di Giancarlo Liuzzi

C'erano una volta due raffinate ville: un giardino condominiale nasconde i loro resti
BARI – Ci sono fanciulle, elefanti, leoni, putti, fontane e persino sfingi. Sono le antiche sculture celate nell’area verde che circonda “Parco Paradiso”, un complesso condominiale situato nel quartiere San Pasquale di Bari. Statue che rappresentano tutto ciò che resta di due eleganti dimore in stile liberty abbattute tra gli anni 60 e 70: Villa Re David e Villa De Filippis. (Vedi foto galleria)

Gli edifici, realizzati tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, furono infatti demoliti (in due diverse fasi) per far posto proprio al residence oggi compreso tra le attuali via Fanelli, viale Einaudi, via Pavoncelli e via Palmieri. A salvarsi fu soltanto il grande giardino di pini e cycas, oltre alle opere in pietra che arricchivano sentieri e aiuole. 

Avevamo già menzionato Villa Re David in un articolo sulle tante residenze baresi rase al suolo per far posto a moderni palazzi, ma quando lo scrivemmo non sapevamo né dei decori sopravvissuti nè dell’esistenza dell’adiacente Villa De Filippis. A darci notizia di quest’ultima è stato Andrea Covella, uno dei discendenti degli originari proprietari, che ci ha fornito tra l’altro le preziose fotografie delle abitazioni nei primi decenni del 900.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma da chi furono costruite le dimore e qual era la loro storia? La prima, con ingresso tra via Fanelli e via Palmieri, fu realizzata da Giuseppe Re David, avvocato e sindaco di Bari. Si trattava di una struttura a due piani e mansardata che culminava con un elegante terrazzino centrale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La seconda, con accesso su via Fanelli quasi all’incrocio con viale Einaudi, era invece di proprietà dei De Filippis che dal 1872 possedevano, assieme all’ingegner Ghilardi, un’importante ditta di materiali da costruzione edile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«L’impresa, che sorgeva sull’extramurale Capruzzi e con uffici in via Sparano 129/131, era anche specializzata nella realizzazione di vasi, pavimenti e statue per ville nobiliari – ci illustra l’esperto del territorio Mariano Argentieri –. Lavori di pregio che ebbero apprezzamenti anche all’estero, tanto da ottenere nel 1900 il diploma d’onore all’esposizione mondiale di Chicago».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Osservando le immagini della sontuosa dimora è facile notare i tanti fregi e particolari che ne arricchivano la facciata, le balaustre dei balconi e naturalmente il giardino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«L’abitazione aveva uno spiccato stile eclettico che potrebbe essere opera di Cesare Corradini – afferma l’architetto Simone De Bartolo -. La sua composizione rimanda infatti ad altri fabbricati progettati dallo stesso autore. Troviamo elementi rinascimentali come le balaustre con statue del terrazzo e decori gotici come gli archi trilobati delle finestre. Questi ultimi, a forma di chiglia di nave, riprendono quelli degli edifici veneziani e sono presenti anche sul sontuoso Palazzo Fizzarotti, realizzato sempre dall’importante architetto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nei primi decenni del 900 grazie al matrimonio tra Rosa, figlia di Gaetano Re David, e l’avvocato Domenico De Filippis, le due proprietà furono unite: rimase solo un cancello a separarle. Questo sino a quando una villa fu ceduta a terzi per via del trasferimento a Roma dei Re David e l’altra venne venduta all’asta a seguito del fallimento della ditta proprietaria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il passaggio di consegne portò nel giro di poco tempo all’abbattimento degli immobili. La Re David venne demolita alla fine degli anni 60 per permettere la costruzione di Parco Paradiso, la De Filippis all'inizio degli anni 70 perchè toglieva luce al neonato condominio. Un complesso residenziale, quest'ultimo, che siamo andati a visitare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Partiamo dall’incrocio tra via Palmieri e via Fanelli dove, all’ombra di altissimi pini, si staglia un maestoso cancello nero tra due colonne squadrate in pietra. Sulla cima di quest’ultime troviamo due graziose sculture raffiguranti degli elefanti: si tratta dell’ingresso dell’antica Villa Re David.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non riusciamo ad accedervi ma possiamo scorgere all’interno del giardino un elegante gazebo a cupola in pietra sorretto da fini colonne, lo stesso che intravediamo in una delle foto della residenza. Proseguiamo su via Fanelli costeggiando la recinzione perimetrale che, dopo una decina di metri, si apre grazie a un secondo varco limitato da due pilastri in pietra che reggono due decori a pigna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da qui in poi notiamo che la delimitazione della proprietà cambia stile: dalla precedente ringhiera in ferro si passa infatti alla pietra. Ci troviamo nell’area che in passato ospitava Villa De Filippis.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accedendo ci imbattiamo subito sulla nostra destra in uno splendido tavolo con panche litiche sorrette da tante piccole colonnine istoriate inserite in epoca più recente. Presentano una base a rete che lascia spazio a differenti scene di stile classico sormontate da un fine abbellimento vegetale che culmina con piccoli capitelli corinzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sulla nostra sinistra si apre invece una vasta zona verde dove dominano gli alti pini secolari e una serie di aiuole e viottoli. Ci avviamo su uno di questi che ci conduce a una piccola piazzola, al centro della quale troviamo i resti di una struttura in pietra con sette innesti di colonne che reggevano una voliera. Osservando le foto si tratta probabilmente di quello un tempo culminante in alto con un particolare “torrino” dalla fantasia geometrica e le fini merlature. Qui è presente anche una statua di un putto con un braccio spezzato.

