di Antonio Fiamma

Ruvo, Francesco e l'arte di costruire gli "squanne": gli sgabelli degli antichi pastori
RUVO DI PUGLIA – «Un tempo in estate i pastori raccoglievano le ferule e le portavano nelle proprie masserie. Poi d'inverno, nei giorni di pioggia o quando nevicava, una volta sistemati gli animali si sedevano vicino al fuoco per realizzare degli indistruttibili sgabelli». Sono le parole del ruvese Francesco Catalano, classe 1948, che da oltre vent’anni porta avanti l’antica arte di costruire gli squanne. In dialetto sono chiamati così gli sgabelli fatti intrecciando i fusti di una delle piante spontanee del territorio murgiano: la ferula communis, volgarmente nota anche come “finocchiaccio”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Abbiamo incontrato Francesco a Masseria Coppa, nella Murgia ruvese, in occasione della V edizione del “Festival del Km. 0”. Durante l’evento il signore ha allestito un piccolo banchetto con le sue creazioni, eredità di una civiltà agricola e pastorale di cui si è fatto portavoce. (Vedi foto galleria)
 
Quando arriviamo troviamo Francesco seduto su uno sgabello da lui costruito, circondato da altre sedie di uguali dimensioni create con il legno della Murgia. Sorridente comincia a raccontarci la sua storia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Tutto inizia quando avevo 11 anni  - dichiara -. All’epoca mia madre per togliermi dalla strada mi mandò a imparare il mestiere da un falegname. Poi nella vita feci altro, ma non dimenticai mai l’arte di lavorare il legno e altri materiali. Ad esempio divenni conosciuto a Ruvo per la mia capacità di realizzare le Quarantane, quei fantocci che si appendono ai balconi durante il periodo della Quaresima e si fanno esplodere a Pasqua».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Francesco non si era però mai cimentato con gli squanne. «Una ventina di anni fa vidi un anziano signore, per strada, seduto su uno di questi sgabelli che nessuno faceva più – racconta -. Me ne innamorai e da quel momento decisi che sarei stato io a portare avanti questa antica tradizione. Così andai sulle Murge a raccogliere le ferule».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La ferula è una pianta erbacea perenne, alta fino a 3 metri. Il suo fusto veniva lavorato già dai Greci che lo trasformavano in “tirsi”: dei bastoni sormontati da una pigna e avvolti da edera e pampini di vite impiegati nei culti dionisiaci. La ferula è stata poi impiegata per vari fini: ad esempio era utilizzata dai maestri per bacchettare le mani degli studenti indisciplinati. E come detto divenne il materiale con cui i pastori realizzavano gli sgabelli utili a sedersi quando portavano al pascolo gli animali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Le prime due sedie vennero un po’ “zoppe" e storte – ricorda  Francesco –, ma dopo sei o sette prove iniziai a capire quali modifiche apportare e sviluppare la mia tecnica. Oggi i prodotti miei sono perfetti». 

Il processo inizia con la raccolta della materia prima, fra luglio e settembre. «Le ferule fioriscono in primavera e a metà luglio iniziano a seccare  - spiega Catalano -. Intorno al 25 luglio sono quindi già “asciutte” e mature, pronte per essere lavorate. Si possono raccogliere fino a settembre, finché non inizia a piovere, perché poi assorbono acqua e si anneriscono».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ogni sgabello richiede circa 6 ore di lavoro. «Una volta a casa, con un seghetto a mano (lo stesso utilizzato per raccogliere le piante), taglio il fusto in parti uguali per ottenere dei pezzi della stessa lunghezza», ci dice il signore mostrandoci un perfetto tronchetto ottenuto dopo la prima parte di lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Quindi preparo i montanti, che ricavo dai “polloni” o “rampolli” di ulivo e di mandorlo, ossia i rami nuovi che crescono alla base delle piante  - continua il maestro facendoci vedere un montante non ancora levigato -.A quel punto con il trapano pratico dei fori all’estremità dei tronchetti, vi faccio passare i montanti e in questo modo vado a unire i vari fusti andando a creare una sorta di struttura portante a “castelletto”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il signore ci mostra ogni passaggio che conduce alla costruzione della sedia, sino all’ultimo, quello che porta alla creazione della seduta. «Quest’ultima è fatta di sette tronchi  posti in maniera parallela e fissati al resto dello sgabello con dei chiodi in legno che realizzo con i polloni di ulivo – spiega –. Ed ecco qui come nasce u squanne». 

Da vent’anni Catalano è diventato un volto noto alla comunità di Ruvo: ci mostra infatti una fotografia che lo ritrae nel calendario del Parco dell’Alta Murgia del 2022.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Per me rimane comunque un hobby  - sottolinea il 77enne -. Poi vabbè, c'è anche chi, di tanto in tanto, mi commissiona gli sgabelli o chi, come una volta un carrozziere del posto, mi chiede di pagarlo in squanne. Ma per me resta un piacere. Amo soprattutto il momento in cui vado sulle Murge a prendere le ferule. Mi fa stare bene. E poi a seconda del periodo raccolgo anche un po’ di verdura: sivoni, cicorie, cardi e a volte funghi».   
    
Gli chiediamo se qualcuno gli abbia mai chiesto di insegnargli a costruire uno sgabello. «Con un gruppo folkloristico di cui faccio parte provammo a organizzare un corso anni fa, ma si iscrisse solo un ragazzo – risponde sospirando Francesco –. Io comunque sono qua: a disposizione di chiunque voglia imparare questa antica arte, eredità di un mondo scomparso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)
 


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Abbiamo incontrato Francesco Catalno a Masseria Coppa, nella Murgia ruvese, in occasione della V edizione del “Festival del Km. 0”. Quando arriviamo lo troviamo seduto su uno sgabello da lui realizzato...
...circondato da altre sedie di uguali dimensioni create con il legno della Murgia
Il processo di creazione degli sgabelli inizia con la raccolta della materia prima: la ferula, una pianta erbacea perenne, alta fino a 3 metri che cresce sulla Murgia
Ogni sgabello richiede circa 6 ore di lavoro. «Una volta a casa, con un seghetto a mano taglio il fusto in parti uguali per ottenere dei pezzi della stessa lunghezza», ci dice il signore mostrandoci un perfetto tronchetto ottenuto dopo la prima parte di lavoro
«Quindi preparo i montanti, che ricavo dai “polloni” o “rampolli” di ulivo e di mandorlo, ossia i rami nuovi che crescono alla base delle piante»...
...continua il maestro facendoci vedere un montante non ancora levigato
A quel punto con il trapano pratico dei fori all’estremità dei tronchetti...
...vi faccio passare i montanti...
...e in questo modo vado a unire i vari fusti...
...andando a creare una sorta di struttura portante a “castelletto”»
Il signore ci mostra ogni passaggio che conduce alla realizzazione della sedia, sino all’ultimo, quello che porta alla creazione della seduta
«Quest’ultima è fatta di sette tronchi  posti in maniera parallela e fissati al resto dello sgabello con dei chiodi in legno che realizzo con i polloni di ulivo...
Da vent’anni Catalano è diventato un volto noto alla comunità di Ruvo: ci mostra infatti una fotografia che lo ritrae nel calendario del Parco dell’Alta Murgia del 2022



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