di Eva Signorile

Tra antiche case popolari e storici edifici, il rione Picone più vero: viale Orazio Flacco
BARI – Facile dire “Picone”. Il grande quartiere sorto a partire dagli anni 10 del secolo scorso a sud-ovest del centro, racchiude infatti in sé numerose e diverse anime. C’è la ormai piccola parte più antica, compresa tra viale Ennio e viale Salandra, quella più nuova e “borghese” sviluppatasi a ridosso dell’estramurale, c’è “l’isola” del “Quartierino” e l’area più periferica sorta attorno alla chiesa di Santa Fara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma forse il “vero” Picone non è rappresentato da nessuna di queste zone predette, ma da alcuni edifici sorti a partire dal Dopoguerra intorno al più grande ospedale di Bari, quel Policlinico che può definirsi il vero simbolo del quartiere. Negli anni 40 e 50 nei pressi del nosocomio si è andata infatti a sviluppare un’arteria che comprende al suo interno tra le più vecchie case popolari della città e alcune strutture che hanno fatto la storia di Bari. Parliamo di viale Orazio Flacco.  

Questa lunga e alberata strada parte da piazza Giulio Cesare per arrivare all’ingresso del rione Poggiofranco. E’ sempre trafficatissima e percorsa quotidianamente in grande fretta, ma nonostante questo o forse proprio per questo, ha sempre mantenuto un carattere più “silenzioso” rispetto ad altri quartieri ugualmente popolari ma più “folkloristici” quali Madonnella o San Pasquale. Insomma difficilmente ci sono baresi che si fanno una tranquilla passeggiata in questa zona, cosa che invece noi abbiamo fatto, per andare alla scoperta della “vecchia Picone”. (Vedi foto galleria).

Il nostro punto di partenza è piazza Giulio Cesare. Da qui partono tutte le arterie del rione: viale Ennio, viale Salandra, via Campione e appunto viale Orazio Flacco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Imbocchiamo quindi quest’ultima strada. Sulla destra abbiamo il muro di cinta del Policlinico, gigantesco ospedale la cui edificazione cominciò nel lontano 1936. Sulla sinistra invece si erge l’altra storica struttura del Villaggio del Fanciullo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di un complesso sorto alla fine della Guerra su uno sparuto gruppo di 22 baracche utilizzate dagli Alleati nel corso del conflitto. Furono i padri rogazionisti a volere una struttura che accogliesse e aiutasse i “fanciulli” in difficoltà, che qui potevano anche studiare per crearsi un futuro più roseo. Il “villaggio” così come la conosciamo oggi, con i suoi portici, la “torre” su cui è riportato il nome del complesso e la facciata monumentale, fu costruito a partire dal 1949 su progetto di Mauro Sylos-Labini e Giovanni Jacobellis. Nel 2013 nel cortile dell’istituto è stata inaugurata la nuova chiesa del “Cuore Immacolato di Maria” che si affaccia sulla parte iniziale di viale Orazio Flacco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Continuiamo dunque sulla “nostra” strada, che dopo un isolato incrocia sulla sinistra due traverse: via Zuccaro e via Petrera, che racchiudono un’ampia area fatta di bassi edifici colorati dal colore giallognolo e in alcuni casi rosa per la maggior parte senza balconi con le finestre racchiuse da persiane verdi. Si tratta di uno dei complessi di case popolari più antichi di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Sono disposte in maniera differente nello spazio: due a forma di ferro di cavallo, un lungo caseggiato rettangolare e un altro a forma di L. Si offrono nude e crude al passante, con le loro ritmiche file di finestre e le ghirlande di panni stesi ad asciugare al sole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Queste palazzine furono costruite nel 1943 ed erano destinate ai militari – ci raccontano Franco, Michele e Ferdinando, tre simpatici “giovanotti” di 70 anni che abitano qui da sempre –. Gli unici edifici ad avere i balconi sono quelli che affacciano su viale Orazio Flacco, perché erano degli ufficiali. Finita la guerra, nel 1949 le case furono distribuite a chi ne aveva necessità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A quei tempi la zona era molto diversa. «Qui intorno era tutta campagna e per terra non c’era mica l’asfalto ma solo brecciolina - rammentano ancora i tre -. Il quartiere noi lo abbiamo visto crescere e dopo parecchie difficoltà ora qui ci troviamo benissimo: del resto alla nostra età cosa c’è di meglio che avere il Policlinico a due passi?».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lasciamo il terzetto a malincuore e proseguiamo sul viale principale, che a un certo punto cambia aspetto. Sulla sinistra ci sono basse palazzine costruite tra la fine degli anni 50 e l’inizio dei 60, sulla destra invece si innalzano ben più alti fabbricati costruiti probabilmente nel decennio successivo. Tutta la via è comunque costellata da una serie di piccoli esercizi commerciali: dal fiorista, ai negozi di abbigliamento, dalla farmacia alla bottega che si occupa di restauro di mobili antichi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qualche anno fa vi raccontammo della storia di Giacinto, storico fruttivendolo presente sulla via sin dal 1958. Giacinto fu il pioniere di Picone e quando morì, nel gennaio del 2014, tutti i commercianti della strada abbassarono le serrande in segno di lutto. Perché viale Orazio Flacco non è solo l’arteria che porta al Policlinico, ma è un “quartiere a sé” che ha una precisa storia, fatta di persone che un tempo decisero di “colonizzare” una zona di Bari dove praticamente non c’era nulla.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che proseguire per andare a incontrare sulla sinistra una fabbrica che ha fatto la storia produttiva della città: l’ex “Centrale del latte”. In questo edificio, dal 1952 fino alla fine degli anni 80 è stato pastorizzato il latte barese, che veniva venduto in confezioni di vetro prima e di cartone bianco e arancio dopo. Si viaggiava a ritmi di 4mila litri di latte prodotti all'ora.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ancora oggi la centrale vale come punto di riferimento cittadino, anche se la struttura è praticamente ridotta a un rudere. Il rivestimento ocra si va sgretolando sempre più rapidamente e i caratteri blu che ne riportavano il nome si stanno cancellando. Nei pochi locali rimasti agibili trovano però sede le autoambulanze dell’associazione di volontariato Serbari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma siamo ormai arrivati alla fine del nostro viaggio. Ci troviamo sul grande incrocio con viale Papa Giovanni XXIII, lì dove passano migliaia di automobilisti che entrano ed escono dalla città. Persone che percorrono viale Orazio Flacco anche ogni giorno e che forse mai si sono interrogati su quale fosse la storia di questa importante strada della Bari del Dopoguerra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Eva Signorile
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  • Michele Nanna - Ricordo che nel 1961 la scuola elementare era situata in alcune aule tra viale Ennio e viale Salandra. Non essendo ci sufficiente spazio la nostra terza elementare affittava aule che si affacciavano al cortile del Villaggio del fanciullo. Per rimanere nella “memory lane” a quei tempi il latte della centrale ( buonissimo!) veniva distribuito in caratteristiche bottiglie di vetro


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