Proseguiamo il nostro cammino tra cycas e bassi arbusti scovando con sorpresa una lunga serie di vasi con piante di lavanda ed elementi decorativi quali animali mitologici tra festoni e forme vegetali. In una successiva piazzola è presente una statua femminile “decapitata” della quale colpisce la ricercatezza del vestito e una figura maschile le cui braccia recise sostengono una moderna mazza da baseball.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci imbattiamo anche in un ampio vaso arricchito da un mascherone apotropaico al centro e ai lati da un fauno e una sirena che si guardano attraverso la flora che li separa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In mezzo all’area fa invece mostra di sé una fontana ormai ricolma di vegetazione, dal cui centro svettano due fanciulli: sono loro a reggere il tubo che un tempo sprizzava acqua. Possiamo ammirarla in tutto il suo antico splendore in una delle immagini d’epoca, nella quale si notano le figure in passato coperte da un grazioso ombrello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Spostandoci su un viottolo sulla sinistra vegliato da una statua di un levriero sorridente, scoviamo anche due statue raffiguranti Renzo e Lucia dei Promessi Sposi, le stesse che abbiamo ritrovato in altre dimore nobiliari baresi come Villa Anna, Villa Lucia e Palazzo Manzoni. Le sculture rappresentavano infatti una classica decorazione di molte residenze, probabilmente tutte di produzione De Filippis.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungiamo infine uno spiazzo situato proprio ai piedi del moderno palazzo del complesso. E qui scoviamo una possente statua di leone e due raffinate sfingi, il cui sguardo si perde attonito davanti a quell’alto edificio residenziale che ha preso il posto della loro splendida villa. 

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Giancarlo Liuzzi
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  • Antonio Colavitti - certo è che la Capacità di conservazione di elementi architettonici di tale caratura, cui segue anche l'abbattimento della sede della "Gazzetta", è del tutto assente nella Nostra Bari. Testimonianze della ns storia imprenditoriale che ci ha sempre distinto cancellate nel nome di una becera speculazione edilizia da parte dei "nouveau riches" e della politica urbanistica selvaggia. Che vergogna!
  • Emanuele Zambetta - Concordo con Antonio Colavitti. Una Bari dilaniata! Speculatori dell'edilizia traditori; irrispettosi di Bari, della storia, dell'arte!
  • Antonia sodano - Ricordo che fra la fine del 60 e inizio 70, villa De Filippi era la sede del deposito delle Edizioni Paoline, gestito da un gruppetto di suore. Ci sono stata molto spesso portata da mia zia che conosceva una di quelle suore. Ricordo questi spostamenti come una gita fuori porta, ci andavamo a piedi, una bella passeggiata per due bambini di 8/10 anni, dalla zona policlinico fin lì e mentre zia conversava, io e mio fratello scorazzavamo nel parco e ci intruffolavamo fra gli scaffali del deposito dei libri freschi di stampa. Poi all'improvviso sapremmo che le suore erano state trasferite...


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