di Cassandra Capriati

Bari, i segreti del successo del settore giovanile: li svela mister Urbano
BARI - Dopo la scorsa “meravigliosa stagione fallimentare” le aspettative che i tifosi nutrivano per il Bari sono andate miseramente deluse: niente serie A e neanche playoff.  Tuttavia a mantenere vivo il calcio in città  ci sta pensando il settore giovanile dei biancorossi. I Giovanissimi sono infatti approdati agli ottavi dei playoff (gara di ritorno il 7 giugno contro il Bologna) e soprattutto la Primavera è riuscita ad accedere alle “Final eight”, mini torneo che decreterà qual è la squadra campione d’Italia. La competizione partirà il 9 giugno in Liguria e vedrà contrapporsi Bari, Inter, Milan, Fiorentina, Torino, Roma, Lazio e Spezia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ il segno che a Bari si sta puntando finalmente sul settore giovanile? Lo abbiamo chiesto all’allenatore della Primavera: il 53enne Corrado Urbano (nella foto).

Dopo l’addio dei Matarrese e l’arrivo di Giancluca Paparesta è cambiato qualcosa nel settore giovanile del Bari?

Da quello che mi dicono, perché anche io sono arrivato con la nuova proprietà, in passato il settore giovanile era stato un po’ trascurato. Invece posso dire che ora la società si sta adoperando molto per giovani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Interviene il preparatore atletico Duccio Curione) Da quando è entrato Paparesta c’è stata una vera rivoluzione del comparto giovanile. È stata introdotta l’area fisico motoria completamente assente in passato, è stato affidato un preparatore atletico per ogni team, ci si è voluti occupare della psicomotricità per i più piccoli, mentre per i più grandi si è voluto curare maggiormente l’aspetto fisico dei calciatori. Ci sono anche tre mental coach che seguono le squadre e che sono di supporto allo staff tecnico. Il Bari Primavera è diventato un modello da emulare nel settore giovanile italiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dal punto di vista organizzativo che cosa è avvenuto?

I cambiamenti sono cominciati la scorsa estate. Innanzitutto all’inizio è stato assunto come responsabile del reparto giovanile il dirigente Andrea Innocenti (tra i protagonisti del boom dei ragazzi dell’Empoli), che con una serie di collaboratori ha iniziato un’opera di scouting per cercare di scoprire quali fossero le risorse presenti sul nostro territorio. Se non ricordo male fra tutte le società presenti tra Bari e le zone limitrofe sono stati visionati quasi 500 ragazzi nelle varie fasce d’età, a partire dalla classe 2004 fino alla Primavera. Il risultato è stato che la maggior parte dei calciatori ad essere stati tesserati quest’anno provengono proprio dal territorio barese. Solo la Primavera ha preso anche qualche ragazzo da altre regioni e da altri Paesi, come il polacco Rasak e il serbo Tisma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ma c’è stato anche un maggiore coinvolgimento delle scuole calcio, vero?

Sì, è stato creato il progetto “Academy” che è curato da Marcello Sansonetti. Al programma hanno aderito una quarantina di scuole calcio del barese che sono diventate così affiliate alla società del Bari. È una novità perché permette di tenere sotto controllo tutto il vivaio giovani a livello pugliese e in più consente al club di avere un diritto di prelazione nei confronti dei ragazzi che potrebbero emergere. Il progetto riguarda i giovani che vanno dai Pulcini fino agli Allievi.  Una volta al mese vengono effettuate delle riunioni tra i tecnici dei biancorossi e quelli delle varie scuole calcio, durante le quali ci si confronta su ogni ragazzino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
Crede che ci siano stati maggiori investimenti nel settore giovanile del Bari?

Certamente quello destinato a noi non è un grandissimo budget rispetto a quello delle grandi squadre, ma c’è stata una gestione societaria particolarmente abile nel tenere bassi i costi. Ad esempio sono stati limitati al massimo i vitti e gli alloggi dei ragazzi, proprio perché sono stati presi più giovani dal nostro territorio. Poi non sono stati fatti grossi acquisti come, per esempio, quelli di Inter o Roma che per prendere giovani promesse anche dall’estero continuano a spendere cifre ragguardevoli. La soddisfazione sta proprio nel fatto che pur avendo limitato gli investimenti economici si è riusciti a creare dei gruppi di lavoro validi, che hanno dato ottimi riscontri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
In che modo ha lavorato con la sua Primavera?

Non ci siamo inventati nulla. Abbiamo impostato il lavoro quasi come se si trattasse di una prima squadra: rispetto delle regole, cultura del lavoro, serietà, impegno, spirito di sacrificio. Si è cercato di far capire ai ragazzi che le cose bisogna guadagnarsele, che niente è dovuto e che se si vuole arrivare da qualche parte bisogna anche saper soffrire. La maggior parte dei calciatori veniva direttamente dagli Allievi, che è una realtà più piccola dove magari tutti questi concetti non erano ancora stati maturati. Quindi inizialmente c’è stata un po’ di difficoltà nel far capire loro che erano entrati in un contesto diverso, che si trovavano di fatto alle porte del professionismo. Però c’è da dire che sono stati molto bravi nel recepire il messaggio che noi, inteso come staff, abbiamo voluto dare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Chi tra loro diventerà realmente professionista?

Al di là di Menicucci e Castrovilli, che hanno esordito in prima squadra alla fine di questa stagione, c’è Scalera che è in Nazionale under 17 e poi anche Rasak, Mastrangelo, Damiano, Curci, Giura e Lenoci. In realtà è un team molto valido e sono diversi i ragazzi che secondo me possono avere un’opportunità, perlomeno in Lega Pro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di queste Final Eight che state per affrontare.
 
Siamo consapevoli di non avere nulla da perdere, hanno forse molto più da rimetterci squadre come l’Inter, il Milan o la Roma, visti tutti gli investimenti che hanno fatto. Questo non significa che noi andremo lì a fare le comparse, ma semplicemente che partecipiamo con la spensieratezza di una squadra che sa già di aver raggiunto un grande obiettivo. E’ vero anche che in una partita secca tutto può accadere. Nello spogliatoio gira ormai questo frase: “Noi saremo la mina vagante della finale scudetto”. Perché questa è una squadra che è capace di poter vincere con tutti se è nella giornata giusta.


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