Rosoni "merlettati", leoni e grifoni: è la Cattedrale di Ruvo, capolavoro del romanico pugliese
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lunedì 16 giugno 2025
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di Antonio Fiamma - foto Rafael La Perna
La chiesa, edificata tra il XII e il XIII secolo sulle rovine di una precedente cattedrale dell’anno 1000 (crollata nel terremoto del 1088), fu eretta dal normanno Roberto II di Bassavilla, signore di Ruvo, e dal vescovo Daniele.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da allora è il simbolo del paese collinare in provincia di Bari, con il suo maestoso rosone che ricorda un merletto, l’esclusivo impiego della bianca pietra calcarea locale, i tanti manufatti lapidei della facciata e il suo succorpo, che nasconde quasi tremila anni di storia ruvese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo quindi andati a visitare il tempio in occasione dell'evento “Rose e Rosati” organizzato dalla Pro Loco. (Vedi foto galleria)
La chiesa si trova in largo Cattedrale, nel cuore del centro storico di Ruvo. Solleviamo subito lo sguardo sulla facciata austera, in stile romanico. Presenta una particolare struttura a salienti, che riflette la maggiore altezza della navata centrale rispetto alle due navate laterali, con degli spioventi accentuati decorati con archetti pensili.
Su, al centro, svetta un rosone a dodici colonnine, simbolo del Cristo e degli apostoli, arricchito nel 1597 da lastrine di piombo liquefatto e traforato. Poco più su, una figura enigmatica seduta in una nicchia scruta la piazza con un libro in mano, posta sotto la statuetta di Cristo Redentore. «È il “sedente”: forse l’imperatore, il papa o un nobile locale», ci avverte la nostra guida, Vittoria Caifasso.
Diversi altri manufatti lapidei adornano la facciata. Sotto il rosone si trova una bifora in alabastro con un bassorilievo dell’Arcangelo Michele. Poco più giù invece si staglia un rosone più piccolo circondato da figure angeliche e demoniache. E poi ancora tre stemmi episcopali al di sopra del portale centrale e nell’angolo destro una statuetta di “Cristo pietra angolare” sorretta da una colonnina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accanto alla chiesa si erge con i suoi 33 metri il campanile del X secolo, costruito quindi prima del tempio. «Si trattava di una torre militare che venne in seguito trasformata in campanaria», sottolinea Vittoria.
Scendiamo ora dei gradini per arrivare davanti ai tre portali. Sì perché curiosamente l’ingresso è leggermente ribassato rispetto al piano stradale. «La Cattedrale è rimasta dov’era - illustra la guida -: è la città ad essersi alzata, maceria dopo maceria, a seguito di eventi bellici e terremoti».
I due portali minori e gli archi interni del portale centrale sono decorati con motivi vegetali. Gli archi esterni del portale centrale, invece, ospitano un agnello con croce e delle formelle con i simboli degli evangelisti: leone alato, angelo, aquila e toro. Sopra l’Agnus Dei ecco il Cristo Pantocratore (che non benedice ma insegna), la Madonna e San Giovanni Battista accompagnati da apostoli e angeli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ai lati del portale centrale due leoni stilofori, consumati dal tempo, schiacciano due telamoni, qui raffigurati come uomini ricurvi sopraffatti dalla propria superbia. I leoni sono detti stilofori perché ciascuno sostiene una colonnina (stylos) che a sua volta regge un grifone, creatura mitologica metà aquila e metà leone disposto a guardia dell’edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Varcando l’ingresso, ci accoglie un ambiente a croce latina che si sviluppa su tre navate che culminano in tre absidi. Il luogo di culto oggi è ordinato e profumato, ma non è sempre stato così.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Gli storici solevano definirla una delle Cattedrali più maleodoranti di Puglia - afferma Caifasso -. L’editto napoleonico di Saint Cloud del 1804 impose di costruire i cimiteri fuori le mura, ma Ruvo, fino al 1830, continuò a seppellire i suoi defunti sotto l’altare: si aprivano le botole e si buttavano giù corpi. Si dice che il pavimento si reggesse sui corpi dei morti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Percorriamo la navata centrale, costeggiata da colonne con capitelli scolpiti con motivi vegetali, animali e figure umane e sovrastata, come il transetto, da una volta a capriate in legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte a noi il ciborio, il baldacchino in pietra che sovrasta l’altare, che fu rifatto ex-novo nel ‘900 (sul modello di quello della Basilica di San Nicola di Bari) perché l’antico impianto era stato rovinato dalle apposizioni barocche. Nel ‘600 la Cattedrale fu infatti “imbarocchita”per poi essere nel XX secolo “sbarocchizzata” e rifatta in stile romanico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dall’abside destro fanno capolino un dipinto del 1576 di Marco Pino da Siena raffigurante l’episodio evangelico dell’Adorazione dei pastori e due affreschi. Quello sulla destra, contemporaneo alla costruzione dell’edificio, è malmesso: si scorgono comunque le sagome di santi di cui non è nota l'identità. L’affresco sulla sinistra invece è del XIV secolo e rappresenta il martirio di San Sebastiano. Si distingue un soldato scagliare frecce contro il santo e, illuminata dalla finestra, la “Madonna con bambino”.
Ci dirigiamo nell’abside sinistro, per ammirare da vicino le statue di San Rocco di Montpellier e San Biagio di Sebaste, attuale patrono di Ruvo. Se la prima è in argento, la seconda fu realizzata nel '600 con la tecnica dell’”estofado de oro”: è in legno rivestito con lamine dorate e trattata in modo che sembri di oro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma la vera anima della chiesa si svela immergendosi nelle sue profondità. Lì dove fino agli anni 70 del 900 erano stipate migliaia di ossa umane, si trova un ambiente di trenta metri quadri in cui convivono millenni di storia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per accedere all’ipogeo della Cattedrale passiamo da un’intercapedine al lato dell’ingresso. Ci ritroviamo così in un luogo che conserva una tomba peuceta dell’VIII secolo a.C., segni della presenza romana del II secolo d.C., i resti di pilastri circolari e cruciformi della Cattedrale del Mille.
Della Ruvo romana sono conservate tracce di una domus: una colonna, parti di un grande mosaico di tipo geometrico e cisterne in cui si conservavano grano, acqua e vino. «C’è chi sostiene fosse una domus ecclesiae, una “casa chiesa” in cui in gran segreto si celebravano i primi riti cristiani – afferma la guida prima di salutarci -. Forse non è un caso che la Cattedrale di Ruvo di Puglia sia stata costruita proprio qui: per preservare la memoria e la sacralità del primo luogo di cristianità del paese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
Foto di copertina di Paola Grimaldi
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