di Claudio Mezzapesa

Dall'intesa con Bivi all'incredibile gol contro il Lecce: Bergossi racconta il Bari di Bolchi
FORLÌ - «Nel capoluogo pugliese ho trascorso gli anni migliori della mia giovinezza e della mia vita». Parole del 62enne Alberto Bergossi, calciatore di un Bari rimasto per sempre nei cuori dei tifosi: quello che nel 1985 tornò in serie A dopo 16 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La formazione dei biancorossi recitava così: Imparato, Cavasin, De Trizio, Cuccovillo, Loseto, Piraccini, Cupini, Sola, Bivi, Lopez, Bergossi. Il n.11 era proprio Alberto, attaccante fornito di buona tecnica che viene ancora ricordato per i suoi splendidi gol segnati al Lecce, di cui uno realizzato scartando mezza difesa salentina, compreso il portiere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Bari disputò quattro stagioni tra il 1984 e il 1989, con la parentesi di un prestito al Forlì, sua città natale e luogo dove risiede attualmente. Abbiamo così intervistato questa vecchia gloria dei Galletti, oggi procuratore sportivo e simbolo di un’epoca in cui il mondo del pallone era nostalgicamente circondato da un alone di romanticismo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che ricordi hai di quel Bari?

Arrivai con tanto entusiasmo in Puglia. Venivo da tre anni in A con l’Avellino, ma quando ricevetti la proposta del Bari non ci pensai due volte a dire di sì: intuii infatti che la squadra era in fase di lancio. Aveva appena vinto il campionato in C e la società voleva puntare nell’immediato a tornare nella massima serie. Fui voluto fortemente dal presidente Vincenzo Matarrese, dal direttore sportivo Franco Janich e soprattutto dall’ottimo allenatore Bruno Bolchi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui facesti coppia in attacco con un altro nuovo arrivato: Edi Bivi…

Trovammo immediatamente una grande intesa e diventammo anche amici. Lo siamo del resto ancora oggi e ci sentiamo molto spesso. Ma quello era comunque un gruppo fantastico composto da giocatori di spessore come Luciano Sola e Totò Lopez. Il primo anno centrammo la promozione in A e la città scoppiò di gioia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In 110 presenze totali con i biancorossi hai realizzato 10 reti e una viene ricordata come tra le più belle ed emozionanti della storia del Bari. Ce la racconti?

È quella del derby contro il Lecce del 30 settembre 1984. Fu una partita accesa e combattuta: nessuna delle due squadre voleva perdere e la sfida era molto sentita. Bivi segnò la rete del vantaggio. Eravamo quindi sull’1-0 quando a quattro minuti dal termine partì un’azione in contropiede. Mi avventai sul pallone all’altezza della linea del centrocampo e cominciai a dribblare gli avversari uno dietro l’altro. Mi feci guidare dall’istinto e quando mi presentai davanti alla porta lo stadio ammutolì. Perché tutti attendevano il tiro che però non arrivò subito: in quel momento mi venne infatti spontaneo scartare di netto il portiere e affrontare poi un altro difensore prima di depositare finalmente la palla in rete. Fu un gol incredibile. A distanza di più di trentacinque anni in tanti lo ricordano ancora: certi momenti non si dimenticano facilmente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il Lecce divenne la tua vittima predestinata. L’anno dopo, in serie A, realizzasti un altro gol storico contro i salentini.

Giocare contro i cugini leccesi per me è sempre stato emozionante, vista la rivalità che c’è tra le due tifoserie. Era il 27 Ottobre 1995 ed eravamo in vantaggio grazie alla rete di Paul Rideout. A 10 minuti dal termine puntai dritto verso la porta e tirai un bolide che si infilò all’incrocio dei pali, alla sinistra del portiere. Fu la rete del definitivo 2-0 che fece esplodere lo Stadio della Vittoria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da come ne parli sembri molto legato a Bari.

Ho un ottimo ricordo della città. Nel capoluogo pugliese ho passato gli anni migliori della mia giovinezza e della mia vita. Non solo perché ho avuto la fortuna di esibirmi in una piazza molto importante dove il calcio è vissuto in maniera passionale, ma soprattutto per i tanti amici e calciatori che qui ho conosciuto. Persone con cui sono riuscito a mantenermi in contatto. Torno spesso a Bari, diverse volte all’anno, sia per lavoro che con la famiglia e sempre con grande piacere. Qui tra l’altro mi sono laureato in Giurisprudenza, titolo che mi ha permesso in seguito di intraprendere l’attuale professione di agente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A proposito del tuo lavoro: è tra i più criticati del sistema calcio. Che cosa ne pensi?

Credo che il problema risieda nel fatto che oggi questo mestiere è esercitato da gente che non ha una grandissima professionalità e nemmeno un bel passato. Dal 2015 è stata infatti liberalizzata l’attività. Prima per fare il procuratore bisognava essere diplomati ed era obbligatorio superare un esame a Roma presso la Figc per ottenere l’idoneità. E per superare la prova era necessario studiare tanto, preparandosi sulle norme della Fifa e su quelle delle corti nazionali e internazionali. Ora non è più così: chiunque può quindi inventarsi agente e svolgere quello che rimane un ruolo molto delicato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima di concludere, una curiosità: ma è vero che ti sei salvato quasi per miracolo dalla strage di Ustica?

Sì. Quel venerdì 27 giugno del 1980 fa sarei dovuto essere sul Dc-9 che, partito da Bologna, s’inabissò nel Mar Tirreno non giungendo mai all’aeroporto di Palermo. In quel periodo giocavo infatti in Sicilia, avevo 21 anni e dovevo sostenere la maturità in un liceo. Per prepararmi tornai però a casa, a Forlì, per studiare con un mio compagno di classe: Pietro Spanò. Alla fine di giugno io e lui prenotammo il volo per ritornare a Palermo, ma il giorno prima di imbarcarci la mia fidanzata Marina mi chiese di rinviare la partenza per festeggiare il suo compleanno. Decisi di accontentarla e così facendo, quella che sarebbe poi diventata mia moglie, mi salvò la vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nella foto: Alberto Bergossi esulta dopo la vittoria per 4-0 ottenuta dal Bari contro il Bologna. Era il 3 Marzo 1985

Il video dello splendido gol realizzato da Alberto nel 1984 contro il Lecce:



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