La storia di Alfredo: da Bari al Giappone per diventare programmatore di videogiochi
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venerdì 5 novembre 2021
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di Raniero Pirlo
«Ho sempre avuto la passione per i videogiochi e per il Giappone, Paese in cui sono stati prodotti alcuni tra i games più importanti della storia», esordisce Alfredo. Un’attrazione verso l’Estremo Oriente che lo spinse, una volta finiti gli studi al Liceo Scacchi di Bari, a trascorrere un intero anno a Tokyo con il fine di assorbire quella cultura “tecnologica” che tanto lo affascinava. Esperienza che lo aiutò a comprendere quale sarebbe stato il suo futuro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Cominciai a capire quanto sarebbe stato bello essere dietro alla costruzione di un videogioco: pensare e programmare un qualcosa che poi avrebbe divertito tante persone – afferma il giovane –. Così decisi di frequentare il Politecnico di Bari, iscrivendomi alla facoltà di Ingegneria Informatica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alfredo si laureò in tre anni e, una volta preso il titolo di studio, iniziò a pensare a quale poteva essere lo step iniziale per avvicinarsi a quel Giappone tanto ambito. «Era il 2015 ed era necessario compiere il primo passo per raggiungere il mio obbiettivo – ci dice –. Alcuni miei colleghi universitari mi diedero però una dritta: c’era la Colopl, un’importante azienda giapponese di giochi per smartphone che stava cercando personale, anche straniero».
Il giovane aveva già sviluppato in autonomia alcuni programmi per cellulare, un qualcosa che gli aveva conferito una certa esperienza in materia e così decide di provare a sostenere un colloquio con la società nipponica. «L’esame avvenne via Skype e andò molto bene – rammenta -, anche se non mi aspettavo che nel giro di pochi giorni mi chiamassero per dirmi che ero stato assunto e che sarei dovuto partire per Tokyo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’ingegnere era così riuscito in men che non si dica a trasferirsi nel luogo in cui sognava di vivere sin da bambino. Ma si trattava solo di una prima tappa. Lui infatti, seppur ammirando l’evoluzione nei videogiochi per smartphone, voleva a tutti i costi cimentarsi con i programmi “seri”: quelli per console. Così l’anno dopo si presentò alla Nintendo, una delle più prestigiose software house del mondo, che in quel momento stava offrendo posti di lavoro.
«Qui l’incontro avvenne di persona – racconta –. Feci capire a chi avevo di fronte quanto avrei voluto collaborare con loro e li convinsi così ad assumermi. Non riesco a spiegare a parole la gioia e la soddisfazione provate alla firma del contratto: si stava realizzando il mio desiderio più grande».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Purtroppo però il barese venne inserito nel settore dei “servizi online” e non in quello della programmazione. Si trovava nella società più importante, ma svolgeva un ruolo che non gli si confaceva. E così, seppur a malincuore, cominciò a guardarsi intorno, sino a quando, nel 2018, non seppe che in una famosa azienda di Yokohama cercavano figure da inserire proprio nella programmazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Non mi feci sfuggire questa occasione - spiega -: si trattava comunque di una società di fama planetaria. E così mi presentai da loro, fui testato con domande molto tecniche e anche lì andò bene: fui assunto. Da allora faccio parte di questo fantastico gruppo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alfredo a soli 31 anni si può così dire realizzato: ha preso parte alla creazione di giochi diffusissimi e sta sempre più integrandosi nel mondo nipponico, tanto diverso da quello italiano.
«È davvero molto difficile fare paragoni tra queste due nazioni – riflette –: si tratta di due luoghi agli opposti. Per me che sono sempre stato un ragazzo riservato, amante della cordialità, della puntualità e della pulizia, il Giappone è parso subito casa. Funziona tutto benissimo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Del resto il Paese del Sol Levante era nel suo destino. «In Italia non esistono grandi realtà nel settore dei videogiochi – conclude -: per un programmatore come me non c’era scelta, dovevo per forza di cose partire. Certo, la mancanza della famiglia e degli amici a volte si fa sentire, ma è qui che ho deciso di stabilirmi e vivere il resto della mia vita, tant’è che quattro anni fa mi sono anche sposato: lei si chiama Rino ed è di Kyoto».
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I commenti
- DOMENICO ABBONDANZA - Ho letto tutto d'un fiato questa bella notizia per questo giovane ( e ne sono rimasto entusiasta ) che è riuscito in breve tempo a realizzare e suo sogno. Grande la sua determinazione ma volevo sottolineare un piccolo aspetto personale perché un giovane italiano ( del sud in particolare ) deve per forza emigrare dalle sue origini lasciando tanti affetti familiari amici ecc per un suo ideale personale e di lavoro lui ha avuto coraggio e determinazione come tanti Quando cambierà questa politica di formare le nuove generazioni e poi vederle fuggire dai nostri luoghi impoverendolo ancora di più di come lo è oggi Spero come tanti che le cose cambino anche se sarà difficile Basta considerare la notizia che sentivo poco fa in TV in Puglia la politica sta litigando dove costruire un impianto di pannelli fotovoltaici da tanti posti di lavoro Per me l'importante è farlo in Puglia non dove e sicuramente finirà come al solito questa multinazionale andrà da qualche altra parte Grazie per la possibilità di esprimere un parere nella speranza che lo facciamo in tanti ed arrivi dove dovrebbe Svegliamo un po' le coscienze