Antichi valori e codici guerrieri: è il "Battojutsu", l'arte della spada dei samurai giapponesi
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venerdì 30 settembre 2022
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di Mina Barcone - foto Antonio Caradonna
Una disciplina che insegna a sguainare velocemente la katana e che, a differenza delle altre arti marziali, non prevede fini agonistici e sportivi. Qui a essere fondamentali sono invece la conoscenza di sè, la meditazione e il rispetto di un codice guerriero.
Per scoprire i segreti di questa attività abbiamo incontrato il 49enne Maurizio Colonna, “Menkyo Okuden” (maestro) del Battojutsu, unico insegnante di estrazione della spada giapponese di Bari, che da quattro anni è attivo nella palestra Waka Ki Dojo di viale Einaudi. (Vedi foto galleria)
Prima di accedere al dojo, termine che indica il luogo dove si praticano le arti marziali, dobbiamo toglierci le scarpe. Una volta varcato l’ingresso ci ritroviamo in una grande sala dalle pareti bianche e spoglie, fatta eccezione per una gigantografia che ritrae Morihei Ueshiba, fondatore dell’Aikido, altra pratica orientale studiata in questa palestra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Incontriamo subito il maestro Colonna, che ci racconta le origini della disciplina. «La Sekiguchi Ryu Battojutsu – esordisce – è un’antica arte samurai nata circa 450 anni fa improntata sull’insegnamento delle diverse tecniche di estrazione della spada. Tuttavia è ancora poco conosciuta. Io stesso ho iniziato a praticarla solo nel 2010, dopo aver incontrato Toshiyasu Yamada, maestro che girava l’Europa per diffondere le sue conoscenze. Dopo quattro anni sono diventato istruttore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La pratica si basa sulla filosofia Buddista della ricerca dell’equilibrio mentale e fisico che si riflette nell’esecuzione tecnica. Ed è proprio con queste tecniche che i samurai si addestravano sui campi di battaglia. «Fra il quindicesimo e il sedicesimo secolo – spiega Colonna -, i membri della casta militare del Giappone feudale divennero i più abili nell’arte dell’estrazione della spada». Ciò che li distingueva però era anche il fatto che questi nobili guerrieri dovevano attenersi a una serie di regole e valori, quali l’onestà, il coraggio, la compassione, la cortesia, l’onore e la lealtà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A questo punto l’istruttore ci mostra le molteplici spade utilizzate, che hanno diverse forme e lunghezze. La “Kodachi” è una spada corta, la “Kaiken” una sorta di pugnale, mentre il “Jingama” è un falcetto da campo di battaglia. Infine vediamo la classica “Katana”, quella normalmente associata alla figura del samurai: una sciabola leggermente ricurva con l’impugnatura a due mani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ognuna di queste armi aveva la sua funzione durante i combattimenti – sottolinea l’istruttore -. Quelle lunghe, come spada e bastone, servivano per attaccare da lontano, mentre man mano che ci si avvicinava durante lo scontro si passava all’uso di quelle più corte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre parliamo due allievi (il 48enne Emanuele e il 44enne Domenico) si stanno preparando per iniziare la lezione, facendo esercizi di respirazione e lenti movimenti di allungamento per riscaldare i muscoli. Indossano la hakama, l’indumento tradizionale del guerriero giapponese, una sorta di larga gonna-pantalone lunga fino alle caviglie e stretta in vita da una fascia, che facilitava la seduta a cavallo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo il riscaldamento si posizionano uno di fronte all’altro impugnando un bokken, spada giapponese di legno utilizzata dai principianti. Si comincia con i “fondamentali” di taglio e stop: movimenti semplici e ripetuti più volte, propedeutici all’esecuzione di un “katà”, ovvero l’insieme delle tecniche di combattimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si passa quindi a una serie di esercizi combinati più complessi e alla realizzazione di figure specifiche eseguite dall’istruttore e riprodotte dagli studenti, che devono fare attenzione alla direzione dei piedi, delle braccia e all’intensità del respiro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è arrivato il momento dell’“incontro”. Osserviamo i due giovani che si fronteggiano: quello di destra avanza con il piede sinistro e carica l’arma per sferrare un “taglio discendente”, mentre l’avversario si sposta a destra e utilizza il lungo bastone per fermare l’attacco, in una danza armoniosa ed elegante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Terminato l’allenamento degli allievi, tocca al maestro darci una dimostrazione, questa volta utilizzando spade vere e proprie. Sistematosi sulle ginocchia, afferra l’impugnatura della sua kodachi e sferra un colpo in direzione delle gambe del suo assistente, che riesce a evitare la mossa offensiva balzando in alto, mentre estrae la katana e “taglia” verticalmente verso il basso. Rimaniamo a bocca aperta per la precisione e soprattutto per la velocità dell’azione, che ci ricorda le scene viste in numerosi film d’azione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Nel momento in cui ci accingiamo a sguainare la spada – conclude il maestro –, non dobbiamo pensare alla mano destra che la estrae e a quella sinistra che tira via il fodero, ma cercare il giusto bilanciamento fra i due movimenti, che va di pari passo con il perfezionamento interiore attraverso il quale cerchiamo di avvicinarci allo spirito che animava gli antichi samurai».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Mina Barcone
Mina Barcone
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna