di Gaia Agnelli

Panzerotti, rape, anguilla: è la vigilia dell'Immacolata "made in Bari". «Tradizione nata nel 1854»
BARI Panzerotti, rape stufate, anguilla e dolcetti fatti a mano. È questo il classico menu barese della vigilia dell’Immacolata: un tradizionale “cenone” che, tra sacro e profano, dà il via alle festività natalizie. La sera del 7 dicembre infatti, sin dal lontano 1854, a Bari (e non solo) vige la tradizione di riunirsi in famiglia per attendere il giorno dedicato alla Madonna. 

«Tutto ebbe inizio quando nel 1854 Papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione – spiega lo storiografo e saggista barese Nicola Cutino -. La celebrazione fu fissata l’8 dicembre di ogni anno: una data che avrebbe da quel momento in poi aperto ufficialmente il periodo natalizio. Si iniziava quindi ad allestire il presepe e la città si vestiva a festa: arrivavano i primi zampognari, nelle chiese si ascoltavano canti e musiche pastorali e dolci nenie, i negozi brillavano di luci e si svolgevano processioni con statue della Vergine adornate di fiori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il giorno precedente all’8 dicembre era però caratterizzato da un antico rito di digiuno e astinenza dalle carni che poteva essere interrotto solo dalla “concessione” di una frittellina di pasta lievitata, detta a Bari "popizza".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La vigilia è il giorno che precede le festività del Cristianesimo ed è stata sempre stata considerata un giorno di magro – sottolinea Cutino –. Rappresentava cioè il momento dell’attesa che si concretizzava con il raccoglimento, la preghiera e la richiesta di intercessione e protezione da parte della Madonna».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fino alla sera però. Perché arrivati alla fine della giornata, dopo ore e ore di “fame” forzata, si recuperava sedendosi attorno a un tavolo imbandito.  

Un qualcosa questo che è rimasto. Perché se l’astinenza è oggi praticata solo dai più devoti, il “banchetto” finale è restato nella tradizione della città. (Vedi video)

«È prima di tutto un pretesto per incontrarsi in famiglia – spiega la 57enne Anna, residente nel centro storico -. Certo, è un rito portato avanti solo da noi più anziani: i giovani difficilmente organizzano queste cene. Ma fin quando ci saremo noi nonne  la vigilia dell’Immacolata sarà adeguatamente festeggiata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E che cosa si mangia durante la vigilia? Le signore di Bari Vecchia ci confermano che in origine era il pesce a farla da protagonista. «Nello specifico si optava per una ricca spaghettata con il sugo di anguille seguito da del pesce arrostito, il tutto però preceduto dal tipico antipasto della città: il crudo di mare», ribadisce Cutino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Negli ultimi decenni però i panzerotti (in barese calzengìdde) hanno pian piano sostituto o perlomeno affiancato i piatti del mare, divenendo la pietanza immancabile dell’Immacolata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«È vero, anche noi preferiamo i panzerotti alla più classica pasta – dichiara la 72enne barese Tonia -. Questo perché la loro preparazione coinvolge tutta la famiglia: è un modo per riunirci tutti insieme in un clima di convivialità. Il bello è proprio prepararli insieme a figli e nipoti, tra una risata e l’altra: anche se alla fine si sporca tutta la cucina e ci tocca pulire».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Altro piatto che non manca mai, visto anche il periodo invernale, sono le rape nfuocàte, ovvero stufate. Cotte lentamente con olio, aglio e peperoncino spesso fungono da condimento anche per i panzerotti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
«I calzengìdde li facciamo classici con mozzarella e pomodoro e poi con carne, ricotta ascquand (ricotta forte) e naturalmente rape», conferma la 63enne barivecchiana Rita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Altro “must” della vigilia e dell’intero periodo natalizio sono i dolcetti fatti in casa: cartellate, torrone, occhi di Santa Lucia, castagnelle e “cazzeuìcchie”.  

«Questi ultimi hanno la forma di piccoli panzerotti e sono ripieni di marmellata o crema di mandorle – spiega l’esperto di tradizioni locali Michele Fanelli -. E se le cartellate simboleggiano il lenzuolo di Gesù, i cazzeuìcchie sono i cuscini sui quali riposava Gesù Bambino».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come detto sono però soprattutto le persone più avanti con l’età a conservare queste secolari tradizioni. «Oggi si tende a riunirsi di meno, travolti da ritmi più veloci e da abitudini sociali diverse – sottolinea Cutino –. Nonostante tutto però la vigilia dell’Immacolata continua a essere sentita, probabilmente perché è il momento in cui si accende l’attesa del Natale. Un appuntamento che, nostalgicamente, racconta chi siamo stati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel video (di Gaia Agnelli) le signore di Bari Vecchia raccontano la vigilia dell'Immacolata: 



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