di Isabella Dentamaro

Lecce, nelle botteghe dei maestri Riso e Donfrancesco alla scoperta dei segreti della cartapesta
LECCE – Un’antica tradizione artistica che affonda le sue radici nella devozione. È quella della cartapesta, che a Lecce è lavorata sin dal XXVI secolo per creare angeli, santi, crocifissi, Madonne e presepi. Opere che sono conservate nelle principali chiese barocche della città: dal Duomo alla Basilica di Santa Croce, fino a Sant’Irene, tutte protagoniste delle processioni religiose del capoluogo salentino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Molto più leggeri di legno, bronzo e pietra, i manufatti realizzati con carta macerata, colla e gesso, pur mantenendo un considerevole aspetto visivo, risultano infatti imponenti ma maneggevoli, capaci inoltre di resistere all’usura del tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Lecce sono presenti una decina di botteghe che si dedicano all’arte della cartapesta, alcune delle quali tramandate di generazione in generazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I cartapestai attivi da più tempo sono due: Mario di Donfrancesco e Claudio Riso. Entrambi sono stati allievi di Antonio Malecore, scomparso nel 2021 all’età di 99 anni: un grande artista che ereditò il laboratorio aperto nel 1898 dallo zio Giuseppe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo così andati a trovare i due artigiani per cogliere i segreti della lavorazione della cartapesta leccese. (Vedi foto galleria)

La bottega di Mario di Donfrancesco, aperta nel 1979, si trova in via Francesco Antonio D’Amelio, a pochi passi da piazza Sant’Oronzo, nel cuore del centro storico di Lecce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta entrati veniamo accolti da un susseguirsi di opere in cartapesta, alcune realizzate da poco come una testa di Cristo, altre in fase di restauro come le figure allegoriche raffiguranti giovani fanciulli e un Gesù bambino nella culla. Le pareti e le mensole sono ricoperte di quadri, angeli, volti, presepi, crocifissi. 

Il 69enne Mario, con indosso la bianca divisa da lavoro e in mano la testa di una donna romana, ci viene incontro per raccontarci la sua storia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sin da bambino amavo, passeggiando per le vie di Lecce, osservare le edicole votive occupate da figure di santi realizzati in cartapesta – ci dice il maestro –. Affascinato dalla bellezze di queste opere decisi così di iscrivermi nel 1978 all’Accademia delle Belle Arti, dove frequentai corsi di sperimentazione artistica».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Forte del suo bagaglio accademico Mario bussò poi alla porta dei grandi maestri della cartapesta leccese, cominciando a frequentare le loro botteghe. «Lavorai con Capoccia, Gallucci e Indino – ricorda il signore – fin quando non giunsi al laboratorio di Antonio Malecore, colui che mi trasmise la determinazione, la pazienza e la passione per questo lavoro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mario è oggi uno dei più affermati cartapestai d’Italia. Ha realizzato opere anche fuori dalla Puglia, come i misteri pasquali per un tempio di Sorrento e per la chiesa del Carmine di Orta Nova, in provincia di Foggia. Anche se il lavoro di cui va più fiero è il presepe costruito per la chiesa di St. Patrick a New York, il più importante luogo cattolico della Grande Mela.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


E ora, oltre a portare avanti il suo lavoro, Donfrancesco si diverte a far conoscere ai turisti l’arte della cartapesta. «Capita che alcune persone durante il loro viaggio in Puglia decidano di vivere da vicino le nostre tradizioni – spiega –. Restano nel laboratorio per un’oretta, si sporcano le mani e alla fine realizzano un piccolo oggetto che si portano via: un ricordo tangibile di Lecce e della sua antica arte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lasciamo Mario per proseguire il nostro viaggio nella bottega del 59enne Claudio Riso, ubicata in un palazzo in pietra leccese di corso Vittorio Emanuele II. All’esterno due busti di una santa e di un uomo dell’antica Grecia a grandezza naturale annunciano il lavoro artigianale che si svolge all’interno. 

