di Mattia Petrosino - foto Nicola Lasalandra

Le piscine storiche di Bari: chiuse Payton e Delfini, resistono Cus e Stadio del Nuoto
BARI – Sono 14 e accolgono nelle loro vasche bambini, amatori ed atleti affermati. Parliamo delle piscine baresi, impianti sportivi sparsi per tutta la città e nati in differenti epoche. Le più antiche, inaugurate tra gli anni 60 e 80, erano quattro: il Cus, lo Stadio del Nuoto, la Payton e i Delfini. “Erano” perché, poche settimane fa, le ultime due hanno chiuso i battenti dopo decenni di attività.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La Payton ha detto così addio alla sua sede aperta dal 1976 in viale Kennedy. I motivi, si legge sul loro sito internet, sono legati al “periodo socio-economico molto complesso come quello dell’emergenza Covid, che ha comportato una serie di cambiamenti e innovazioni”. La scuola continuerà comunque a vivere: si è trasferita infatti allo Stadio del Nuoto dove collaborerà con la Waterpolo Bari, società che gestisce la struttura.

“I Delfini” è stata invece attiva dal 1980 sino al settembre 2021 in via Eustasio, all’entrata di San Giorgio. Da un mese si sta appoggiando al Di Palma di Japigia, anche se in futuro i gestori sono sicuri di poter riprendere le attività nella vecchia sede. «Siamo stati costretti a chiudere per colpa della pandemia – ci spiega una delle responsabili –. Ciò che ci ha piegato non è stato tanto il primo lockdown, ma la riapertura di due soli mesi a luglio e a settembre dello scorso anno. Pensare che avevamo investito migliaia di euro per poter ripartire».

E quindi oggi sono rimaste solo due le piscine che possono affermare di avere un’età superiore ai 50 anni: il Cus e lo Stadio del Nuoto. Entrambe, è bene sottolinearlo, rette da istituzioni pubbliche (rispettivamente Università e Comune). Impianti che possiedono le vasche più grandi della città: quelle nelle quali si sono tuffate generazioni di baresi che proprio qui hanno imparato a nuotare e a praticare sport acquatici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo quindi andati a visitare le piscine storiche che "resistono", seppur con qualche difficoltà (vedi foto galleria).

Il Cus Bari – All’inizio del lungomare Starita, nel quartiere San Cataldo, si staglia la grande struttura del Cus, il Centro universitario sportivo nato a Bari nel 1947. Un impianto in cui è possibile svolgere numerose discipline tra cui pallacanestro, pallavolo, atletica leggera, calcio, pattinaggio. E naturalmente nuoto, grazie alle piscine qui presenti: una esterna realizzata negli anni 60 e l'altra interna creata nei 70.

Sul cancello d’ingresso notiamo subito l’insegna bianca e rossa accompagnata dal simbolo del cavalluccio marino. Varcata l’entrata ci ritroviamo in una grande area aperta che si affaccia sul mare, lì dove sono ormeggiate una serie di barche a vela e a motore.

Da qui è possibile raggiungere le varie strutture, tra cui la piscina scoperta, adagiata su una terrazza su cui ci portiamo salendo alcuni scalini. Ed eccoci davanti alla vasca sopraelevata profonda 5 metri e lunga 25, alle cui spalle vi è l’alto trampolino un tempo utilizzato per i tuffi ma oggi “vietato” perchè pericolante.

Parliamo della piscina più antica di Bari, realizzata agli inizi degli anni 60. Qui infatti il bordo vasca e i blocchi di partenza sono ancora in marmo, materiale utilizzato un tempo per questo genere di manufatti. Ed è il luogo dove si è allenato tra gli altri il grande Paolo Pinto, nuotatore di gran fondo che nel 1979 riuscì a compiere la traversata del canale della Manica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Recintata da ringhiere blu e bianche, è però attualmente inutilizzata, anche perché in attesa di importanti lavori di restauro.

Andiamo ora a visitare la piscina interna. Torniamo indietro e, varcando una porta a vetri, ci immergiamo nel grande ambiente che ospita la più grande vasca coperta di tutta la Puglia. La vista è impressionante: 50 metri di lunghezza divisi in sei corsie che sembrano non finire mai e sulle quali domina la scritta a caratteri cubitali rossi “Cus Bari” posta in cima al soffitto.

«Inizialmente, quando fu creata negli anni 70, era di 25 metri di lunghezza – afferma Antonio Prezioso, 51enne presidente del centro universitario –. Nel 2002 ha però subito una grande restyling che l’ha portata al raddoppio delle sue dimensioni. Questo da allora ci permette, tra le altre cose, di poter svolgere qui ogni anno i campionati regionali assoluti di nuoto».


