di Gaia Agnelli e Gianmarco Di Carlo

Aghi, gomitoli, rocchetti e bottoni: la storia delle antiche (e rare) mercerie di Bari
BARI – Ne sono rimaste una decina, tutte con diversi anni di attività alle spalle e tutte portate avanti da anziani proprietari. Parliamo delle mercerie di Bari, negozi ormai rari in cui è possibile comprare spago, bottoni, gomitoli, aghi, spilli: insomma quello che serve a cucire, imbastire, rattoppare e confezionare tessuti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Esercizi commerciali che però scontano un cambiamento radicale avvenuto negli usi e costumi degli italiani. Se prima infatti per le donne era abitudine lavorare a maglia, cucire e ricamare, adesso questa occupazione è rimasta patrimonio di poche appassionate. E poi oggi non si aggiusta nulla: se si buca un calzino risulta più facile ricomprarlo che rammendarlo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Se infine anche le sartorie artigianali sono rimaste in poche e i cinesi hanno imparato nel tempo a vendere di tutto, le mercerie non possono che faticare ad andare avanti. Però c’è chi, diversificando la propria offerta e utilizzando il mercato online, è riuscita a imporsi pure nel nuovo millennio, sfruttando la quasi completa assenza di negozi di questo genere nel settentrione d’Italia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo quindi andati alla scoperta delle mercerie storiche di Bari, quelle che vantano almeno 50 anni di attività. (Vedi foto galleria)

Il nostro viaggio parte dal quartiere Madonnella, in via Abbrescia, lì dove si trova la “Merceria”: un negozio dal nome semplice ed esplicativo stampato su una insegna a caratteri rossi. Entrando abbiamo l’impressione di trovarci in un posto in cui il tempo si è fermato. Tanti piccoli oggetti sono ammassati uno sull’altro: dai gomitoli alle calze, passando da giocattoli a coloratissimi rocchetti di filo per cucire a macchina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Facciamo quindi la conoscenza della proprietaria, l’83enne Santa Consalvo. «Gestisco l’attività dal 1967 – ci dice – anche se il posto è ancora più antico. Venivo qui a rifornirmi sin da quando ero ragazzina, all’inizio degli anni 50: abitavo di fronte e stavo imparando a fare la sarta. Proprio per questo, quando la vecchia titolare andò in pensione, decise di cedere a me il locale, che porto avanti da 53 anni. Luogo che non è mai stato solo una rivendita di bottoni e filati, ma un punto di ritrovo per gli amanti del mestiere. Molte delle mie clienti sono le stesse di quando facevo la magliaia in casa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In un angolo notiamo bellissima macchina per cucire professionale. «È mia – sottolinea la donna – e rappresenta l’inizio di tutto. La desideravo ma costava tantissimo, così un mio amico anticipò per me l’intera somma che poi riuscii a restituirgli grazie al mio lavoro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Salutiamo Santa e ci spostiamo a Poggiofranco “bassa”, dove in via Giovanni Modugno si staglia “Ragusa”, la cui insegna reca un coccodrillo la cui bocca si apre a cerniera. Accediamo nel piccolissimo locale, dove a dominare sono lacci, forbici, gomitoli, fodere, tessuti colorati e gli immancabili rocchetti di cotone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Aprii nel 1955 in via Piccinni – ci racconta l’84enne proprietario Pasquale Ragusa - , poi mi spostai in via Melo e successivamente in via Calvani. E, dopo aver gestito contemporaneamente tre sedi in corso Benedetto Croce, viale Kennedy e al Baricentro, cinque anni fa sono giunto qui, in un luogo più ristretto e adatto al volume degli affari di oggi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chiediamo quindi a Pasquale un parere sull’involuzione del mestiere del merciaio. «Ormai non cuce più nessuno – ci risponde con malinconia-: risulta più facile e veloce acquistare un nuovo capo d'abbigliamento piuttosto che ripararlo. In più dobbiamo fare i conti con la concorrenza dei cinesi, che spesso vendono gli stessi nostri prodotti, ma a un prezzo e una qualità inferiori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel quartiere Libertà, in via Ettore Fieramosca, è invece attiva dal 1960 “Tommy”, che si presenta con un’insegna a quadretti bianca e verde. Entriamo in un ambiente che conserva l’aspetto tipico delle mercerie, con tanti piccoli scaffali nei quali sono inserite scatole e scatolette contenenti oggetti di vario tipo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ad accoglierci è la proprietaria, la 73enne Tommasa Carbonara, che la gestisce dal 1981. «Non ho mai voluto cambiare nulla di questo posto - afferma -. Ho solo personalizzato il marchio aggiungendovi il mio nomignolo: “Tommy”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche la donna ha un passato come sarta e la sua storia è simile a quella di Santa. «Mio marito aveva una merceria all’ingrosso e conosceva la vecchia titolare del negozio – racconta -. Così quando quest'ultima dovette andare in pensione, decise di cedere l’attività a noi, in quanto esperti nel campo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le chiediamo quale sia il segreto della longevità del suo locale. «Sicuramente l’essere rimasti in pochi è stato un vantaggio – afferma -, ho dovuto però ampliare la mia offerta: non solo con cotone e filati ma anche intimo, abiti, borse, sciarpe e corredi per neonati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Restare al passo con i tempi e seguire le mode che cambiano è stata anche la parola d’ordine della catena “Filmoda” che conta oggi quattro punti vendita in città, gestiti da sette fratelli. I due più anziani sono Nicolangelo e Giovanni De Tullio, che nel 1957 aprirono il primo esercizio commerciale in via Manzoni, quasi ad angolo con via Principe Amedeo.   

