di Eva Signorile

Alta Murgia, lì dove fioriscono le rare, eleganti e segrete orchidee selvatiche
POGGIORSINI – Sono il simbolo dell’eleganza e del lusso, i fiori dalle corolle più fantasiose e sgargianti:  parliamo ovviamente delle orchidee. Quelle che però comunemente si acquistano nei negozi sono prodotti “nati in laboratorio”, di fatto incroci di piante di origine tropicale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questo perché trovare un’orchidea selvatica in Italia è molto raro, visto che per propagarsi necessitano di condizioni particolarissime. Il loro seme infatti non ce la fa a creare da solo le sostanze nutritive per germinare: ha bisogno invece di funghi minuscoli, i soli da cui può trarre giovamento. L’esistenza dei fiori dipende quindi direttamente dalla presenza di codesti vegetali, che a loro volta richiedono habitat speciali e incontaminati per riprodursi. Come quello dell’Alta Murgia.

Perché qui, soprattutto tra Poggiorsini e Corato, si trovano dei luoghi conosciuti solo dagli esperti dove funghi e semi sono riusciti a entrare in simbiosi perfetta, creando intere praterie di orchidee dalla selvaggia bellezza. Posti di cui non possiamo nemmeno dare indicazioni precise, per evitare di recare danno a quelle che sono specie protette.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo dunque andati a visitare i segreti “parchi delle orchidee”, approfittando del mese di aprile, uno dei preferiti per la fioritura. (Vedi foto galleria)

Accompagnati dal naturalista Domenico Saulle, arriviamo nel territorio di Poggiorsini, rimanendo ammutoliti dal silenzioso fascino di questa zona caratterizzata da colline verdi e pietrose al tempo stesso. Scendiamo dall’auto proprio mentre un’arcaica processione di pecore sta percorrendo uno stretto sentiero rurale. Ma è giunto il momento di metterci alla ricerca delle nostre orchidee. È l’occhio esperto di Saulle ad indicarcele.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le prime che scoviamo sono le Ophrys passionis, così chiamate perché fioriscono nei giorni di Pasqua. Si tratta di esemplari piccolissimi, quanto una moneta da 50 centesimi, con i petali distribuiti su uno stelo sottile e verde chiaro che non supera i 20 centimetri di altezza. Una “lingua” marrone scuro sembra uscire da una corolla di petali, mentre dal centro si dipanano due “corna” che costituiscono i sepali. Sono così fragili che abbiamo terrore di pestarle inavvertitamente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Piano piano ne avvistiamo di altre specie, ancora più colorate, nascoste preferibilmente in qualche avvallamento soleggiato, magari a ridosso di pietre e spesso all’ombra di fili d’erba e altri piccoli fiori. Ecco le Ophrys neglecta, bellissime con il rosa pastello dei loro sepali tondeggianti e il giallo screziato di verde e marrone del loro labello, ma sempre sorprendentemente piccine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scopriamo poi anche delle Ophrys sipontensis, caratterizzate anch’esse dal rosa, ma dal labello scuro. Questo fiore viene chiamato anche “orchidea murgiana”: si tratta di un “essere” enigmatico, capace di imitare con la sua forma le femmine di alcuni insetti impollinatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non abbiamo visto ancora nulla però, perché i fiori più belli ci attendono a 20 km da qui, in direzione Corato.

Quando arriviamo ci troviamo immersi in un’area più verde e pianeggiante della precedente. Ci inoltriamo quindi in un campo che costeggia la strada. Non dobbiamo camminare più di tanto, dopo pochi passi ci ritroviamo immersi in intere porzioni di terra incolta punteggiate da fiori dai colori accesi: sono i grappoli violacei delle Anacamptis morio e i petali rossastri delle Anacamptis papilionacea. A giudicare dalla quantità sono le regine incontrastate del luogo e in alcune zone creano tappeti vivacissimi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le prime hanno colori che variano dal rosa pallido al viola, con la parte centrale del labello più chiara, spesso puntinata in porpora. Le seconde vantano fiori riuniti in infiorescenze dense, con le tonalità accese del rosso da cui si allungano le lingue violacee del labello. Sul suolo calcareo si trovano a loro agio: le diverse “anacamptis” convivono allegramente, scortate da un grandioso bianco albero di pero selvatico in piena fioritura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E tra una “morio” albina su cui si affaccia la testolina di un grillo precoce e il minuscolo fiore giallo dell’Ophrys bombiliflora che spunta oltre i ciuffi di Anacamptis, non ci resta che congedarci da questo paradiso di colori. Le “orchidee selvagge” ci hanno stregati, lasciare questi posti dispiace. Forse torneremo a vederle, ma dovremo fare in fretta: verso la fine di aprile molte di loro saranno già inevitabilmente scomparse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Eva Signorile
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