Intanto in vasca sono alla prese con stile libero, dorso e farfalla numerosi bambini e ragazzi di cui scorgiamo le colorate cuffie e i vari tipi di occhialini. «Tra di loro ci sono amatori ma anche agonisti – continua il responsabile –. E la piscina è anche utilizzata per corsi di pallanuoto, nuoto per salvamento e di acquagym».

Facciamo ora la conoscenza del 37enne Roberto Tamma, coordinatore del Cus. «Prima di far parte del settore tecnico – ci dice – sono stato un nuotatore dall’età prescolare, ho gareggiato e ho fatto l’istruttore. La tradizione vuole infatti che gli atleti cresciuti qui, una volta abbandonata l’attività agonistica, non vadano via ma rimangano a collaborare. L’obiettivo è quello di farli sentire per sempre parte di una grande famiglia».

«Oggi tra noi abbiamo il 19enne Michele Sassi che ha vinto la medaglia d’argento nel campionato italiano di nuoto e il 18enne Christian Dentico che concorre nei regionali assoluti – aggiunge Prezioso –. La speranza è quella che anche loro un giorno possano continuare in un’altra veste a far parte del Cus Bari, trasmettendo la passione per questo sport».

Lo Stadio del Nuoto – Poco distante dal Cus, in via di Maratona, accanto all’Arena della Vittoria, si erge lo Stadio del Nuoto. Un nome assunto nel 2012 dopo essere stato chiamato sin dagli inizi degli anni 70 “Piscine comunali”. Il complesso è infatti da sempre gestito dall’amministrazione municipale e conta cinque vasche: tre interne e due esterne.

La sua insegna a forma rettangolare raffigura un’onda a forma di “S” (lettera che sta per “Stadio”) accompagnata da due loghi: uno del Comune, l’altro della Waterpolo, società che gestisce la struttura dal 2012.

Varcato l’ingresso ci ritroviamo subito davanti ai due impianti scoperti, realizzati alla fine degli anni 70. La prima è quella olimpionica bianca e azzurra di 50 metri a 8 corsie: rappresenta la più lunga vasca scoperta di Bari ed è arricchita da grandi spalti che ospitano il pubblico. L’altra è ampia solo 16x18 metri, ma è profonda sei metri ed è quindi utilizzata per i tuffi, il che è evidente dall’alto trampolino in cemento con le ringhiere rosse che la domina.

Entrambe però, come raccontato in un precedente articolo, sono inagibili dal 2019 a causa di gravi cedimenti strutturali e non è dato sapere quando potranno essere riutilizzate.

«E pensare che nella vasca grande si sono svolte competizioni quali il campionato italiano di nuoto – osserva il 41enne vicepresidente della Waterpolo Giovanni Tau –. Ma soprattutto è qui che si sono formati atleti pugliesi come la biscegliese Elena Di Liddo, campionessa italiana dei 50 farfalla o i baresi Nicola Cuccovillo e Gianluigi Foglio, entrambi pallanuotisti baresi di serie A1. E poi è impossibile dimenticare il giorno in cui, nel 2014, ospitammo per un meeting la grande Federica Pellegrini».

Ci spostiamo ora all’interno per visitare le altre tre piscine, tra cui la più “anziana” di tutto lo stadio, fondata nei primi anni 70.

Ci ritroviamo così in un ambiente predominato dal colore azzurro, avvolti dal grande calore e dall’odore di cloro. Lunga 25 metri e bordi e blocchi di partenza ancora in marmo, è circondata da panchine e dagli appendini su cui sono poggiati i variopinti accappatoi dei tanti bambini che stanno affollando le sei corsie. «In questo impianto svolgiamo diversi corsi – spiega Tau –: dal nuoto tradizionale al sincronizzato, sino ad arrivare all’acquagym».

Dietro la piscina principale vi è poi un piccolo rettangolo d’acqua con il bordo in gomma e alcuni tubi colorati: è quello utilizzato dai bimbi con età compresa tra i 6 mesi e i 3 anni.

Per raggiungere l’ultima vasca percorriamo infine un lungo corridoio che ci porta davanti a una struttura ampia 25x35 metri, a 10 corsie, temporaneamente inutilizzata a causa del Covid. In questo vasto rettangolo blu con blocchi numerati in acciaio e spalti sopraelevati di solito si allenano i pallanuotisti.

«È stata creata nel 1997 per ospitare i Giochi del Mediterraneo – conclude Giovanni –. Qui abbiamo svolto campionati di Serie A1, competizioni nazionali e internazionali e anche tornei pre-olimpici. Speriamo di poter vederla di nuovo colma d’acqua e soprattutto piena di sportivi».

(Vedi galleria fotografica)


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