Un negozio che è ancora oggi esistente, seppur notevolmente rinnovato nell’aspetto. Entrando facciamo la conoscenza dell’86enne Nicolangelo, che ci presenta suo figlio Davide, a cui da poco ha ceduto la proprietà del locale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Ho iniziato a fare il merciaio presso la ditta Fila, in via Calefati – ci dice l’uomo – per poi decidere assieme a mio fratello di aprire questa attività. In tanti anni sono cambiate molte cose. Un tempo la merceria era un luogo di eleganza e stile, infatti noi ci vestivamo sempre in giacca e cravatta. Ma adesso questo modo di considerarci è svanito».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’80enne fratello Giovanni gestisce invece dal 1967 un secondo esercizio ubicato in via Principe Amedeo, nell'isolato tra via Sparano e via Andrea da Bari. L'insegna gialla e rotonda fa comprendere subito come questo sia il regno dei bottoni: ce ne sono di tutti i tipi e colori, dai più pregiati e articolati ai più piccoli e semplici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«All’inizio vendevamo solo bottoni, canovacci per ricamo, merletti e cotone per uncinetto  - ci spiega il signore -. Poi ci siamo modernizzati con altri capi d'abbigliamento e soprattutto con la vendita online».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A questo punto interviene il 44enne figlio Fabio, che affianca il padre nel negozio. «Per andare avanti è stato necessario rimanere al passo con i tempi – afferma -. Da 3 anni vendiamo su Ebay e Amazon e spediamo in tutto il mondo, specie però nel Nord Italia, lì dove le mercerie sono ormai praticamente introvabili».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ultima nostra tappa è in via Melo, dove quasi ad angolo con via Principe Amedeo si illumina l’insegna di “Insalata”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche qui le vetrine colorate e appariscenti danno l’idea di una maggiore varietà dei prodotti esposti, tra cui troviamo piume, paillettes e strass. «Il nostro segreto è quello di seguire la moda», afferma Tania Insalata, figlia del fondatore Pasquale, che da 35 anni gestisce il locale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La donna ci invita ad osservare i pregiati tessuti in vendita, molto richiesti anche nell'ambito teatrale e cinematografico. «Collaboriamo con i costumisti e gli scenografi del Teatro Petruzzelli –afferma –e in passato abbiamo fornito la nostra merce ad Alberto Sordi e Franco Zeffirelli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Mio padre aprì in via Putignani nel 1970 – conclude Tania -, ma essendo il posto troppo piccolo si trasferì dopo 3 anni qui, in via Melo. L’insegna, seppur datata, ricorda il suo nome, quello di un vero merciaio di Bari». 

(Vedi galleria fotografica)


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  • Rosy - Avete dimenticato una delle più famose nella città vecchia, un icona da anni. Vito che ha una merceria vicino la Cattedrale.
  • Roberto Boffoli - Sapete che sino a dicembre 2017 esisteva un negozio "Boffoli" in via Calefati 139/A?
  • Giuseppina Cinquepalmi - Vi siete dimenticati quella di Torre a Mare!
  • luciana - Consentitemi di ricordare una piccola Merceria di via Nizza, nel rione San Pasquale. Nata negli anni Cinquanta e chiusa a fine anni Novanta. Un luogo di chiacchiere e di amenità, oltre che di acquisti. Ciappe, Maschi e Femmine, Fettucce e Fodere variopinte. Nel retro del locale il signor Michele si esercitava in solfeggi ed assoli di sax, noi figli studiavamo. Ci si sarebbe potuto ambientare un film, ma non tutte le realtà diventano narrazione. Grazie.
  • Angela - Buongiorno, vorrei precisare che in Via Giovanni Modugno, vi è un'altra merceria che a differenza di Ragusa, è aperta da più di 50 anni, sempre nel medesimo locale. Mia madre si rivolgeva a loro ed anch'io oggi. Mia madre la chiamava Gigetta, non so se era il nome della madre dell'attuale titolare,ma per me rimane Gigetta ed è a lei che mi rivolgo per qualsiasi informazione o consiglio.
  • Silvia - C'è anche un'altra merceria "filmoda" in corso b. Croce, di fronte la chiesa russa.
  • Valente Pina - Mi spiace dirvelo ma in Via Giovanni Modugno la merceria più antica è quella delle signorine Pellecchia. È lì dal 1968 ed è molto conosciuta mentre la merceria Ragusa è in quella zona solo da pochissimi anni. Se riscrivere te questo annunico vi pregole di menzionare la merceria Pellecchia tra le più antiche e le pochissime rimaste in città. Grazie
  • Francesco Quarto - Se nonna Maria faceva la sarta in via Cirsanzio, nonna Addolorata aveva una avviatissima merceria in via Nicolai, angolo Trevisani. Se non ero da nonna Maria in Palzzo De Robertis, ero da nonna Addolorata, a cincischiare con aghi e cotoni. Mi piaceva soprattutto fabbricare bottoni con una apparecchio stranissimo, che le zie tenevano sotto controllo e lontano dalle mie mani (e quelle delle cuginette). Una infanzia felice, vissuta quasi sulla strada tra venditori di canovacci di lino, di animaletti di provolone, di granchi legati a uno spago e improvvise sortite di Piripicchio!


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