di Giancarlo Liuzzi

Fanciulle, putti e levrieri: nei giardini delle ville baresi vive il ricordo della ditta De Filippis
BARI – “Balaustre, statue per ville, vasche da bagno, vasi ed oggetti d’architettura e d’ornato, mattonelle da pavimento in cemento e mosaico alla veneziana, pietrini per marciapiedi e lavori d’ornamentazione”. Era questo il biglietto da visita della De Filippis, ditta di Bari che produsse tra l’800 e il 900 qualsiasi tipo di elemento edilizio di costruzione e d’arredo. Un’impresa storica, che decorò tante delle eleganti ville liberty che oggi, a distanza di oltre un secolo, conservano ancora quelle graziose e uniche opere. (Vedi foto galleria)

La De Filippis aveva la sua fabbrica sull’extramurale Capruzzi e numerosi uffici di rappresentanza in via Sparano e in piazza Ateneo. I titolari erano anche proprietari di un’eclettica villa, ormai scomparsa, situata in via Fanelli e di una vera e propria tenuta composta da chiesa, masseria e “castello” a Triggiano, nell’area oggi adiacante al centro commerciale Bariblu.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fu Pasquale De Filippis ad aprire l’azienda nel 1872 come impresa di materiali da costruzione edile. Il signore faceva parte di quel nutrito gruppo di ambiziosi e visionari imprenditori che, tra la fine dell’800 e gli inizi del 900, seppero creare dal nulla grandiose aziende nel capoluogo pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La svolta avvenne con l’inizio della collaborazione con la ditta dell’ingegner Ghilardi, che aveva sedi a Milano, Bergamo, Bari e Palermo. Nel 1883 le due aziende fondarono un’unica società e infatti nei cataloghi e manifesti pubblicitari dell’epoca si trovano i due nomi accostati, assieme al numeroso e vario elenco delle loro produzioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Opere che ricevettero grandi riconoscimenti: nel 1884 la medaglia d’argento all’esposizione generale italiana di Torino, quella d’oro a Palermo nel 1891-92, il diploma di merito a Chicago nel 1893 e all’esposizione provinciale di Bari nel 1900.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I prodotti più apprezzati dell’azienda erano le fantasiose mattonelle per pavimenti, in cemento semplice e mosaico alla veneziana, e gli eleganti vasi in pietra e statue da giardino. Elementi decorativi che trovarono subito una grande richiesta tra i ricchi acquirenti della “Bari bene” in un periodo in cui ville e prestigiosi palazzi venivano innalzati in tutta la città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Furono in primis gli stessi De Filippis a utilizzare i manufatti per decorare la loro raffinata ed eclettica residenza, la quale sorgeva un tempo in un vasto parco compreso tra le attuali via Fanelli e viale Einaudi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La dimora, demolita negli anni 70 del 900 perché toglieva luce al neonato condominio di “Parco Paradiso”, è visibile in alcune vecchie fotografie con i suoi tanti fregi e particolari che ne arricchivano la facciata, le balaustre dei balconi e le statue che abbellivano l’esterno e il giardino. E proprio in quest’ultimo, fortunatamente sopravvissuto, si trovano ancora oggi sculture di fanciulle, leoni, levrieri, putti, fontane e persino sfingi, tutte opera della celebre ditta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Statue che abbiamo ritrovato, nel corso degli anni, visitando molti altri luoghi. Quelle raffiguranti Renzo e Lucia adornano ad esempio le nicchie dell’androne di Palazzo Manzoni, sull’omonima via del quartiere Libertà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Renzo, dai capelli folti e ricci, è vestito con dei larghi calzoni, una lunga giacca e un cappello con piuma d’oca sulla testa. Lei invece, bellissima nel suo lungo abito adornato da piccoli bottoncini in pietra, regge un mazzolino di fiori e con la testa bassa quasi mostra vergogna per lo sguardo scrutatore del suo amato. A completare il quadretto c’è poi una terza scultura che ritrae un menestrello che è lì ad annunciare le nozze tra i due giovani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Identiche sculture che adornano anche il verdeggiante e sontuoso giardino di Villa Anna in via Fanelli e quello di Villa Lucia in corso Alcide de Gasperi. Ma anche l'ingresso di Villa Sbisà su via Amendola e l’elegante parco di Villa Focus tra Carbonara e Modugno, lì dove spiccano le fanciulle e i levrieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche le mattonelle, altro prodotto di pregio dell’azienda, decorano pregevoli edifici di Bari come Palazzo Cammarano Dell’Aquila in piazza Garibaldi e i saloni del piano nobile di Palazzo Starita in piazza del Ferrarese. Pavimenti che erano molti richiesti anche nel resto della regione: nel 1899 durante il rifacimento della chiesa di San Nicola a Cursi, in provincia di Lecce, furono usati 400 metri quadri di cementine marchiate De Filippis.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E naturalmente anche nella tenuta di famiglia, che come detto sorgeva nell’aperta campagna adiacente il centro commerciale Bariblu di Triggiano, è possibile trovare il “ricordo” di alcuni prodotti dell’azienda. In una abbandonata costruzione in pietra, che pare un piccolo castello, siamo riusciti a scovare sul pavimento ricoperto di rifiuti alcune lastre con su inciso il nome della celebre ditta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il cui successo però terminò con il sopraggiungere della Seconda guerra mondiale, quando le priorità per la popolazione divennero altre. Non essendoci più spazio per statuette e decori, la ditta andò in crisi: un declino che la portò al fallimento e alla vendita all’asta dei beni della famiglia. Da allora il nome dei De Filippis è caduto nel dimenticatoio, seppur sopravvivendo nei giardini delle antiche dimore liberty della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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