di Vincenzo Drago

Kagyu, vajra, mala: alla scoperta del buddhismo ''barese''
BARI - «Prima di entrare ci si toglie le scarpe, così è più comodo meditare. E poi invogliamo i presenti a lavarsi i piedi». Ci scherza su Vito Panunzio, buddhista barese, prima di entrare nel centro di meditazione in via Fanelli, alle porte del capoluogo. Qui si segue la scuola Kagyu, una delle quattro principali del buddhismo tibetano, osteggiato da oltre 60 anni in patria dopo l'arrivo dell'esercito cinese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Rimasti con i calzini, non resta che varcare la stanza principale: niente sedie, ma solo un grande tappeto con sopra dei cuscini colorati. È qui che i frequentanti del centro, una ventina quelli fissi, si ritrovano per dedicarsi alle pratiche di concentrazione diffuse da Siddhartha 2500 anni fa e tramandate per via orale fino ad oggi. «Ci riuniamo dal gennaio del 1998 - spiega Vito - e in completa autogestione, qui nessuno comanda nessuno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«I praticanti sono spinti dalla voglia di ricercare in sè stessi: desiderano trovare la consapevolezza, la felicità, e qui scoprono il metodo per farcela», racconta invece un'altra componente, Linda Monterisi. «Ciò avviene con esercizi di focalizzazione per lo studio della mente, intesa non come cervello, bensì come ciò che fa esperienza. Impariamo a comprendere il susseguirsi di pensieri ed emozioni, anche grazie all'aiuto di immagini ed oggetti di ispirazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E infatti, di fronte al tappeto, c'è un mobile con dei simboli all'apparenza indecifrabili. Linda ne prende uno in mano, è una piccola campana in metallo: «Rappresenta lo spazio». Poi è la volta del mala, una specie di rosario, usato per contare i mantra, cioè le formule sprituali pronunciate sistematicamente durante la meditazione. E infine c'è il vajra, manufatto che indica il diamante, figura fondamentale nei metodi Kagyu.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Sulla parete non può mancare l'immagine del Buddha. «Per noi non è un dio e non rappresenta alcuna religione, ma ispira lo stato di assoluta consapevolezza - chiarisce Vito - e a noi è affidato l'incarico di diffondere i suoi insegnamenti in Occidente. Non si tratta di proselitismo, ma di un'opera laica di comunicazione alla quale spesso contribuiscono anche alcuni scienziati. Siamo persone come le altre, con un proprio lavoro e una vita sociale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sono invece assenti le gerarchie, a differenza delle religioni tradizionali, con le quali, almeno a Bari, non c'è mai stato nessun attrito. Quando viene fuori il nome della Soka Gakkai, l'altra corrente buddhista (di matrice giapponese) presente a Bari, affermano: «Non ci permettiamo di giudicare gli altri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma tutto ciò poco importa in via Fanelli, dove le porte sono aperte a tutti senza alcun pregiudizio. Le meditazioni si tengono ogni martedì e giovedì e durano di solito dai 20 ai 40 minuti. «Ma bisognerebbe meditare ogni giorno», conclude Vito prima di riallacciarsi le scarpe. «Solo così potremmo cambiare il modo di percepire la nostra quotidianità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il sito del centro buddhista della "Via del diamante" di Bari: http://www.buddhism.it/bari/


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Vincenzo Drago
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  • Mario Materia - Forse dovrebbero invitare a lavarsi i piedi PRIMA di entrare, non dopo...magari così si mediterebbe ancora meglio...
  • piero - HAhahahahaahahaha mi hai fatto ridere Mario hahahahaaha


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