli e decorazioni. A cominciare dalla luminosità fornita dai candelabri situati ai quattro angoli e dai due lampadari di cristallo. Questi ultimi pendono da un soffitto con motivo a intreccio e putti che sorreggono vari stemmi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Dominano la scena, tra le tende damascate che coprono le finestre, i due enormi specchi situati alle estremità dell’ambiente, raccolti in cornici sfarzose e dorate e poggiati su una consolle in marmo e legno intagliato. Le indorature delle specchiere sono abbondanti e molto curate, con eleganti figure di putti, ippogrifi e adoni.  

Tutta la stanza è poi circondata da sontuose poltrone la cui bellezza si scontra con le sedie in plastica nera ordinatamente disposte al centro, poggiate sul pavimento in marmo chiaro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra i quadri appesi alle pareti spicca “Preghiera” di Vincenzo Irolli, della scuola Napoletana ottocentesca: raffigura una donna inginocchiata mentre invoca Dio. Ma la nostra attenzione si posa soprattutto sui sei affreschi realizzati dal celebre Mario Prayer verso la fine degli anni 30 del 900, in occasione della ristrutturazione del palazzo. Raffigurano allegorie sui temi delle stagioni e del lavoro, con particolare riferimento alle attività produttive pugliesi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da questa splendida stanza si accede alla “Sala Verde”, che sappiamo arricchita da tele di artisti pugliesi. Purtroppo però non abbiamo il permesso di visitarla, così non ci resta che uscire. Ma prima di lasciare l’edificio ci imbattiamo in un’ultima inattesa sorpresa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Percorrendo un stretto corridoio giungiamo infatti davanti a due porticine. Ne apriamo una e con meraviglia ci ritroviamo all’interno di un balconcino che si affaccia sulla navata di una chiesa, quella di San Domenico, riedificata in stile tardo barocco nel 1794 sulle ceneri di un tempio risalente al X secolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sì perché nel momento della riconversione del convento si decise di salvare questa bella chiesetta che è rimasta collegata al palazzo tramite due “passaggi segreti”. Questi furono utilizzati in passato da personaggi illustri per assistere alle funzioni religiose, mantenendo così la loro riservatezza. Tra questi anche Aldo Moro, che nella Prefettura aveva un suo studio che utilizzava quando era a Bari per insegnare all’Università.  

I balconcini, dotati anche di inginocchiatoio ricoperto da un drappeggio rosso, sono protetti da grate in ferro battuto di color verde scuro. Da qui si può avere un’inedita visuale dall’alto di San Domenico, con i suoi marmi policromi, il soffitto a botte e la cupola affrescata. Un angolo di grande bellezza nascosto nel labirintico e istituzionale Palazzo del Governo di Bari: un luogo che pochi baresi possono vantare di aver visitato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Gabriella Mola
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  • Nica Castellano - E' possibile che ci siano giornate,come per il FAI, per visitare questa meraviglia della mia città?
  • arkydesign Antonio Colavitti - complimenti x la descrizione esaustiva ed alla documentazione fotografica come corollario! Complimenti.
  • BARINEDITA - Grazie @Antonio!
  • Ulda Gallo - Complimenti, affascinata e incuriosita dalla bellezza di un luogo inaccessibile.
  • Vittorio Cesana - Complimenti per la precisa descrizione del palazzo e per le fotografie. Penso che pochi a Bari conoscano così dettagliatamente questo palazzo.
  • Vito - Come mai non è possibile visitarlo.


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