Una volta entrati, scendendo pochi gradini, si accede a un ambiente con arcate, muri in pietra e luce soffusa. Sugli scaffali e alle pareti si trovano variopinti angeli sospesi, presepi, volti di santi. In fondo ci attende il cuore pulsante del luogo: il laboratorio, dove troviamo Claudio Riso con indosso un camice bianco, un capellino azzurro e dei guanti in lattice intento a terminare una statua della Madonna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sono nato a Brindisi – esordisce il maestro –. Durante una visita scolastica tra le botteghe artigianali di Lecce, entrai nella bottega di Antonio Malecore e osservai il maestro al lavoro, con la sua creatività, passione e dedizione. Fu un colpo di fulmine. Così a 14 anni decisi di trasferirmi nel capoluogo salentino da mia nonna per intraprendere il mestiere di cartapestaio. Ebbi la fortuna di essere accolto dal grande Malecore. Iniziai pulendo il pavimento, per poi apprendere da lui tutti i segreti di quest’arte».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’inizio degli anni 90 Claudio, assieme al fratello Sandro, decise di fare il grande passo aprendo un sua bottega e inaugurando così la sua fortunata carriera di cartapestaio. Tra le tante opere da lui realizzate va ricordato un San Giuseppe col Bambino alto 2.24 metri costruito per il cinquantesimo anniversario della chiesa di San Giuseppe Artigiano a Foligno. Ma anche un Cuore di Maria per la chiesa del Cuore di Gesù e Maria a Foggia e soprattutto l’opera commissionatagli nel 2003 da Mikhail Gorbaciov, ex presidente dell’Unione Sovietica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Accettai solo a patto di consegnargliela di persona - ricorda con orgoglio. - Così mi recai a Mosca ed ebbi l’onore di stringergli la mano». La foto dell’incontro è incorniciata all’ingresso del locale assieme ad altre che ritraggono Claudio con Lucio Dalla, Pippo Baudo e Katia Ricciarelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma come si realizza una statua in cartapesta? «Si parte sempre dallo scheletro di ferro: l’ossatura della scultura che si avvolge con la paglia per dargli forma e “muscolatura” – ci illustra Riso  –. Poi si modellano testa, mani e piedi: in alcuni casi usando l’argilla o la terracotta, in altri utilizzando direttamente colla, carta e gesso. Questi elementi vengono incollati allo scheletro, su cui si applica un primo strato di carta per irrobustire il supporto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La fase più importante, però, è la vestizione. «Si prendono dei fogli di carta, li imbeviamo con colla di farina per poi modellarli direttamente sulla scultura, come se le cucissimo addosso un abito - spiega Claudio -. Le imperfezioni si eliminano con la focheggiatura: si passano dei ferri arroventati sulla superficie per bruciare le sbavature, levigare le pieghe e stirare la carta. Infine la fase della colorazione: un lavoro di precisione e sensibilità che definisce i dettagli. Il risultato? Una volta asciugata la statua diventa così compatta che si fatica a credere che sia fatta di sola carta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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La bottega di Mario di Donfrancesco, aperta nel 1979, si trova in via Francesco Antonio D’Amelio, a pochi passi da piazza Sant’Oronzo, nel cuore del centro storico di Lecce
Una volta entrati veniamo accolti da un susseguirsi di opere in cartapesta...
...alcune realizzate da poco come una testa di Cristo...
..., altre in fase di restauro come le figure allegoriche raffiguranti giovani fanciulli...
...e un Gesù bambino nella culla
Il 69enne Mario, con indosso la bianca divisa da lavoro e in mano la testa di una donna romana, ci viene incontro per raccontarci la sua storia
Le pareti e le mensole sono ricoperte di quadri, angeli, volti...
...presepi...
...crocifissi
Lasciamo Mario per proseguire il nostro viaggio nella bottega del 59enne Claudio Riso, ubicata in un palazzo in pietra leccese di corso Vittorio Emanuele II. All’esterno due busti di una santa e di un uomo dell’antica Grecia a grandezza naturale annunciano il lavoro artigianale che si svolge all’interno
Una volta entrati, scendendo pochi gradini, si accede a un ambiente con arcate, muri in pietra e luce soffusa
Sugli scaffali e alle pareti si trovano variopinti angeli sospesi...
...presepi...
...volti di santi
In fondo ci attende il cuore pulsante del luogo: il laboratorio, dove troviamo Claudio Riso con indosso un camice bianco, un capellino azzurro e dei guanti in lattice intento a terminare una statua della Madonna
Tra le tante opere da lui realizzate va ricordato un San Giuseppe col Bambino alto 2.24 metri costruito per il cinquantesimo anniversario della chiesa di San Giuseppe Artigiano a Foligno
...e soprattutto l’opera commissionatagli nel 2003 da Mikhail Gorbaciov, ex presidente dell’Unione Sovietica. La foto dell’incontro è incorniciata all’ingresso del locale assieme ad altre che ritraggono Claudio con Lucio Dalla, Pippo Baudo e Katia Ricciarelli
La fase più importante nella creazione di un'opera in cartapesta è la vestizione
Si prendono dei fogli di carta, li imbeviamo con colla di farina per poi modellarli direttamente sulla scultura, come se le cucissimo addosso un abito
Le imperfezioni si eliminano con la focheggiatura...
...: si passano dei ferri arroventati sulla superficie...
...per bruciare le sbavature, levigare le pieghe e stirare la carta
Infine la fase della colorazione: un lavoro di precisione e sensibilità che definisce i dettagli
Il risultato? Una volta asciugata la statua diventa così compatta che si fatica a credere che sia fatta di sola carta



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