di Maria Bruno

Bari, quelli della pesca sportiva: «L'agonismo? Conta solo il contatto con la natura»
BARI - Se ne sente parlare davvero poco, eppure è una disciplina che conta migliaia di praticanti in tutta Italia e viene effettuata nel pieno rispetto della natura. Parliamo della pesca sportiva, quella che sfrutta la fauna acquatica per scopi agonistici e ricreativi seguendo i principi del "no kill" e del "catch & release": i pesci catturati cioè non vengono uccisi e anzi sono rilasciati nel loro habitat nel più breve tempo possibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questo particolare sport si articola in diverse specialità. Alcune si svolgono sott'acqua come la pesca in apnea o il tiro al bersaglio subacqueo, ma la maggior parte prendono forma sulla riva: laghi e fiumi sono adatti per la pesca al colpo, la trota torrente e il carp fishing, mentre il mare permette lo svolgimento di sfide di big game fishing, bolentino, long casting, canna da natante, canna da riva e surf casting.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quest'ultimo tipo di competizione è particolarmente diffuso a Bari e dintorni in quanto le gare raccolgono almeno 80 concorrenti alla volta. Ad organizzarle è la sezione locale della Fipsas, la Federazione italiana pesca sportiva attività subacquee e nuoto pinnato che ha sede sul Molo Pizzoli, a poca distanza dallo storico liceo Flacco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Si tratta di una specialità praticabile in lunghe spiagge pianeggianti - ci spiega un delegato della Fipsas - visto che i partecipanti si dispongono a una distanza di 15 metri l'uno dall'altro. Bari purtroppo ha una litorale fatto essenzialmente di scogliere e banchine artificiali: fa eccezione il tratto di costa del lido San Francesco, a San Girolamo, che comunque è abbastanza limitato. Ecco perchè spesso organizziamo tornei in luoghi situati al di fuori del capoluogo come Mola di Bari, Cozze, Barletta e Margherita di Savoia (nella foto)».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma in cosa consistono queste sfide? Ciascun pescatore qualche ora prima dell'inizio delle "ostilità" si posiziona in un punto della spiaggia che gli viene assegnato per sorteggio. Questo lasso di tempo serve per preparare l'attrezzatura, a partire dalle due canne da pesca (di cui una non ancora "armata", cioè non pronta per l'utilizzo) che consentono di lanciare piombo ed esche a un centinaio di metri di distanza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Allestiamo il nostro equipaggiamento in base alle capacità di interpretare le condizioni climatiche - chiarisce un altro delegato federale -. Amo, canna, mulinello, lenza ed esca vengono scelti secondo il meteo e il tipo di animali da far abboccare. Il più bravo sa studiare la situazione alla perfezione, ma in realtà nella pesca ci vuole anche tantissima fortuna».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La gara comincia con uno squillo di tromba da parte del giudice e dura circa quattro o cinque ore: vince chi riesce a tirar su il pesce più lungo. Il tutto però deve avvenire preservando la salute degli animali. «Ogni pescatore deve obbligatoriamente dotarsi di un secchio contenente acqua e ossigenatore - sottolinea un componente del Team Anglers Puglia, associazione sportiva dilettantistica barese -. Nel recipiente vengono depositati i pesci pescati per farli restare in vita sino alla fine della competizione. Dopo averne misurato la lunghezza infatti vanno rigettati in mare vivi e vegeti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quali sono i pesci più gettonati per ottenere la vittoria finale? «Mormore, lecce stelle e cefali sono le specie che spesso assicurano un ottimo piazzamento se il confronto tra i pescatori avviene sulle coste baresi - evidenzia un altro affiliato degli Anglers -. La stessa cosa vale per le spigole, ma in realtà queste sono più presenti nel mar Ionio. Nel brindisino infine si trionfa facilmente grazie alle orate».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I premi previsti sono coppe e medaglie. Insomma, non è uno sport dove si guadagna: anzi, per prendere parte a ciascuna manche di pesca si arriva a spendere anche 200 euro. «Poco male - aggiunge un altro esponente del Team barese - anche perchè con la nostra passione siamo disposti a metterci in gioco in qualunque condizione atmosferica: per regolamento infatti la competizione non va sospesa neanche in caso di neve. L'interruzione può essere accordata solo se si avvistano dei lampi, visto che i fulmini possono essere attratti dalle canne in carbonio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Del resto l'amore per questa disciplina nasce prima di qualsiasi gara: chi entra in una squadra di pesca sportiva generalmente ha già fatto molta esperienza da autodidatta. Nei team ci si tessera con un'età minima di 16 anni, iscrivendosi alla Fipsas e ottenendo una licenza di pesca. A Bari tutti gli associati sono maschi, mentre sia nel foggiano sia nel leccese si sta facendo strada una nutrita rappresentanza di donne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«I tornei partono dal livello provinciale - conclude un altro iscritto degli Anglers - e arrivano sino al campionato mondiale. Ma a noi dell'agonismo importa fino a un certo punto: quel che conta è il contatto con la natura, l'essere seduti davanti al mare con il sole che sorge dall'orizzonte e il rinnovare l'eterna sfida tra l'uomo "cacciatore" e la preda animale. Come disse un anonimo: “Se in Paradiso non si potesse pescare, preferiremmo non andarci"».


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