Bari, addio al mondo di Simone Ciliberti: è stato smantellato il laboratorio del rigattiere-artista
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venerdì 4 luglio 2025
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di Francesco Sblendorio - foto Rafael La Perna
La chiusura del laboratorio non è stata però una scelta di Ciliberti: pare infatti che l’uomo sia stato costretto a liberare l’area a seguito delle pressioni da parte del vicinato. È stato lui stesso a spiegarci le ragioni dell’improvvisa interruzione del suo lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ho avuto una visita da parte della polizia municipale, chiamata dai residenti della zona che da tempo avevano da ridire su quello che facevo – denuncia Simone –.. Secondo loro c’erano problemi igienici all’interno del mio “cantiere” e così hanno fatto una segnalazione ai vigili urbani, i quali mi hanno intimato di smantellare il tutto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ciliberti non ha potuto fare nulla: lo scorso inverno è stato raggiunto da un provvedimento che gli intimava di sgomberare lo spazio entro 40 giorni. «Non ho opposto resistenza – racconta – e così è stata chiamata una ditta che ha liberato il laboratorio dalle mie opere. La maggior parte degli oggetti è stata buttata perché non sapevo dove metterla: è rimasta solo qualcosina che spero di recuperare in qualche modo. Il tutto considerando che il proprietario del terreno nel frattempo si è ripreso l'area e non mi ha rinnovato il comodato d'uso che mi aveva concesso in passato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sono così finiti nel cassonetto l’orologio realizzato con il timone di una barca, il modellino del Faro, la riproduzione di Papà Pig, la stramba motocicletta costruita con materiale riciclato e i tanti manichini. «Tutte opere che avevo realizzato solo per passione – tiene a precisare Simone–. Dal mio lavoro non ci guadagnavo nulla: al massimo barattavo le mie creazioni con altri materiali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo anni di lavoro nel settore della saldatura, Simone aveva infatti deciso di fare della creatività il suo stile di vita, seguendo così le orme del padre Rocco, inventore che ha ancora la sua casa-officina nel quartiere San Cataldo.
Raccoglieva oggetti di ogni tipo abbandonati per strada o vicino ai cassonetti e li trasformava in surreali opere d’arte. Niente che fosse ancora utilizzabile veniva scartato. Dalla spranga al bastone in legno, dalla bicicletta senza ruote al pannello in plexiglass: tutto veniva reinventato e acquisiva una nuova forma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi, di tutto questo regno della fantasia non resta quasi più nulla. Dietro il cancello arrugginito e la rete metallica che ne segnavano gli ingressi, non c’è altro che uno spiazzale desolato. Solo qua e là hanno resistito alcune delle creazioni di Simone, ma sono visibilmente in stato di abbandono. La riproduzione del coniglietto Bing, la Tour Eiffel in miniatura, una bicicletta attaccata a un albero e un gabbiotto sono tra i pochi testimoni rimasti dell’attività del rigattiere di San Cataldo. Mentre la maxi-lattina di Coca Cola è già stata “sfrattata” e staziona sul marciapiede di via Massaua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Malgrado l’amarezza con cui sta vivendo l’intera vicenda, Simone non intende darsi per vinto. «Ogni mattina passo ancora dal cantiere – confessa –: non riesco ancora a togliermi dalla testa l’idea che un giorno possa ritornare lì, a dare sfogo alla mia creatività».
(Vedi galleria fotografica)
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