di Salvatore Schirone

Le processioni dei Misteri: a Bari ce ne sono due, in eterna rivalità
BARI - Un misto di superstizione, folclore e religiosità, il tutto condito con una dose di baresità. Questi gli ingredienti della processione "dei misteri" che si volge ogni anno in città durante i riti pasquali. I baresi dicono, "iessene le sande" (escono i santi), riferendosi alle nove statue che il venerdì santo, il prossimo 18 aprile, percorreranno le vie cittadine da Bari vecchia al quartiere murattiano, in un lunghissimo itinerario di oltre 14 ore. E la particolarità barese è che le processioni in città sono due, in eterna rivalità: quella della Vallisa e quella di San Gregorio

In passato uscivano insieme, dalle rispettive chiese, facendo percorsi differenti. Non c'era buon sangue tra le due e quando si incrociavano in corso Vittorio Emanuele, volavano cattive parole, insulti e la pia devozione degenerava in tafferugli e risse. Ad evitare il peggio, nel 1825, intervenne l'arcivescovo Michele Basilio Clary decretando che le due processioni si svolgessero ad anni alterni. Usanza che è arrivata fino ai nostri giorni. Infatti negli anni pari escono le statue della collezione della "Pia associazione dei misteri della Vallisa", negli anni dispari, quelli della "Pia associazione dei misteri di San Gregorio".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma questo provvedimento non ha affatto appianato i difficili rapporti. E ancora oggi le due associazioni si sfidano a chi fa meglio, ognuno convinta di produrre gli addobbi più maestosi, criticando gli "avversari", e gettandosi "sentenze" perché una qualche calamità naturale faccia fallire la processione rivale. Cosa che puntualmente pare accada. La leggenda infatti vuole che le sacre immagini della Vallisa siano state battezzate, "le chiangiaminue" (le piangenti), perché quando escono piove sempre, tanto da farle sembrare piangenti. Mentre quelle di San Gregorio, sono chiamate "le vendeluse" (le ventolose), perché il giorno del loro turno si scatena sempre un grande vento, provocando notevoli fastidi e danni a devoti, portatori e statue.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quest'anno, anno pari, è la volta dei misteri della Vallisa. Siamo andati a verificare queste leggende e a curiosare nella Chiesa di San Gaetano dove in questi giorni fervono i preparativi. 

Ad accoglierci il tesoriere dell'associazione, Luigi Loreti, che ci mostra orgoglioso le statue. «I nostri misteri sono più antichi di almeno 100 anni rispetto a quelli di San Gregorio. Ad esempio questa - ci racconta mostrandoci "il pentimento di San Pietro" è addirittura del tardo 600. Noi ci definiamo l'associazione nomade, perché rispetto a quelli di San Gregorio, che da molti anni sono nella sede fissa di San Nicola, noi vaghiamo di chiesa in chiesa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dal 2012, infatti, queste statue si trovano nella chiesa di San Gaetano. Ma risale al 1988 la loro diaspora, da quando cioè la chiesa della Vallisa fu adibita ad auditorium diocesana e la pia associazione fu trasferita dapprima nella chiesa del Gesù (fino al 1992) poi in quella di Santa Teresa dei Maschi (fino 2010), con un due brevi passaggi in quella di Santa Chiara (nel 1994 e nel 2006).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Osserviamo le statue che ripropongono le scene più importanti della passione di Cristo (vedi galleria fotografica). In ordine di processione: 1- l'agonia di Gesù nell'orto (Criste all'òrte), 2- il pentimento di Pietro (Sande Pìite cu gardidde), 3- Gesù alla colonna (Criste a la chelònne), 4- Ecce home, (Criste a la cannèdde), 5- Gesù caricato della Croce (Criste che la cròscia n-guèdde), 6- San Giovanni Evangelista (San Giuànne), 7- il Calvario (U Calvàrie), che rispetto ai misteri di san Gregorio vede presente sotto la croce anche Maria Maddalena (la Matalène), costituendo uan statua a parte in san Gregorio (che ha quindi dieci e non nove pezzi) 8- Gesù morto (Gesù Muèrte), 9- l'Addolorata (La Ndeloràte). 

Un tempo queste antichissime e pregiate opere erano conservate nelle case private dei portatori. Erano il patrimonio di storiche famiglie della città vecchia. E ancora oggi, sono gli eredi di quelle antiche famiglie ad avere l'onore di portare i "santi" sulle spalle, trasmettendosi di padre in figlio "la stanghe", come si dice in gergo, cioè l'asse che sostiene la base del simulacro. I portatori si autofinanziano versando una quota di circa 600 euro. «Ma il costo può essere molto diverso a seconda della statua - ci spiega Loreti-. Ad esempio quella dell'Addolorata che porto io, è la più costosa perché si assume oltre il costo degli addobbi, quello della banda più importante che chiude la processione e che da sola costa più di 6mila euro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un rituale ben preciso vede coinvolti in questo giorni tutti i confratelli. Ogni venerdì di quaresima si sono incontrati nella bella chiesetta da poco restaurata, per la preghiera e per preparare le sacre effigie. Si provano gli abiti che saranno usati per la vestizione e gli addobbi floreali che saranno ultimati nei giorni tra il lunedì e il mercoledì precedenti il giorno della processione (vedi il video dei preparativi). Si muoveranno il venerdì santo alle 9 di mattina per rientrare alle 23, con una breve interruzione verso le 15 dopo aver sostato in Cattedrale per la benedizione del Vescovo. Dopo, il silenzio regnerà fino alla domenica di Pasqua. 

Presidente dell'associazione da solo un anno è il diacono Domenico Armenise. «Non mi occupo dell'organizzazione della processione - ci spiega - il mio compito è quello di orientare la pratica in senso spirituale. E ci stiamo impegnando per  fare in modo che i soldi raccolti dai confratelli siano devoluti non solo per le spese di manutenzione delle statue, ma anche per le opere di carità, che poi è lo scopo principale della pia associazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima di andare via chiediamo: e la leggenda della pioggia?. «Ironia della sorte, - ci  risponde sorridendo Loreti - negli ultimi dieci anni, le condizioni meteo si sono invertite, quando usciamo noi non piove, ma tira vento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il video dei preparativi (di Carlo Gelardi):



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