di Mina Barcone

Torre a Mare e il suo patrimonio archeologico e naturalistico: nasce un ecomuseo per tutelarlo
BARI – «Torre a Mare possiede un territorio di grande interesse archeologico, paesaggistico e naturalistico: il nostro intento è quello di valorizzare quest’area sinora sottovalutata e degradata». Sono le parole di Giuseppe Poli, presidente di “Locomotion”, associazione nata nel 2018 per contribuire alla tutela del patrimonio culturale di Torre a Mare. Un sodalizio che quest’anno ha anche costituito un ecomuseo dal nome “Il Gabbiano”, con il quale, attendendo il riconoscimento da parte della Regione Puglia, si è cominciato a coinvolgere i residenti con iniziative di ricerca e studio.  

La zona su cui sorge il quartiere marinaro di Bari è infatti la più particolare di tutta la città. Un territorio attraversato dalla rigogliosa Lama Giotta e caratterizzato dalla presenza di tante piccole insenature sabbiose incorniciate dagli scogli e arricchite da grotte abitate sin dal Neolitico (nella foto quella di Cala Scizze). Tra il VI e il III millennio a.C. qui prosperò una civiltà organizzata in villaggi di capanne a ridosso dell’Adriatico: la “culla” dei primi baresi che gli esperti hanno definito tra i più precoci agricoltori del Mediterraneo occidentale.

Negli anni numerosi specialisti hanno studiato le aree dislocate lungo questa costa, ma nonostante l’importanza della scoperta, oggi quella che giustamente è un’area protetta da vincolo, appare completamente in balìa del degrado. All’erosione causata da mare e vento, nel tempo è andata ad aggiungersi l’aggressività edilizia che ha tolto spazio al “parco archeologico”, oltre al disinteresse di cittadini e istituzioni che hanno permesso l’invasione dei rifiuti in grotte e ipogei.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da qua l’esigenza di creare un gruppo che avesse a cuore le sorti del borgo, formato da residenti che si avvalgono della consulenza di geologi, archeologi e professionisti nel campo ambientale. Abbiamo intervistato il presidente della Locomotion

Perché è stata creata l’associazione Locomotion?

Torre a Mare possiede una costa di grande interesse archeologico, paesaggistico e naturalistico: il nostro intento è quello di valorizzare questo territorio sottovalutato e degradato. Lo stiamo facendo in mille modi, anche attraverso un monitoraggio dell’area con conseguente segnalazione di qualsiasi tipo di abuso. Ad esempio nell’aprile scorso abbiamo notato sulla scogliera di Punta della Penna una sorta di pontile in cemento che qualcuno aveva realizzato per permettere un ingresso agevole in acqua alle barche. Ebbene, ci siamo subito attivati con la Capitaneria di Porto, la quale dopo il sopralluogo ha sporto denuncia contro ignoti e contestualmente avvertito il Comune che provvederà alla rimozione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Sarebbe bello se queste segnalazioni arrivassero anche da parte dei singoli residenti…

Certo, ma perché avvenga i cittadini dovrebbero essere consapevoli del valore storico del luogo in cui vivono. Proprio per diffondere la riscoperta e la conoscenza di Torre a Mare abbiamo pensato alla creazione dell’ecomuseo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Cosa si intende per ecomuseo?

Il termine supera il concetto di museo in chiave tradizionale inteso come un posto circoscritto che mette in mostra qualcosa. Nasce dal basso e si occupa di studiare e conservare la memoria collettiva di una comunità, racchiudendo, senza confini fisici, il patrimonio culturale, naturalistico e sociale di un territorio. Si tratta quindi di una sorta di “esposizione permanente” a cielo aperto dove le singole stanze sono rappresentate da grotte, calette e lame finora rimaste in balìa dell’incuria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E come si convince la cittadinanza a “entrare” nell’ecomuseo?

Attraverso il coinvolgimento dei ragazzi. Con le scuole abbiamo infatti in programma la realizzazione di laboratori, co-progettazione e attivismo urbano, sotto la supervisione scientifica degli enti locali. La comunità giovanile dovrà analizzare il rapporto che intercorre tra la città e il suo patrimonio, attuando un percorso di ricerca ed elaborazione collettiva che possa approfondire la storia di Torre a Mare. Siamo convinti che questo sia il modo migliore per crescere insieme, contribuendo concretamente alla costruzione di una “casa comune”: uno spazio condiviso in cui si generano visioni innovative per un futuro sostenibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un qualcosa che in fase embrionale avete cominciato già a realizzare…

Sì, anche perché per avere il riconoscimento (e i finanziamenti) della Regione bisogna documentare varie attività svolte in un tempo minimo di tre anni. E così, anche se siamo stati un po’ frenati dalle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, nel mese di aprile è partito il laboratorio di archeologia didattica in collaborazione con la Soprintendenza nell’area di Punta della Penna. Sono seguite poi conferenze e momenti di scambio tra studenti e ricercatori, con visite, workshop e interviste.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qual è il prossimo passo?

La mappatura dei singoli siti, che andranno poi riqualificati e resi fruibili. Un esempio è quanto è stato fatto per la Grotta della Tartaruga: una cavità presente all’interno di Lama Giotta che conta su un circuito architettonico sotterraneo scavato dall’uomo in età Neolitica e del Bronzo medio. Abbiamo segnalato alla Soprintendenza lo stato di degrado in cui versava quel luogo e in poco tempo è stato ripulito e messo in sicurezza attraverso la realizzazione di un cancello posto all’entrata. Proprio questo vuol dire attivarsi concretamente per tutelare un territorio: nel nostro caso quello antico e prezioso di Torre a Mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Foto di copertina di Antonio Caradonna


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