di Gaia Agnelli

Un villaggio di pietra nascosto nel traffico di Bari: è il mondo incantato di Jerry De Florio
BARI - C’è un luogo a Bari dove regna sovrana la pietra: statue, trulli, animali, rovine romane, capitelli, casse armoniche e spade nella roccia. È il mondo di Ruggiero De Florio, detto Jerry, 54enne che con il marmo, il tufo e la terracotta riesce a dar forma a tutto ciò che gli passa per la testa. (Vedi foto galleria)

Il posto è nascosto da una cancellata verde presente in via Domenico Cotugno, poco dopo aver superato il trafficatissimo incrocio tra viale Papa Giovanni XXIII e viale Orazio Flacco (lì dove agisce “Vito dei fazzoletti”).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta presa la strada che porta a Santa Fara, il laboratorio di Jerry si apre sulla destra. Ed è qui che da più di trent’anni le sue sculture popolano immobili un terreno circondato dagli alberi. Varcando il cancello si ha l’impressione di entrare in piccolo bosco incantato: uno spiazzo a cielo aperto dove le realizzazioni dell’artista prendono vita. Le creazioni sono sparse ovunque: appese ai muri, appoggiate sul prato, in bilico su tavolini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La mia arte nasce tra gli anni 70 e 80 – ci illustra lo “scalpellino” venendoci incontro –. Mio nonno Riger aveva fondato in precedenza la ditta “De Florio”, in un locale situato poco più avanti. Costruiva lavandini, vasche, lavapanni di cemento. Poi con la sua morte la gestione passò a mio padre Nicola in società con mio zio Francesco. Loro decisero di rivoluzionare: si trasferirono dove siamo ora e aggiunsero la lavorazione della pietra».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da quel momento Ruggiero e suo fratello Giuseppe cominciarono ad affiancare il padre, imparando i segreti del mestiere ma soprattutto portando creatività. «Entrambi eravamo molto bravi a disegnare – ricorda – e decidemmo di riversare questa capacità nelle sculture: la prima la realizzai nel 1987».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’artigiano ci mostra proprio il suo primo lavoro: un rilievo di una spada firmato “De Florio J, 7/5/1987”. «Anche se non è il massimo dal punto di vista artistico, ho voluto lasciarla esposta perché è da qui che tutto è cominciato», sottolinea con orgoglio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Negli anni, piano piano, i due fratelli cominciarono a farsi un nome. «Le nostre opere erano richieste per arredare interni e giardini degli edifici, soprattutto ville – ci dice -. Collaboravamo con numerose ditte di costruzione e restaurazione e accoglievamo tanta gente, dallo scalpellino al professore d’istituto d’arte. Anche se spesso io creavo senza un fine, ma solo per il gusto di farlo. Peccato che dopo tanti anni sia finito tutto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si, perché nel 2018 l’azienda dei De Florio è fallita. «Con l’inizio del nuovo decennio – afferma - abbiamo subito un calo di vendite che è diventato sempre più evidente. Così abbiamo deciso di chiudere. Anche se io continuo a venire, per prendermi cura di questo posto a cui sono tanto legato e a scolpire, per non far morire la mia passione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è arrivato il momento di visitare il “villaggio di pietra”. C’è di tutto. Si va da una vera e propria “spada nella roccia” a numerosi mascheroni, dai trulli alla rappresentazione del giorno e la notte, con il sole e la luna ai piedi di un blocco di pietra che funge da tavolino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«In questa scultura ci sono più di trenta ore di lavoro», afferma, prima di guidarci nella zona degli animali. Notiamo immobili una rana, un gufo, una lucertola, una tartaruga e un pesce. «La particolarità di quest’ultimo è che è stato scolpito su una vera pietra marina», dichiara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E poi tra casse armoniche, un bassorilievo dell’Uomo vitruviano di Da Vinci e i Fori Imperiali, Ruggiero ci indica con il dito il mezzobusto di Giuseppe Verdi, che affianca quello del poeta Schiller. La nostra attenzione si posa però su dei particolari e colorati “totem”. «Per queste opere mi sono ispirato a Modigliani e De Chirico», sottolinea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma non ci sono solo arte e ricordi nel suo giardino. Jerry si occupa anche delle piante, dei suoi alberi in fiore e soprattutto di tre tartarughe acquatiche. «Si trovano qui a più di trent’anni ormai – ci rivela prima di salutarci -. A mio padre piacevano molto. Io continuerò ad accudirle finché sarà possibile, così come i vecchi “abitanti” di questo luogo pietrificato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Gaia Agnelli
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  • ANTONIO FILIPPONIO - molto bella l'idea di andare a cercare questi luoghi schivi agli occhi dei più, nel merito a fine anni novata acquistai una maschera prova che feci inserire nella parete di una casa , e che oggi è li testimone del passato e presente.


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